23° report ‘2023, eviteremo la stagflazione?’ su economia, congiuntura e imprese presentato il 6 febbraio 2023 in un webinar aperto da Vincenzo Mamoli, Segretario Generale di Confartigianato e concluso da Bruno Panieri, Direttore politiche economiche. Dopo la presentazione delle tendenze delineate nel 23° report da parte di Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi, Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia ha curato il focus su alcuni trend territoriali, che illustra le evidenze a livello regionale, e dove possibile anche provinciale, sui seguenti temi: attivazione del valore aggiunto collegata al Superbonus 110%, profilazione green degli edifici, previsione del PIL 2023, inflazione totale e inflazione di elettricità, gas e altri combustibili, esclusi carburanti per il trasporto, tempi di pagamento dei Comuni, trend domanda di lavoro al I trimestre 2023, difficoltà di reperimento per totale imprese e artigianato, andamento dell’occupazione media degli ultimi 12 mesi rispetto al pre-pandemia (2019), demografia d’impresa e cybersicurezza.
Il 23° report in sintesi
Nel 2023 si indebolisce la crescita delle economia avanzate con l’Italia in linea con la Francia, mentre ristagna la Germania. Le ultime previsioni di crescita per il nostro Paese si stabilizzano attorno al mezzo punto percentuale e allontanano lo spettro della stagflazione. La politica monetaria restrittiva e il rialzo del costo del credito frenano gli investimenti, una componente di domanda che ha trainato l’economia italiana nella ripresa del 2022, in cui l’Italia è stata la locomotiva dell’Ue. Anche la prospettiva di recessione tecnica appare meno grave, con il calo del PIL nel IV trimestre 2022 meno severo del previsto.
I trend del 2023 sono dominati dall’evoluzione della crisi energetica e della stretta monetaria.
Sul versante dell’energia, i prezzi del gas e dei energia elettrica sono in calo dopo i picchi estivi, ma restano su livelli ampiamente superiori ai livelli pre-crisi. La bolletta energetica sale a 104 miliardi di euro, toccando il nuovo massimo storico del 5,7% PIL. Si va formando la convinzione che lo shock energetico sia permanente: si apre una era dei prezzi del gas strutturalmente più elevati, esponendo le imprese ad ulteriori problemi di competitività. A dicembre 2022 l’Italia è 1° in Ue per crescita dei prezzi dell’energia elettrica e 2° tra 36 paesi Ocse per crescita dei prezzi dell’energia. Il prezzo del petrolio in euro a gennaio 2023 si stabilizza tornando sul livello di un anno fa e risulta inferiore del 34,1% rispetto al picco di giugno 2022, ma a fine mese in Italia i prezzi dei carburanti sono in salita e permane il decoupling tra prezzo di gasolio e benzina iniziato con guerra in Ucraina.
Con la riduzione dei prezzi delle commodities energetiche, si iniziano ad apprezzare i primi effetti di un rallentamento dell’inflazione che a dicembre 2022 resta alta ma beneficia del calo dei prezzi sui beni energetici: 9,2% per l’Eurozona (era 10,1% il mese prima), inferiore al 12,3% dell’Italia (12,6% il mese prima), influenzata da una più alta inflazione energetica (+65,1% vs. 25,5% Uem). All’alta inflazione, la Banca centrale europea ha risposto con un aumento di 300 punti base dei tassi ufficiali luglio e febbraio 2023. Nonostante al momento non ci siano segnali di una intensa spirale tra prezzi e salari, permane il rischio di una sincronizzazione pro-ciclica con una politica fiscale ‘prudente’. I tassi praticati alle imprese stanno accelerando e solo durante la crisi del debito sovrano si registrò una crescita tendenziale dei più intensa: c’è il rischio di effetti negativi su investimenti, produttività e transizione green e digitale. Costituisce un fattore di freno alla filiera immobiliare, il settore driver della ripresa post pandemia, la salita dei tassi sui mutui per l’acquisto di abitazioni. Per quanto riguarda la dinamica dei prestiti alle imprese, continuano a crescere sostenuti dai Servizi, ma stanno rallentando a causa di minor richiesta a fine di investimento, e a seguito del più alto livello dei tassi di interesse mentre sale la domanda per finanziare scorte e capitale circolante. Cresce la difficoltà di accesso al credito e continuano a peggiorare le condizioni di offerta.
Sulle prospettive per il 2023 incombono alcuni fattori di incertezza: intensità della stretta monetaria, instabilità finanziaria, evoluzione della guerra in Ucraina, dinamica dei prezzi dell’energia, il rallentamento della Cina e i ritardi nell’attuazione del PNRR. Si riduce, ma resta alta l’incertezza delle imprese manifatturiere sull’andamento futuro dei propri affari con un quinto delle imprese esportatrici che registra scarsità di materiali, su quasi una su tre pesa l’influenza negativa di costi e/o prezzi mentre pare migliorare il problema dei tempi di consegna, complice anche il forte calo dei costi del nolo di container dopo l’escalation del 2021.
La produzione della manifattura registra un calo congiunturale dello 0,5% nel trimestre settembre-novembre 2022, ma cresce nei primi 11 mesi del 2022, trainata da moda, gioielleria, occhialeria e legno, settori con ampia presenza dell’artigianato che infatti riesce a crescere lievemente di più. Sempre nei primi 11 mesi del 2022, le esportazioni crescono del 20,5% in valore, ma solo dello 0,3% in volume e ciò grazie al 4,3% dei beni di consumo, ad una maggior spinta dai settori a maggior presenza di MPI e dei mercati europei nonché degli USA, terzo partner commerciale del nostro Paese.
La produzione delle costruzioni registra un aumento congiunturale dell’1,4% nel trimestre settembre-novembre 2022 continuando la salita iniziata in estate dopo la frenata in primavera 2022 influenzata da modifiche alle normative su bonus edilizia: tra agli incentivi si segnala che il Superbonus 110% a fine 2022 tocca 62,5 miliardi di euro ammessi a detrazione.
Il mercato del lavoro nonostante l’incertezza vede salire la domanda di lavoro stabile e 2 occupati permanenti su 3 sono richiesti dalle MPI ed in particolare le Costruzioni si confermano driver del recupero post-pandemia. Le previsioni sulle entrate di lavoratori nelle imprese crescono nel I trimestre 2023 trainate da Manifatturiero (soprattutto Meccanica ed elettronica) e Costruzioni, invertendo la tendenza del IV trimestre 2022. Resta il paradosso di rilevare che sono difficili da reperire il 45,6% delle entrate previste a gennaio 2023, quota che sale a 55,8% per gli operai specializzati e conduttori impianti con particolare difficoltà per Edilizia, ambito meccanico, Legno e Moda.
Vivace la ripresa del turismo con le presenze in crescita sostenuta grazie soprattutto agli stranieri, ma persiste ancora un ritardo sui livello pre pandemia. La nati-mortalità di impresa nel 2022 mostra un saldo positivo di 48mila imprese soprattutto grazie a Costruzioni e Mezzogiorno.
I prezzi alla produzione “no energy”, a dicembre 2022 continuano a rallentare la crescita restando sul +10% e fanno registrare il primo calo congiunturale da metà 2020; i prezzi dei prodotti manufatti per l’edilizia seguono gli stessi trend anche se la crescita resta più alta sia nel mese che l’anno.
La politica fiscale vede una manovra sul 2023 espansiva ma incentrata sul contrasto al caro energia, mentre lo sforzo fiscale rimane elevato, con un ritorno nel 2025 all’avanzo primario (+0,2% del PIL). Resta in riduzione il rapporto debito/PIL, che è atteso al 144,6% nel 2023. Si segnala che lo shock da pandemia sul debito ha portato in Italia ad un incremento pro capite più contenuto rispetto alla media Uem, a Francia e alla Germania.
Il 23° report propone un focus su riqualificazione del patrimonio edilizio ed efficienza energetica che nel 2021 ha visto una spesa per il rinnovo di edifici residenziali di 75,1, miliardi di euro di cui il 62,8% di riqualificazione collegata ad incentivi. L’analisi del patrimonio immobiliare e delle scelte di tipologia di immobili degli italiani, evidenzia un maggior consumo di energia in abitazioni unifamiliari e i dati desunti dalle richieste di rilascio di attestati di prestazione energetica mostrano che ben tre quarti delle abitazioni residenziali sono nelle tre classi energetiche peggiori E, F e G che saranno oggetto di miglioramento nel prossimo decennio secondo le linee della proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia.