Appendice statistica ‘Costruzioni, imprese e addetti: MPI e artigianato’ per regione e provincia con l’elaborazione degli ultimi dati disponibili dell’Istat con consistenza MPI, imprese artigiane e totale imprese delle costruzioni, con relativi addetti.
I conti nazionali pubblicati il 1° marzo 2022 dall’Istat certificano il ruolo di driver della ripresa del settore delle costruzioni. Nel 2021 gli investimenti in costruzioni trainano la ripresa, segnando un aumento record del 22,3%; dopo un calo del 6,7% nell’anno dello scoppio della pandemia, gli investimenti in abitazioni e opere edilizie si collocano sopra del 14,1% rispetto al 2019, recuperando i livelli precedenti al 2011, anno dello scoppio della crisi del debito sovrano che portò, con gli interventi di politica fiscale pro-ciclici, i maggiori danni proprio ai settori dell’edilizia e dell’immobiliare. A fronte di un aumento del PIL di 6,6%, si calcola che 1,8 punti di tale crescita deriva proprio dagli investimenti in costruzioni. L’impulso dell’edilizia alla ripresa è stato coadiuvato dagli interventi finanziati con il superbonus, che secondo il monitoraggio dell’Enea e Mite, al 1° marzo hanno cumulato investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione per 14.772 milioni di euro.
Mantenere il tono della crescita delle costruzioni rimane una priorità di politica economica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e il conseguente aggravamento della crisi energetica. Vediamo i motivi di questa opzione di policy.
1/ edilizia energy saving sul lato della domanda e dell’offerta L’economia italiana deve risparmiare energia. Sul lato della domanda, gli interventi finanziati con il superbonus e l’ecobonus consentono di risparmiare elettricità e gas consumati dalle famiglie. Sul fronte dell’offerta, l’attività delle costruzioni presenta, rispetto agli altri macro-settori, un più basso utilizzo di energia per unità di valore aggiunto creato
2/ crisi internazionale penalizza il made in Italy e la manifattura Dopo che nel 2021 l’export ha recuperato ampiamente i livelli pre-crisi, il rallentamento del commercio internazionale e la riduzione del valore aggiunto determinato dallo scoppio della guerra russo-ucraina, dai rincari delle materie prime e dall’aumento dei costi dell’energia ridurrà il contributo della manifattura alla crescita.
3/ consumi spiazzati dal caro-energia e domanda turistica debole penalizzano i servizi Le stime preliminari sui prezzi pubblicate questa settimana dall’Istat indicano un’accelerazione dei prezzi dei beni energetici, la cui crescita passa da +38,6% di gennaio a +45,9%. La spesa dei bilanci famigliari assorbita da elettricità, gas e carburanti, voci di spesa maggiormente rigide rispetto alle variazioni di prezzo, determinerà una riduzione dei volumi di spesa per consumi non energetici, penalizzando il settore del commercio, dei trasporti, dell’alloggio e ristorazione. La stagione turistica estiva subirà le conseguenze della guerra e delle sanzioni.
4/ creazione di posti di lavoro stabili Nelle condizioni di incertezza determinate dalla pandemia, amplificate dalla grave crisi internazionale in corso, la domanda di lavoro privilegia i contratti a termine. Le costruzioni, al contrario, sono il settore che presenta la quota più elevata di posti di lavoro creati a tempo indeterminato.