Appendice statistica ‘Crisi idrica’ contenente i dati per regione e provincia su imprese, imprese artigiane e addetti nei settori manifatturieri a maggiore intensità di uso dell’acqua per territorio e i dati per comuni capoluogo di provincia/città metropolitana su acqua immessa, acqua erogata, perdite idriche nelle reti comunali dell’acqua potabile.
I settori manifatturieri con maggiore utilizzo di acqua – Una analisi condotta in collaborazione con l’Ufficio Studi di Confartigianato del Veneto evidenzia che nei settori più idro-esigenti – estrattivo, tessile, petrolchimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche, vetro, ceramica, cemento, ecc. carta e prodotti in metallo – si concentra il 69,3% dei consumi di acqua delle imprese di produzione, operano oltre 118 mila imprese con 1 milione 268 mila addetti, oltre un terzo (34,1%) del totale di manifattura ed estrattivo. Oltre 1 addetto su 2 (54,8%) opera in micro e piccole imprese e il 22,6% degli occupati lavorano in imprese artigiane.
Le perdite della rete – Nel 2020 nei comuni capoluogo di provincia e città metropolitane si è disperso il 36,2% dell’acqua immessa in rete, con una riduzione di circa un punto percentuale rispetto il 37,3% nel 2018, e proseguendo una tendenza già segnata l’anno precedente. Il dato delle perdite mostra una ampia variabilità territoriale. In più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65%, con le punte massime registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). Le condizioni di massima criticità si registrano a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). A seguire, con più di metà dell’acqua immessa che viene dispersa, Caserta (64,4%), Massa (62,9%), Sassari (62,9%), Rieti (62,7%), Salerno (62,4%), Potenza (61,4%), Pescara (58,9%), Benevento (58,7%), Campobasso (55,6%), Verbania (53,7%), Frosinone (53,6%), Cagliari  (53,5%), La Spezia (53,4%), Oristano (53,4%), Messina (52,4%), Taranto (52%), Nuoro  (52%), Prato (51,6%), Catania (51,3%), Vibo Valentia (50,9%), L’Aquila (50,7%), Agrigento (50,6%) e Isernia (50,1%). All’opposto, migliori condizioni delle infrastrutture determinano perdite idriche totali inferiori al 25% in circa un Comune su cinque. In sette capoluoghi i valori dell’indicatore sono inferiori al 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%).