Appendice statistica ‘I mestieri sotto pressione per concorrenza sleale dell’abusivismo per regione: totale imprese e imprese artigiane per regione e provincia’ in formato xls con I dati di dettaglio regionale e provinciale nei seguenti 4 fogli:
i) TOT_reg – Numero del totale imprese nei singoli mestieri in esame per regione e incidenza del totale dei mestieri su imprese del totale economia
ii) ART_reg – Numero delle imprese artigiane nei singoli mestieri in esame per regione e incidenza dell’artigianato del totale dei mestieri sull’artigianato del totale economia e sul totale imprese del totale mestieri
iii) TOT_prov – Numero del totale imprese nei singoli mestieri in esame per provincia e incidenza del totale dei mestieri su imprese del totale economia
iv) ART_prov – Numero delle imprese artigiane nei singoli mestieri in esame per provincia e incidenza dell’artigianato del totale dei mestieri sull’artigianato del totale economia e sul totale imprese del totale mestieri

I mestieri ad alta vocazione artigiana esposti alla concorrenza sleale

 Prendendo a riferimento i mestieri rappresentati nella Campagna nazionale contro l’abusivismo di Confartigianato, ed includendo sia i servizi di riparazione di beni per uso personale e per la casa sia i restanti mestieri della manutenzione e riparazione di autoveicoli (in particolare carrozzieri ed elettrauto) si delinea il perimetro delle imprese maggiormente esposte alla concorrenza sleale dell’abusivismo  che a fine 2021 conta un totale di 709.959 imprese attive, con un’alta vocazione artigiana: le imprese artigiane nei settori in esame sono, infatti, 587.523 e rappresentano l’82,8% del totale, quota 3,3 volte il 24,8% osservato per il totale economia. L’artigianato è particolarmente esposto: nei mestieri in esame si concentra il 45,9% delle imprese artigiane, una quota più che tripla rispetto al 13,7% rilevato per il totale imprese. A livello territoriale le incidenze più alte dell’artigianato nei settori esposti alla concorrenza sleale  nelle regioni si riscontrano in Trentino-Alto Adige con il 91,9%, Friuli-Venezia Giulia con il 90,0%, EmiliaRomagna con l’88,9%, Marche e Valle d’Aosta, entrambe con l’88,8%.Per quanto riguarda le province si rilevano le quote più alte, superiori al 90%, a Provincia Autonoma di Bolzano (93,2%), Biella (93,0%), VerbanoCusio-Ossola (92,8%), Cuneo (92,4%), Lecco e ForlìCesena (entrambe a 92,2%), Ravenna (92,0%), Savona (91,9%), Mantova (91,8%), Pordenone e Asti (entrambe a 91,7%), Belluno (91,6%), Vercelli (91,5%), Udine (91,1%), Fermo e Vicenza (entrambe a 91,0%), Pesaro e Urbino (90,6%), Provincia Autonoma di Trento (90,5%), Sondrio e Rimini (entrambe a 90,2%) e Ferrara (90,1%). All’opposto le incidenze più basse sono quelle di Napoli (54,5%) preceduta da Caserta (60,8%), Caltanissetta (67,0%) e Roma (70,3%). Considerando la quota che il totale dei mestieri sotto pressione per concorrenza sleale dell’abusivismo ha sul totale delle imprese artigiane, i valori più alti sono quelli del Lazio con il 58,2%, della Liguria con il 57,2%, del Piemonte con il 49,3%, della Valle d’Aosta con 47,2% e del Molise con il 47,1%. A livello provinciale i mestieri in esame sono oltre la metà delle imprese artigiane a: Imperia (63,5%), Roma (61,3%), Savona (58,7%), Trieste (57,9%), Genova (55,9%), Viterbo (53,8%), La Spezia (51,7%), Rieti (51,3%), Latina (51,2%), Biella (51,0%), Livorno (50,9%), Torino (50,8%), Vercelli (50,7%), Isernia (50,5%), Grosseto (50,4%) e Milano (50,2%). Le incidenze più basse si rilevano invece a Prato (33,0%), Nuoro (34,9%) e Fermo (35,3%).