Elaborazione Flash 'Le tendenze del made in Italy nei settori di MPI nel III trimestre 2017'

In data 11/01/2018, h. 18.54 è stata sostituita la tavola a pagina 12-13 in cui era presente un disallineamento di label.

SINTESI "Le tendenze del made in Italy nei settori di MPI nel III trimestre 2017" 

In un contesto favorevole agli scambi internazionali si conferma una performance positiva del made in Italy nei settori dove sono maggiormente concentrate le Micro e Piccole Imprese (MPI) che sale a 122.012 milioni di euro toccando, con una incidenza sul PIL del 7,2%, il massimo storico degli ultimi venti anni; tocca il massimo anche il saldo degli scambi commerciali dei settori di MPI, positivo per 38.948 milioni di euro. 

I prodotti. Nei primi tre trimestri del 2017 l’export dei settori di MPI sale del 5,1%, a fronte di un aumento del Manifatturiero del 7,2%, e nel dettaglio crescono tutti i comparti: il settore a maggiore crescita è quello delle Altre manifatture in salita del 7,8% – spinto dal +12,2% della Gioielleria – seguito da Metalli con il 7,1%, Legno con il 5,8%, Alimentare e Pelle che crescono entrambi del 5,4%, Abbigliamento con il 3,8%, Mobili con il 2,9% e Tessile con l’1,0%. 

I mercati. L’analisi per i principali mercati di destinazione del made in Italy di MPI vede nei primi tre trimestri 2017 la crescita maggiore delle vendite in Cina dove salgono del +19,6% rispetto allo stesso periodo del 2016; seguono la Polonia (+11,9%), la Svizzera (+11,0%), la Russia (+10,6%), la Corea del Sud (+9,2%), la Repubblica Ceca (+8,0%), l’Ungheria (+7,9%), la Turchia (+7,7%), il Canada (+7,1%) e il Portogallo (+6,8%). L’export di MPI sale del 6,6% nei Paesi al di fuori dell’Ue a 28 e del 3,9% all'interno dell'Unione.  

La tendenza sul territorio. Tra le maggiori regioni – con una quota superiore o uguale all'1% dell’export dei settori di MPI – si osserva una crescita nei primi nove mesi del 2017 maggiore rispetto alla media in Piemonte (+10,3%), Friuli-Venezia Giulia (+10,0%), Abruzzo (+9,2%), Lazio (+8,2%), Toscana (+6,1%) e Lombardia (+5,6%). Presentano aumenti anche: Emilia-Romagna (+3,8%), Veneto (+3,7%), Trentino-Alto Adige (+3,6%), Umbria (+2,7%) e Puglia (+2,2%). Tra le principali regioni l’export cala (-1,2%) solo in Campania ed è stazionario (-0,1%) nelle Marche. 

Tra le maggiori province si osserva una crescita a doppia cifra delle vendite all’estero nei settori di MPI ad Alessandria (+29,3%, su cui incide il +37,0% di Gioielleria, bigiotteria e articoli connessi, pietre preziose lavorate), Arezzo (+13,4%, maggiormente influenzato da +40,0% della Pelle), Cuneo (+11,4%, trainato dal +116,5% dell’Alimentare) e Udine (+10,2% con un +29,4% nel Metallo). Seguono, con aumenti sopra alla media, Pordenone (+9,4%), Milano (+8,7%), Venezia (+8,4%), Biella (+7,8%), Piacenza (+7,4%), Bologna (+6,6%), Bergamo (+6,4%), Firenze e Roma (per entrambe +6,0%); Delle 35 province esaminate solamente tre registrano una diminuzione dell’export: Salerno con il -5,6%, Modena con il -4,7% e Como con il -0,3%. 

Il grado di esposizione, dato dal rapporto tra le esportazioni nei settori di MPI e il valore aggiunto territoriale, più elevato si riscontra in Veneto con il 19,16%, più che doppio rispetto alla media dell’8,41%; seguono Toscana con il 15,38%, Marche con il 12,31%, Emilia Romagna con il 11,64%, Friuli-Venezia Giulia con l’11,25%, Piemonte con il 9,97% e Lombardia con il 9,85%. La provincia con il maggior grado di esposizione è Belluno con il 53,44% (45 p.p. in più rispetto alla media, risultato dovuto alla forte specializzazione nell’Occhialeria); seguono Biella (37,20%), Arezzo (36,37%), Prato (34,58%), Vicenza (32,71%), Fermo (28,95%), Treviso (26,21%) e Alessandria (25,52%).



Rapporto 'Piccole imprese nelle filiere globali' - Summer School 2017

Il Rapporto - predisposto per la Summer School 2017 di Confartigianato - evidenzia le tematiche della crescita e del commercio estero, con una specifica attenzione al ruolo delle piccole imprese nelle performance del made in Italy. Inoltre sono esaminati i cambiamenti nell'economia globale, con un specifica attenzione ai mercati di Russia, Regno Unito e Stati Uniti. 

Inoltre viene esaminato il trend delle variabili esogene decise fuori dall’Italia quali tassi di interesse e prezzi dell'energia. Un capitolo è dedicato alla geopolitica dell'energia ai tempi della crisi in Libia. 

Con la food globalization assume rilevanza crescente l'import di prodotti alimentari che si intreccia con i temi dell'etichettatura e della tracciabilità. 

Nell'ambito delle filiere globali sono esaminate le minacce derivanti da delocalizzazione e contraffazione 

Infine il rapporto evidenzia le nuove domande di intervento dell'UE da parte dei cittadini europei poste dalle nuove emergenze di migranti e terrorismo, esamina la rilevanza della componente straniera dell'occupazione indipendente, dell'imprenditoria artigiana e dei flussi turistici. 

Il lavoro contiene nuove tavole regionali e provinciali sull'export manifatturiero verso il Regno Unito e gli Usa e a pagina 5 evidenza le pubblicazioni dell'Ufficio Studi in cui sono disponibili i dati per regione e provincia relativi ad una decina di variabili esaminate nel Rapporto, non riportati nella pubblicazione per motivi di spazio.



Elaborazione Flash "Made in Italy nei settori di MPI nel 2016. Prodotti, mercati e territori"



Elaborazione Flash "Made in Italy nei settori di MPI nel 2016. Prodotti, mercati e territori" che esamina il trend 2016 dell'export con l'approfondimento sui settori di MPI. Il lavoro evidenzia il trend delle esportazioni nei settori a maggiore concentrazione di MPI per mercato di destinazione con una dettagliata analisi per regione e provinciapaesi in conflitto e con turbolenze geopolitiche ed esamina la crescente diversificazione geografica del made in Italy nei settori di MPI. Inoltre viene evidenziato il buon andamento delle vendite all'estero di beni di consumo, raggruppamento con il maggiore peso di occupazione nelle piccole imprese, l'aumento del numero dei piccoli esportatori e l'eccellenza delle produzioni italiane nei 30 settori dove l'Italia è leader europeo nell'export. Infine il lavoro presenta due focus: il primo dedicato al record storico del made in Italy alimentare e il secondo all'export destinato ai Paesi arabi.


Elaborazione Flash “Il trend del made in Italy nel Giappone nel 2016"





Il trend del made in
Italy
nel Giappone nel 2016



Nel 2016 Giappone
è il mercato più dinamico (+9,6%) tra i mercati di riferimento dell’export.



Il grado di
esposizione sul mercato giapponese dei territori italiani



 


Nel
2016 l’economia giapponese segna una crescita del PIL dello 0,9%, ritmo che si
conferma nel 2017 (1,0%). Nel 2017 le importazioni giapponesi tornano a
crescere (+0,9%), dopo il calo del 2,0% nel 2016.



 


A
fronte di un aumento delle esportazioni totale dell’Italia nel 2016 dell’1,1%,
tra i principali mercati di destinazione il Giappone risulta il paese con
l’aumento maggiore dell’export (+9,6%) seguito da un altro paese Extra Ue, la
Cina, e dalla Repubblica Ceca (entrambe in aumento del 6,4%).



 


Nel
2016 si registra un aumento sia delle esportazioni che delle importazioni con
il Giappone: l’export vale 6.033 milioni di euro mentre l’import è pari a 4.018
milioni ed aumenta di oltre un quarto (+28,7%, pari a 897 milioni di euro in
più). Il saldo del commercio estero è positivo e pari a 2.015 milioni di euro
(inferiore di 370 milioni rispetto ai 2.385 milioni del 2015).



 


Focalizzando
l’analisi sugli otto principali settori - in cui la quota di occupazione nelle
piccole imprese è del 49,9%, pari a 935.597 addetti - si rileva che
rappresentano l’86,6% dell’export verso il Giappone e che sette su otto sono in
aumento rispetto al 2015: il maggior aumento per Prodotti alimentari, bevande e
tabacco (il 15,3% del made in Italy in Giappone) che cresce del 18,1%, seguito
da Mezzi di trasporto (il 17,9% dell’export) in aumento del 16,8%, Chimica (il
6,7% dell’export) in aumento del 12,3%, Articoli in pelle (l’11,4% dell’export)
in aumento del 10,6%, Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (il
7,5% dell’export) in aumento dell’8,6%, Abbigliamento (il 14,1% dell’export) in
aumento del 7,5%, Macchinari e apparecchi n.c.a. (l’8,6% dell’export) in
aumento del 5,9%. Stazionarie (-0,5%) le Altre attività manifatturiere, che
rappresentano il 5,1% dell’export verso il Giappone.



 


Nel
2016 l’aumento del 9,6% delle esportazioni italiane verso il Giappone ha
beneficiato di un deprezzamento pari al -10,2% dell’euro rispetto allo yen. Da
settembre del 2015 si rileva però una decelerazione del calo tendenziale del
tasso di cambio yen/euro e l’ultimo dato di gennaio 2017 vede il tasso di
cambio tornare sul valore che aveva a maggio 2016.



 


Nel
2016 le esportazioni manifatturiere verso il Giappone incidono per lo 0,40% del
valore aggiunto italiano. L’analisi per territorio mostra che la regione con la
maggiore esposizione sul mercato giapponese – valutata come incidenza
percentuale delle esportazioni manifatturiere sul valore aggiunto del
territorio disponibile al 2014 – è la Basilicata, con una incidenza più che
doppia rispetto alla media (0,93%); seguono con valori superiori alla media
Emilia-Romagna (0,69%), Lombardia (0,60%), Piemonte (0,55%), Toscana (0,54%),
Puglia (0,44%) e Veneto (0,42%).



In
ventotto province l’incidenza dell’export verso il Giappone sul valore aggiunto
è superiore o uguale alla media nazionale ed in particolare si supera l’1% a
Foggia (1,74%), Biella (1,48%), Potenza (1,32%), Modena (1,22%), Brindisi
(1,07%), Alessandria (1,06%) e Vercelli (1,03%).




Elaborazione Flash 'Nel 2016 ai conferma ai massimi storici il made in Italy in settori MPI'


Nel
2016 +1,2% made in Italy in settori di piccola impresa, ritmo doppio della
media manifatturiera (+0,6%) e conferma del massimo storico del 7,1% del PIL


 

Nei primi nove
mesi del 2016 le esportazioni nei
settori a maggiore concentrazione di micro e piccole imprese (MPI)
sono
salite dell'1,2%, ad un ritmo doppio rispetto alla media del manifatturiero
(+0,6%). In rapporto al PIL il made in
Italy
nei settori di MPI si consolida al 7,1% del PIL, confermando il
massimo storico raggiunto.


Nel lavoro
analisi per i settori di MPI - nove
comparti in cui la quota degli occupati in imprese con meno di 50 addetti è
superiore al 60% - per area geografica,
per i 20 principali mercati, per regione e per provincia.