22° report ‘Alle porte del 2023, prospettive e criticità per le imprese’ sui trend di economia, congiuntura e MPI, presentato il 5 dicembre in un webinar aperto da Vincenzo Mamoli, Segretario Generale di Confartigianato e concluso da Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche. L’evento è stato organizzato dall’Ufficio Studi e dalla Direzione Politiche economiche, nell’ambito delle sessioni di formazione streaming 2022 della Scuola di Sistema.

Alle porte del 2023, prospettive e criticità per le imprese – il 22° report in sintesi

Al centro di questa 22° edizione una disamina delle recenti tendenze dell’economia tra il persistere di turbolenze sui mercati energetici, un livello di inflazione mai registrata prima nell’Eurozona e le risposte di finanza pubblica.
L’analisi del 2022 vede il PIL dell’Italia crescere più di quello di Cina, Francia, Germania, Usa e Giappone, uno scenario inedito dal 1980 (in particolare era dal 2001 che il nostro Paese non superava Francia e Germania) e si segnala un particolare dinamismo degli investimenti; traina il +4,0% del PIL del Centro-Nord ed il Mezzogiorno non è troppo indietro a +2,9% mentre il superamento dello 0,8% dei livelli pre-crisi del 2019 è interamente determinato dal +1,0% del Centro-Nord mentre il Mezzogiorno è indietro dello 0,3%. Il nostro Paese mostra un maggior dinamismo del PIL in estate e si segnala anche un apporto positivo da parte del turismo soprattutto degli stranieri.
La produzione manifatturiera nel trimestre giugno-agosto mostra una ‘crescita zero’ in termini congiunturali con maggiori cali per i settori energy intensive. Sulla finanza d’impresa grava la domanda di credito, a tassi di interesse crescenti, determinata dei pagamenti delle forniture di materie prime e delle bollette di elettricità e gas e sale la difficoltà di accesso al credito.
La dinamica delle esportazioni rimane vivace, nonostante frenata in particolare della Cina ne stia diminuendo gli acquisti e restino bassi ovviamente gli acquisti da parte della Russia. Vista la tumultuosa crescita dei prezzi ci si focalizza sulle più recenti dinamiche delle esportazioni in termini di volume: nei primi 8 mesi 2022 le esportazioni totali crescono dello 0,5% trainate dal +3,1% dei settori di MPI e le crescite più intense sono il +9,7% per gli altri mezzi di trasporto, il +9,5% dei farmaceutici, il +9,0% della pelle e il 7,3% del tessile. A livello di mercati di destinazione si registra un +0,8% in Ue mentre il volume delle vendite extra Ue si ferma a +0,1% ed in particolare le vendite negli USA, nostro terzo cliente, crescono del 6,6% mentre le vendite in Germania, nostro 1° cliente, diminuiscono del 2,0%, quelle in Francia, 2° cliente, sono a -3,0% e si rileva il crollo della Russia (-30,2%) affiancata dal -11,7% della Cina.
Sul fronte della produzione delle Costruzioni si registra una risalita in estate dopo frenata in primavera 2022 su cui hanno inciso le modifiche normative su bonus edilizia; in tal senso si ricorda che il Superbonus rappresenta il 58,0% del valore aggiunto del settore che, insieme all’Immobiliare, traina il recupero post-pandemia con un aumento di valore aggiunto dell’8,5% a fronte del +0,9% del totale e del -0,8% del resto dell’economia. Nel confronto europeo, la maggiore crescita degli investimenti in costruzioni rispetto al resto dell’Eurozona vale 2,1 punti di PIL tra 2019 e 2022. Le Costruzioni sono inoltre anche il driver del recupero del mercato del lavoro mostrando inoltre un maggior dinamismo nel Mezzogiorno.
Le prospettive per il 2023 sono nel segno dell’incertezza con una progressiva riduzione nell’arco degli ultimi 8 mesi delle previsioni sul PIL e l’Italia è in recessione tecnica mostrando un calo del PIL sia nel IV trimestre 2022 sia nel I trimestre 2023. Si profila una forte frenata per gli investimenti, ma l’Italia rimane locomotiva in Ue sia nel 2023 sia nel 2024 sia nell’arco di tempo che va dal 2019 al 2024. Di conseguenza si stanno deteriorando gli indici di fiducia delle imprese: aumenta l’incertezza, più elevata per MPI, con ricadute su investimenti, domanda di lavoro e consumi delle famiglie. Sono in forte calo e diffuse in tutti i settori le previsioni di entrate di lavoratori nei 3 mesi novembre 2022-gennaio 2023 con cali meno marcati per i servizi legati a turismo e ristorazione ma flessione più marcata per le Costruzioni.
Al centro della 22° edizione del Rapporto ci sono le più recenti evidenze sui prezzi. Per quanto riguarda le commodities energetiche, nella guerra dei prezzi dell’energia permangono crescite ‘in terza cifra’ con in particolare un aumento in rallentamento ma ancora intenso per il gas: +44,7% a novembre 2022 con il prezzo alla produzione a +182,2% ad ottobre 2022, il prezzo all’import (comprensivo del petrolio greggio) a +106,6% a settembre 2022 e il prezzo al consumo a +95,0% a novembre 2022. Permane il riverbero sul prezzo dell’energia elettrica ma se si segnala un’attenuazione dopo il boom estivo: per il PUN, il prezzo all’ingrosso (+8,5% nei 3 mesi ottobre-dicembre 2022 su stesso periodo del 2021) e per il prezzo alla produzione (+48,2% ad ottobre 2022) mentre l’impatto sul prezzo al consumo resta molto forte (+174,7% a novembre 2022). Nel complesso la dinamica dei prezzi alla produzione di energia elettrica e gas rallenta ma resta a livelli molto alti (+79,6% a ottobre 2022, era +167,7% il mese prima).
Si segnala il rallentamento da metà novembre 2022 del prezzo dei carburanti ed anche il decoupling tra il prezzo gasolio e quello della benzina iniziato con la guerra in Ucraina anche se a fine novembre il gas resta superiore del 20,8%.
La bolletta energetica sale a 104 miliardi di euro (dato annualizzato di agosto 2022) toccando il 5,4% PIL, il massimo storico dal 1992 con il gas che rappresenta il 36,9% del totale ma il 59,1% del peggioramento osservato nell’ultimo anno; da luglio 2022 la bolletta energetica porta in negativo il saldo commercio estero, fenomeno che non avveniva da dieci anni. In particolare le importazioni di beni energetici ammontano a 2.212 euro per abitante.
Il deragliamento dei prezzi dell’energia porta a stimare che nel 2022 il costo dell’elettricità per le MPI sale di 18,0 miliardi di euro rispetto all’anno precedente mentre quello del gas aumenta di 5,9 miliardi di euro: nel complesso il caro-bollette per le MPI vale 23,9 miliardi di euro, pari al 6,1% del loro valore aggiunto, ed è un pesante impulso recessivo per il nostro Paese, leader europeo per la presenza di tal imprese. A livello regionale un maggior impatto si rileva in Lombardia, seguita a distanza da Veneto ed Emilia-Romagna (vengono proposti anche i dati provinciali).
Sul fronte dei prezzi alla produzione si continua a rilevare una crescita sostenuta nel Manifatturiero “no energy”, seppur anch’esso in rallentamento, con particolari tensioni per Carta, Chimica, Ceramica e Alimentari, settori a maggior intensità energetica (rapporto tra gli acquisti di prodotti energetici su valore della produzione); permane inoltre una crescita maggiore per i prodotti manufatti per l’edilizia con il gap, fenomeno iniziato nel 2019 e fattosi più marcato da fine 2021.
La trasmissione di questi effetti continua a spingere in alto i prezzi al consumo anche se si rilevano dei lievi rallentamenti: le stime preliminari sui prezzi armonizzati vedono l’inflazione in Eurozona rallentare passando dal +10,6% di ottobre al +10,0% di novembre 2022 e l’Italia scende da 12,6% a 12,5%. Questi rallentamenti sono correlati con la decelerazione dei beni energetici la cui inflazione resta però molto alta ed il particolare in Italia: il nostro +67,8%, infatti, supera nettamente il +34,9% dell’Eurozona, il 39,8% della Germania e soprattutto il +19,0% della Francia.
I più recenti dati sui prezzi al consumo fino al livello provinciale, relativi ad ottobre 2022 evidenziano una diffusa crescita ed aumento in un anno sia per l’indice generale sia per elettricità, gas e altri combustibili, la voce che ha maggior impatto sui bilanci delle famiglie.
Vengono approfondite alcune caratteristiche e tendenze del mercato del lavoro che si mostra reattivo in 8 mesi di guerra con una crescita dell’1,2% degli occupati (+276mila) trainati dal +2,9% dei dipendenti a tempo indeterminato (+430mila) mentre continuano a diminuire gli indipendenti (-0,6%, pari a -30mila); parallelamente il tasso di disoccupazione si riduce di 0,7 punti percentuali e si configura come la flessione più intensa sia rispetto ai principali paesi dell’Ue sia rispetto alla media dell’Eurozona (-0,3 punti). La ripresa della domanda lavoro continua ad essere trainata dalle MPI che concentrano il 49,2% dei dipendenti ma rappresentano ben il 71,0% delle posizioni lavorative dipendenti ed il 72,1% di quelle a tempo indeterminato.
L’apprendistato si conferma il canale privilegiato di entrata degli under 30 nel mondo del lavoro: 1.277 ogni giorno lavorativo nei 12 mesi tra da luglio 2021 e giugno 2022, per un totale di 332 mila entrate, il 3,3% in più delle entrate mediante contratti a tempo indeterminato.
Permangono però forti difficoltà nel reperimento di lavoratori: si tratta del 46,4% delle entrate, e si sale a 55,9% per gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine per toccare i valori massimi per le attività connesse a Edilizia (62,8%), Meccanica e ambito meccanico, Legno e Moda. A livello territoriale maggiori difficoltà per Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige e Toscana e il 45,1% delle entrate si concentra nelle regioni con quota di difficoltà di reperimento oltre la media.
Le più recenti tendenze del mercato del credito a settembre 2022 registrano una crescita del 2,2% per i prestiti alle imprese con aumenti più intensi per manifattura energivora (+5,5%) e public utilities (25,4%). I dati di confronto dimensionale mostravano a giugno 2022 i prestiti alle imprese in crescita del 2,3% e in accelerazione rispetto al +1,3% di 3 mesi prima trainati dal +4,2% del Manifatturiero e dal +2,9% delle medio-grandi mentre i prestiti alle piccole imprese diminuivano dello 0,8% (con la crescita però di 6 delle 8 regioni del Mezzogiorno) peggiorando rispetto al -0,4% del trimestre precedente.
Il contesto mostra della criticità con una crescita della difficoltà di accesso al credito che in particolare interessa 3 MPI su 10 nel III trimestre 2022 e la discesa della domanda di prestiti per investimenti affiancata dalla salita di quella per circolante.
Viene proposto un focus su Economia del mare e della montagna e Regalo di Natale a valore artigiano. L’Italia è prima in Ue per PIL delle aree costiere che rappresenta il 50,6% del PIL nazionale a fronte del 36,6% dell’Ue: in tali aree in Italia sono attive 2.467.076 MPI con 5.898.822 addetti, pari al 54,3% degli addetti nazionali delle MPI e al 70,7% degli addetti totali nelle aree costiere contro una media del 63,4%. Il nostro Paese primeggia anche per PIL delle aree montane che rappresenta il 44,9% del PIL nazionale a fronte del 20,7% dell’Ue: in tali aree in Italia sono attive 2.077.826 MPI attive con 5.137.434 addetti, pari al 47,3% degli addetti nazionali delle MPI e al 69,4% degli addetti totali nelle aree montane, valore anche in questo caso superiore alla media.
La spesa di dicembre in prodotti alimentari e bevande e in altri prodotti e servizi tipici del Natale ammonta a 22,7 miliardi di euro (primeggiano Lombardia, Lazio e Veneto) e può essere intercettata in particolare dalle 305 mila imprese artigiane con 907 mila addetti (rispettivamente il 30,6% delle imprese artigiane e al 34,8% degli addetti dell’artigianato) attive nei 47 settori in cui si realizzano prodotti artigianali e si offrono servizi di qualità che possono essere regalati a Natale.
Viene infine proposta una panoramica sui più recenti sviluppi della politica economica, tra stretta monetaria  e manovra 2023. Per contrastare l’inflazione più alta nella storia dell’euro, la Bce ha aumentato di ben 200 punti base aumento i tassi ufficiali di riferimento in soli 98 giorni e la stretta monetaria è diffusa nel mondo: con una traslazione completa di tali aumenti sui tassi alle imprese come accadde tra 2005 e 2008 si potrebbe avere un maggior costo per le imprese pari a 2,6 miliardi di euro. A settembre 2022 ci sono segnali di tensione sui tassi alle imprese su nuovi prestiti che, si ricorda, sono strutturalmente sono più alti per i prestiti di minor importo euro, cioè quelli maggiormente diffusi tra le imprese di minore dimensione. Si segnala un trend di aumento anche del tasso per l’acquisto di abitazioni che potrebbe frenare l’Edilizia, il settore driver della ripresa.
I dati di dettaglio sui tassi di interesse per le piccole imprese, evidenziano a giugno 2022 un calo, ma si amplia il gap con le altre imprese (356 punti base vs. 342 punti di un anno prima) e le Costruzioni si confermano il settore che paga il tasso maggiore, oltretutto quello che rallenta meno. Il costo del credito è strutturalmente più alto nel Mezzogiorno: Reggio Calabria e Bolzano distano 1.313 km stradali ed il tasso di interesse pagato delle piccole imprese mostra un gap di 487 punti base (il massimo di 9,33% in Calabria è 2,1 volte il minimo di 4,46% in Provincia Autonoma di Bolzano).
La risposta del Governo è una manovra espansiva per oltre 1 punti di PIL ma lo sforzo fiscale rimane elevato con il rapporto tra deficit/PIL da 5,6% nel 2022 a 4,5% nel 2023.
Il rapporto debito/PIL rimane in un sentiero di riduzione (da 145,7% nel 2022 a 144,6% nel 2023) e cresce la quota di debito detenuto dalla Banca d’Italia (dal 16,8% di febbraio 2020 al 26,1% di settembre 2022). Il contesto di politica fiscale vede un alto il rischio di sincronizzazione pro-ciclica con politica fiscale ‘prudente’, effetti dell’inflazione su pensioni, consumi intermedi, pensioni, retribuzioni e politiche fiscali condizionate da crisi energetica che portano a centrare la manovra sugli interventi contro il caro-energia: in Ue pari a 4,2% PIL, quota che sale a 5,1% in Italia.
Da non dimenticare poi che nel 2022 la pressione fiscale è al massimo: va quindi alleggerito il carico fiscale che si esplicita in uno spread con l’Eurozona che tocca il massimo di 2,3 punti di PIL nel 2023, equivalenti a 711 euro per ogni cittadino italiano. Per quanto riguarda poi il cuneo fiscale, in Italia le imposte sono il 46,5% del costo del lavoro, il quinto valore più oneroso nell’Ocse che supera di 11,9 punti la media di 34,6%. In ambito fiscale la flat tax è pensata per aiutare gli indipendenti, il segmento del mercato del lavoro su cui si sono concentrati effetti della crisi da pandemia.
Permane anche una importante esposizione della PA in termini di debiti commerciali vantanti dai propri fornitori con l’Italia 1° in Ue con un peso di 2,9% sul PIL, quasi il doppio dell’1,7%, media Ue e Uem. Le più recenti evidenze sui tempi di pagamento delle Pubbliche Amministrazioni mostrano in particolare che i Comuni pagano in 36 giorni, poco al di sopra del limite di legge di 30 giorni, ma è peggiore la performance di quelli del Mezzogiorno dove si sale a 52 giorni ed il 65,1% dei Comuni paga addirittura in oltre 60 giorni, limite concesso solo agli enti sanitari.
Alla PA si richiede inoltre di ottimizzare la spesa che è la quarta più alta in Ue (54,1% del PIL) ma l’Italia è al 24° posto in termini di soddisfazione per la fornitura di servizi pubblici. Emblematico il caso del servizio di spazzamento e lavaggio delle strade per cui ad esempio nel Lazio si registra il costo più alto ma anche la maggior percezione di sporcizia nelle strade.
In ambito di politica economica va ricordato che la stretta monetaria pesa sulla spesa per interessi per cui l’Italia mostra l’importo più elevato in Ue, quasi quello di Francia e Spagna messe insieme.
Le prospettive di politica fiscale sono quindi: riduzione pressioni fiscale, riqualificazione della spesa, politiche attive del lavoro per transizione demografica, sostegno degli investimenti per efficienza energetica e transizione digitale, interventi per uso e manutenzione investimenti del PNRR, scudo anti spread con ordine in conti pubblici e realizzazione PNRR ricordando che dal 2024 tornano le regole Ue (nuove) su Patto stabilità e crescita (PSC) e che, come visto in passato tra 2015 e 2019, le imprese crescono e innovano in un ambiente fiscale prudente e non restrittivo.

In data 20/12/2022 ore 18:00 sono state revisionate delle evidenze nella slide 10