Consumi elettrici, gli squilibri legati a prelievo fiscale e oneri per le imprese, QE-Quotidiano Energia

Consumi elettrici, gli squilibri legati a prelievo fiscale e oneri per le imprese
Le evidenze di Eurostat e della sintesi della Relazione annuale di Arera

L’Italia ha una elevata tassazione energetica rispetto alla media europea (QE 10/6). Dopo le accise sui carburanti, il gettito più rilevante è quello che deriva dall’energia elettrica. Sul fronte delle imprese il prelievo sul chilowattora, oltre ad essere elevato, presenta delle distorsioni che compromettono la competitività delle micro e piccole imprese, un sistema che caratterizza la manifattura italiana, grazie al 47,3% di occupati nelle imprese fino a 50 addetti a fronte del 29,9% della media UE. L’Italia, lo ricordiamo, è la prima economia UE, davanti alla Germania per occupati nelle micro e piccole imprese manifatturiere, con 1 milione 851mila addetti davanti a 1 milione 560mila della Germania, agli 856mila della Polonia, agli 845mila della Spagna e agli 825mila della Francia. In questo articolo proponiamo un approfondimento sulla fiscalità elettrica con l’esame di alcune evidenze di Eurostat e della sintesi della Relazione annuale di Arera.

Il prezzo dell’energia elettrica pagato da una impresa in Italia – comprensivo di accise, oneri e al netto dell’IVA – è del 28,1% superiore alla media UE. Il prelievo fiscale e parafiscale sul costo dell’energia elettrica per le imprese in Italia è più che doppio (+122,3%) rispetto alla media UE a 27, con un divario è più marcato per le piccole imprese. Lo spread tra carico fiscale italiano e quello europeo è massimo (144,6%) per le imprese con consumi fino a 20 MWh, rimane più del doppio per consumi fino a 2.000 MWh, mentre diventa negativo per consumi sopra i 70.000 MWh, generando un vantaggio fiscale per i grandi consumatori.
Il carico fiscale sul chilowattora per una impresa cha consuma meno di 20 MWh in Italia – si tratta di 4,9 milioni di punti di prelievo – è 8,4 volte il prelievo di un grande consumatore con oltre 150.000 MWh. Un carico fiscale regressivo è un fenomeno presente anche in Europa ma con una intensità più contenuta: il rapporto in esame, infatti, si ferma a 3,3 nella media dei prezzi UE.
Un approfondimento sulla distribuzione del prelievo per oneri è possibile utilizzando le tavole della sintesi della Relazione annuale dell’Autorità. Il sistema delle imprese non energivore (6,8 milioni di punti di prelievo) paga oneri per 8,9 miliardi di euro, pari a 47,25 euro per MWh, con un prelievo più intenso per le micro e piccole imprese in bassa tensione: gli oneri prelevati sono pari a 60,56 euro/MWh per clienti non domestici di bassa tensione (esclusa illuminazione pubblica), mentre è di 44,14 euro/MWh per clienti di media tensione e scende a 30,24 euro/MWh per clienti di alta e altissima tensione (inclusi consumi trazione ferroviaria). Con il termine degli interventi a sostegno, nel 2024 si registra un aggravamento del prelievo rispetto al 2021, anno precedente allo scoppio della crisi energetica, più marcato per gli utenti in bassa tensione. Nel triennio in esame il prelievo sul MWh, senza l’effetto energivori, sale del 42,5% per i clienti non domestici di bassa tensione e del 15,6% per clienti di media tensione, mentre l’aumento si ferma al 5,7% per i clienti di alta e altissima tensione.
Sulla distribuzione del prelievo per oneri pesa l’effetto energivori, con imprese non energivore che pagano una componente di oneri (AESOS) per 1,1 miliardi di euro, contribuendo in modo prevalente (406 milioni di euro sono prelevati da domestici e 32 milioni da illuminazione pubblica e punti di ricarica per veicoli elettrici) a finanziare l’agevolazione per le imprese energivore per 1,8 miliardi di euro, con un beneficio pressoché nullo per le imprese in bassa tensione che, invece, determinano il 40,3% del finanziamento dell’agevolazione, risultando i maggiori contributori davanti alle imprese in media tensione (30,8%) e alle utenze domestiche (26,0%). Sul totale del contributo fornito dalle imprese, più della metà (56,1%) arriva da quelle in bassa tensione.

La crisi energetica ha lasciato una pesante eredità alle imprese italiane, le quali, oltre a subire una escursione dei prezzi di energia elettrica e gas più ampia rispetto alla media europea, sono gravate da un persistente squilibrio sui costi, prevalentemente determinato dal prelievo per oneri.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 24 giugno 2025


Autore

E. Quintavalle - Responsabile Ufficio Studi

Data di pubblicazione

25/06/2025

Categorie tematiche

Energia

Documento Principale

Libero

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