Appendice statistica in formato xls del 18° report ‘Venti di guerra e caro-commodities: i rischi per le imprese e la crescita’, predisposta in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia con i dati per regione e provincia sulla platea delle imprese e delle MPI in prima linea, più esposte alle conseguenze dello scoppio del conflitto in Ucraina.

Nel dettaglio, i primi due fogli dell’Appendice contengono: Imprese e addetti in prima linea per impatto della guerra Russia-Ucraina per SETTORI, REGIONI E PROVINCE
Il terzo e quarto foglio contengono: MPI e addetti in prima linea per impatto della guerra Russia-Ucraina per SETTORI, REGIONI E PROVINCE
Il quinto e sesto foglio contengono un riepilogo di Imprese, MPI e addetti in prima linea per impatto della guerra Russia-Ucraina per AMBITO, REGIONI E PROVINCE.

Analisi dei dati Italia

Guerra in Ucraina, in Italia 945 mila imprese in prima linea, con 5 milioni 353 mila addetti, quasi i due terzi (63,3%) occupati in MPI.  Le violente sollecitazioni dei costi delle commodities indotte dagli effetti del conflitto scoppiato lo scorso 24 febbraio nel cuore d’Europa mettono sotto pressione una ampia platea di imprese. Nelle prime linee della guerra dei prezzi e dei mercati sconvolti dal conflitto, il perimetro delineato dal 18° report Confartigianato ‘Venti di guerra e caro-commodities: i rischi per le imprese e la crescita’ ricomprende circa un terzo (30,7%) del sistema produttivo italiano: si tratta di 945 mila imprese, con 5 milioni 353 mila addetti, quasi i due terzi (63,3%) occupati in micro e piccole imprese. Nel dettaglio si collocano nella trincea avanzata i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti. Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di lockdown energetico per 29 mila imprese con 462 mila addetti. Il caro-carburanti colpisce il trasporto merci e persone, già colpiti pesantemente con la pandemia, comprimendo i margini per 120 mila imprese con 1 milione 143 mila addetti. Le carenze di materie prime provenienti da Russa e Ucraina, associate a costi crescenti delle forniture, coinvolgono le imprese nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni, un perimetro in cui operano 603 mila imprese, con 2 milioni 282 mila addetti. Nel 2021 le imprese italiane hanno venduto su mercato russo principalmente macchinari e prodotti della moda, settori in cui sei regioni sono maggiormente esposte sul mercato russo: Veneto ed Emilia-Romagna (in entrambi i settori), Marche e Umbria (moda), Lombardia e Friuli-Venezia Giulia  (macchinari), territori nelle quali si sommano 56 mila imprese con 756 mila addetti, di cui 404 mila nei macchinari e 353 mila nella moda. Il conflitto ripresenta pesanti conseguenze sul turismo, già duramente colpito dalla recessione da Covid-19. Il blocco del turismo dalla Russia innesca effetti differenziati sul territorio. La spesa dei turisti russi, in rapporto all’economia del territorio, è più elevata nei sette territori di Emilia-Romagna, Veneto, Valle d’Aosta, Sardegna, Trentino Alto Adige, Toscana e Lazio nei quali si contano 138 mila imprese nell’alloggio e ristorazione, che danno lavoro a 710 mila addetti.