Indicatori
in chiaroscuro per il Mezzogiorno
. L’indice
che misura la fiducia delle imprese del Mezzogiorno è superiore al
valore del totale delle imprese (106,8 vs 104,9), ma cresce meno (+3,1% vs
+6,2%). Performance migliori del Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord per occupati
(2,1% vs 0,4%), tasso di occupazione (+0,6 punti percentuali vs +0,1
punti p.), credito erogato alle imprese (-4,2% vs -5,0%), credito
erogato alle imprese con meno di 20 addetti
(-4,5% vs -4,9%), export
manifatturiero
(+7,8% vs +4,2%), export dei settori con maggior
concentrazione di imprese MPI con meno di 50 addetti
(+7,5% vs +4,8%).
Performance peggiori rispetto al Centro-Nord per imprese artigiane (-2,2% vs
-1,3%), disoccupati (+1,9% vs -1,8%), tasso di disoccupazione (stabilità vs
-0,2 punti %) e costo del credito (tasso effettivo a -74 punti base contro -97
p.b.).



Nel II
trimestre 2015 in sei settori driver
che rappresentano insieme il 10,1% dell’artigianato meridionale crescita delle
imprese dell’1,5% in controtendenza rispetto all’artigianato meridionale che è
in flessione dell’1,3%; più dinamici i settori di Riparazione, ed installazione
di macchine (+4,3%) e Alimentare (+1,5%).



 



Il
Vietnam di due recessioni
. Nel
Mezzogiorno ci sono un terzo (32,9%) delle imprese (1.989.651) ed un quarto
(24,9%) delle imprese artigiane (340.807) e l’artigianato rappresenta il 17,1%
delle imprese della ripartizione. Rispetto al 2008 le imprese nel Mezzogiorno (-23.733
unità) diminuiscono più che nel Centro-Nord (-1,2% vs -0,8%) mentre l’artigianato
del Mezzogiorno (-39.812 unità) è decimato (-10,5% vs -7,3% del Centro-Nord).



Al II
trimestre 2015 nel Mezzogiorno si contano 5.970.000 occupati, oltre un
quarto (26,5%) del totale, ed il tasso di occupazione è pari al 33,4%,
14,9 p. p. inferiore rispetto al Centro-Nord. Rispetto al 2008 ci sono nel
Mezzogiorno 580.000 occupati in meno         (-8,9% vs -1,2% del Centro-Nord), pari
ai tre quarti (75,0%) del calo complessivo dell’occupazione ed il tasso di
occupazione scende di 4,1 p.p., un punto in più rispetto al calo di 2,5 punti
registrato nel Centro-Nord. I disoccupati del Mezzogiorno sono 1.510.000
(il 48,7% del totale) e, sommandosi alla strutturale bassa attività, il tasso
di disoccupazione
arriva al 20,2%, 11,4 p. p. in più del Centro-Nord (8,8%).
Rispetto al 2008 ci sono nell’area 627.000 disoccupati in più, il 44,0% dell’aumento
complessivo (+70,9% vs +100,1% del Centro-Nord). A giugno 2015 lo stock di
credito concesso alle
imprese del Mezzogiorno è pari a 103.250 milioni di
euro (13,9% del totale) ed il credito alle imprese con meno di 20 addetti
è pari a 25.926 milioni di euro (il 18,5% del credito a questa tipologia di
imprese). Nel Mezzogiorno le imprese più piccole assorbono un quarto (25,1%)
del credito concesso alle imprese (17,9% per il Centro-Nord). Nel I semestre
2015 il Made in Mezzogiorno è
pari a 36.129 milioni di euro (18,2% dell’export manifatturiero) e 4.241
milioni di euro sono riconducibili a imprese operanti nei settori a più alta
concentrazione di MPI
. Costo del credito strutturalmente maggiore
nel Mezzogiorno: a marzo 2015 le imprese pagano un tasso del 7,60%, 236 punti
base in più rispetto del Centro-Nord (5,24%).



 



Gli
eccessi del Mezzogiorno: bassa occupazione ed elevato assistenzialismo
. Nel confronto tra le regioni e province autonome italiane con i Paesi
dell’Unione Europea al II trimestre 2015 il tasso di occupazione della
Provincia Autonoma di Bolzano si colloca all’ottavo posto (70,7%) mentre la più
bassa occupazione in Europa si rileva in Calabria (37,9%) preceduta da sei
regioni del Mezzogiorno (Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata, Sardegna e
Molise). La quota di popolazione occupata dell’intero Mezzogiorno si attesta
sul 42,6%, di oltre otto punti inferiore a quella della Grecia che, con il
tasso di occupazione del 51,0% è l’ultimo tra i Paesi dell’Ue a 28. Nell’ultimo
anno si osservano miglioramenti generalizzati del tasso di occupazione nei
‘Mezzogiorni d’Europa’, nel Mezzogiorno d’Italia l’aumento è di soli 0,9 punti,
inferiore all’1,8 in più della Spagna, all’1,6 della Croazia e della Grecia. Considerando
il tasso di dispersione dei tassi di occupazione regionali di
Italia e Germania, si osserva un gap a nostro svantaggio di 14,8 p.p. in
crescita ininterrotta dal 2005. Nel Mezzogiorno per 100 lavoratori nel settore
privato si contano 107 inattivi con meno di 55 anni (sono solo 36 nel
Centro-Nord); tale rapporto diventa parossistico per la popolazione femminile
meridionale che vede 206 inattive under 55 anni ogni 100 occupate nel
settore privato. In Italia ci sono 2.626.676 pensionati per invalidità
civile
, pari al 93,0% dei 2.823.775 addetti delle imprese attive artigiane
e l’importo lordo pagato per queste pensioni è pari a 38,5 miliardi di euro, un
quarto (22,8%) dei 168,7 miliardi di valore aggiunto generato dell’artigianato.
Nel Mezzogiorno i pensionati per invalidità civile sono quasi il doppio
(188,3%) degli addetti dell’artigianato dell’area mentre nel Centro-Nord sono i
due terzi (66,7%) degli addetti dell’artigianato. In tutte le regioni del
Mezzogiorno ci sono più pensionati per invalidità civile che addetti
dell’artigianato ed in particolare in Campania si contano circa 3 pensionati
per invalidità civile per ogni addetto dell’artigianato, in Calabria il
rapporto è 2,3 ad 1 ed in Sicilia il rapporto è 2 a 1. Nelle regioni
meridionali i pensionati per invalidità civile rappresentano il 22,8% dei
pensionati dell’area a fronte del 13,5% del Centro-Nord.



 



Manovra su
Ires
nel Mezzogiorno con effetti limitati: nelle regioni meridionali il
reddito da Irpef da lavoro autonomo e da impresa rappresenta oltre i due
terzi (68,5%) del totale della base imponibile di Irpef e Ires, mentre l’Ires incide
per il residuale 31,5%, quota pressochè dimezzata rispetto al 60,2% del Centro
Nord.