Tassazione ambientale, spread Italia-Ue vale 11,1 mld €, QE-Quotidiano Energia

Tassazione ambientale, spread Italia-Ue vale 11,1 mld €
Paradosso di alta imposizione fiscale con minori emissioni di CO2. In Italia l’accisa sul gasolio maggiore dell’Eurozona, +23,7% vs media Uem

Nel Rapporto sul futuro della competitività europea di Mario Draghi, presentato a settembre 2024, si sottolinea come i prezzi dell’energia rappresentano un fattore chiave del divario di competitività dell’Unione europea rispetto ad altre regioni del mondo. Sul gap pesano, tra l’altro, l’elevata tassazione dell’energia: “nel 2022 nell’UE sono stati riscossi circa 200 miliardi di euro di imposte complessive e oneri di rete da tutti i consumatori di elettricità e gas (circa 40 miliardi di euro dal settore industriale).”
Il prelievo fiscale sull’energia in Italia ammonta a 42,5 miliardi di euro nel 2023 e rappresenta il 78,4% della tassazione ambientale. In tale ambito, il capitolo di entrata più rilevante è rappresentato dalle accise sui carburanti (47,6%), dalle imposte sull’energia elettrica (16,8%) e imposte sul gas dal 6,5%. Segue il capitolo trasporti con il 20,5% del prelievo, all’interno del quale le voci più rilevanti sono relative a tasse automobilistiche a carico delle famiglie con il 10,2%, imposta sulle assicurazioni Rc auto con il 4,0%, PRA con il 3,3% e tasse automobilistiche a carico delle imprese con il 3,0%. Completa il quadro del prelievo ambientale l’1,1% del capitolo inquinamento.
Nonostante il modello italiano di specializzazione produttiva caratterizzato da una diffusa presenza di micro e piccole imprese in settori energy saving contribuisca ad emissioni di gas ad effetto serra per abitante inferiore dell’8,4% alla media europea, risulta paradossalmente invertito il principio cardine della politica ambientale europea “chi inquina paga”. Nel confronto internazionale la tassazione ambientale in Italia ammonta a 54,2 miliardi di euro, pari al 2,6% del PIL, risultando di 0,6 punti superiore al 2,0% della media Ue, un maggiore prelievo per i contribuenti italiani di 11,1 miliardi di euro di, pari a 187 euro per abitante, il 25,6% in più rispetto a quello che l’Italia registrerebbe con una quota sul PIL pari alla media europea. Il peso del prelievo ambientale in Italia è significativamente più ampio dell’1,8% della Francia, dell’1,7% della Germania e dell’1,6% della Spagna.

Sul fronte della principale voce di entrata della tassazione ambientale, l’Italia da metà maggio (QE 15/5) ha avviato l’ allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina preannunciato nel Piano strutturale di bilancio varato a settembre 2024, consolidando l’accisa sul gasolio più alta dell’Eurozona.
L’accisa sul gasolio, comprensiva di altre imposte indirette diverse dall’Iva, applicate in alcuni paesi europei, in Italia è salita a 632 ogni 1000 litri, superiore del 13,4% della media dell’Eurozona, davanti a Irlanda con 616 euro ogni 1000 litri, Francia con 609 euro ogni 1000 litri, Germania con 607 euro ogni 1000 litri e Belgio con 600 euro ogni 1000 litri.
Per la benzina l’accisa risulta pari a 713 euro ogni 1000 litri, il 5,4% superiore alla media dell’Eurozona, collocando l’Italia al quinto posto in Eurozona dietro Paesi Bassi, Germania, Finlandia e Grecia.
L’aumento del costo del gasolio impatta sui costi di gestione di 4,3 milioni di veicoli industriali al di sotto delle 7,5 tonnellate, vale a dire l’89,6% del relativo parco circolante. L’intervento sulle accise pesa sulle imprese del trasporto di merci e di persone, con aumenti dei costi difficilmente scaricabili sui prezzi di listino in una fase congiunturale caratterizzata da una persistente crisi della manifattura e dalla debolezza della domanda turistica e della spesa delle famiglie.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 10 giugno 2025


Autore

E. Quintavalle - Responsabile Ufficio Studi

Data di pubblicazione

11/06/2025

Categorie tematiche

Energia

Documento Principale

Libero

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