Energia e utility, imprese italiane più innovative della media Ue
La performance migliora ulteriormente nei settori elettricità e gas. L’andamento Paese per Paese, la spesa in R&S, l’impatto sull’ambiente nell’elaborazione dei dati Eurostat

04Venerdì scorso il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, nelle Considerazioni finali in occasione della pubblicazione della Relazione annuale sul 2024, ha richiamato la necessità che le imprese proseguano nel percorso di innovazione e investimento “sostenute da politiche pubbliche che le mettano nelle condizioni di affrontare con successo le trasformazioni in atto”. Una elevata propensione all’innovazione da parte delle imprese genera diversi effetti positivi sull’economia. L’innovazione di processo determina metodi di produzione più efficienti e un aumento della produttività. L’introduzione di nuovi prodotti e servizi stimola e amplia la domanda, sia interna che sui mercati internazionali.  Le imprese che innovano differenziano la gamma produttiva e migliorano la posizione competitiva. Le modifiche dei processi produttivi possono generare nuove opportunità occupazionali, soprattutto in segmenti ad elevata qualificazione. Le imprese innovative sono più attraenti per gli investitori, attivando un flusso di capitali che può stimolare processi di crescita e ulteriori innovazioni. Nuovi prodotti e processi innovativi nei settori della sanità, della tecnologia digitale e dei trasporti portano a miglioramenti nella qualità della vita dei cittadini, riducendo i costi di famiglie e imprese. Le imprese orientate all’innovazione effettuano interventi e pratiche più sostenibili. L’innovazione può spingere alla creazione di nuove filiere produttive, favorendo una maggiore diversificazione dell’offerta, più orientata a prodotti innovativi, e riducendo la dipendenza da comparti più tradizionali. Un sistema di imprese orientato all’innovazione ha un più rapido adattamento ai cambiamenti del mercato e risulta più resiliente nelle fasi cicliche recessive.

Quanto e come innovano le imprese di energia e utilities? – L’elaborazione dei dati dell’indagine europea sull’innovazione (CIS) di Eurostat evidenzia una elevata performance innovativa delle imprese italiane. Nel settore di energia e utilities il 55,9% delle imprese in Italia ha svolto attività di innovazione durante il periodo di riferimento 2020-2022, una quota più elevata di oltre dieci punti del 45,3% della media Ue. Nel confronto con i maggiori paesi europei l’Italia si colloca subito dietro alla Germania (56,7%), ma davanti alla Francia (43,9%) e alla più distanziata Spagna (36,3%). L’Italia diventa leader nel gruppo dei maggiori paesi europei nel settore di elettricità e gas, con il 61,2% di imprese innovative, leggermente superiore al 61,0% della Germania e maggiore del 55,0% della Spagna e del 42,1% della Francia. Nel comparto di acqua e rifiuti la quota di imprese innovative in Italia è del 54,8% a fronte del 54,5% della Germania, il 44,2% della Francia e il 30,6% della Spagna. Va osservato che la Germania, pur segnando una quota di imprese innovatrici inferiore a quelle dell’Italia in entrambi i settori, supera il nostro Paese nel totale del comparto energetico e delle utilities grazie ad un maggiore peso nelle imprese di energia elettrica e gas, settore dove è più elevata la propensione ad innovare.

Nel dettaglio il 22,7% delle imprese di energia e utilities ha introdotto almeno un’innovazione di prodotto mentre è più diffusa l’innovazione di processo, rilevata nel 51,9% dei casi. La spesa per l’innovazione, rilevata dall’indagine per il 2022, ammonta a circa un miliardo di euro (977 milioni, per il 73,3% costituita da R&S) pari all’1,9% del valore aggiunto, quota inferiore rispetto al 6,4% della manifattura. La spesa per addetto ammonta a 6.400 euro, risultando superiore ai 5.400 euro della media di tutti i settori ma inferiore agli 8.000 euro della manifattura. In particolare, l’energia elettrica e gas registra una spesa per addetto di 8.500 euro, più del triplo dei 2.500 euro del settore di acqua e rifiuti.

Vi è una diffusa integrazione tra innovazione e salvaguardia dell’ambiente. I processi di innovazione nel settore di energia e utilities possono riguardare le fonti rinnovabili, la cogenerazione, le tecnologie di accumulo, le reti elettriche e idriche intelligenti, l’efficienza degli impianti e dei processi, il riutilizzo delle acque reflue trattate, la qualità dell’acqua, la raccolta differenziata avanzata, le tecnologie di riciclo e recupero e la tracciabilità digitale.  L’innovazione nei settori strategici di energia e utilities, quindi, rappresenta un pilastro della transizione ecologica, migliorando l’efficienza energetica, riducendo l’impatto sull’ambiente e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale fissati a livello nazionale ed europeo.

Il 54,7% delle imprese innovative di energia e utilities hanno generato effetti positivi sull’ambiente. Nel 49,9% delle imprese l’implementazione di innovazioni si è tradotta in effetti ambientali positivi in fase di produzione e nel 43,2% in benefici ottenuti nella fase di consumo e utilizzazione dei beni e servizi. Sul lato della produzione gli interventi più frequenti hanno riguardato il riciclaggio dei materiali e dei rifiuti e riciclo dell’acqua per usi propri o destinati alla vendita (30,0%), il minor consumo di energia o riduzione delle emissioni industriali di CO2 (28,3%), la riduzione dell’inquinamento atmosferico, idrico, sonoro e del suolo (27,0%). Sul lato della domanda il maggiore impatto dell’innovazione si registra per riduzione dell’inquinamento (26,8%), facilità nel riciclo dei prodotti a fine vita (25,9%), minor consumo energetico o riduzione delle emissioni di CO2 (25,5%) e maggiore durata di vita del prodotto (21,5%), mentre in generale si osservano ricadute più limitate sulla tutela della biodiversità.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 3 giugno 2025