Le micro e piccole imprese a rischio nei settori più esposti al caro-energia – Una analisi settoriale sul peso della spesa per prodotti energetici sul fatturato individua quarantatre comparti più esposti al caro-energia in cui operano 881 mila micro e piccole imprese (MPI), con 3 milioni 529 mila addetti. Nelle micro e piccole imprese comprese nel perimetro dei comparti travolti dall’esplosione dei prezzi delle commodities energetiche lavora il 20,6% degli addetti dell’intero sistema delle imprese italiane.

L’analisi individua dieci comparti manifatturieri (divisioni Ateco 2007, 2 digit) con una più elevata intensità di utilizzo di gas ed energia elettrica. Si tratta dei settori maggiormente energivori dei minerali non metalliferi (ceramica, vetro, cemento, refrattari, ecc), carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo.

Sono aggiunti sedici cluster manifatturieri (gruppi a 3 digit Ateco 2007) con spesa per energia in linea (o superiori) con le sopra selezionate divisioni Ateco 2007 energivore, che comprendono attività del tessile, taglio, piallatura e fabbricazione di prodotti in legno, stampa, produzione di batterie di pile e accumulatori elettrici, apparecchi per uso domestico, parti ed accessori per autoveicoli e loro motori, fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

Infine, il perimetro settoriale è integrato da diciassette comparti dei servizi messi maggiormente sotto pressione dall’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti, con una maggiore diffusione di margini più contenuti e rapidamente erosi dal caro-energia. Si tratta dei settori di commercio di materie prime agricole e prodotti alimentari, alloggio, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive (piscine, palestre, ecc..), parchi di divertimento, pulitintolavanderie e centri per il benessere fisico. A questi si aggiungono i settori del sistema dei trasporti colpiti dall’aumento del costo del gasolio, trainato dall’escalation dei prezzi di gas ed elettricità delle ultime settimane: si tratta delle imprese dei comparti di trasporto merci su strada e servizi di trasloco, taxi, noleggio di autovetture e autobus con conducente, il trasporto marittimo e per vie d’acqua. Colpita anche logistica, con il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti; su alcune di queste attività, come nella intermediazione di prodotti agricoli ed alimentari, gravano anche i pesanti rincari per la refrigerazione delle merci deperibili.

La MPI a rischio per regione – In chiave territoriale, la più elevata esposizione ai disastrosi effetti del caro-energia in termini di occupati si registra in Lombardia con 139mila MPI con 751mila addetti nei 43 settori a rischio; seguita da Veneto con 77mila MPI con 376mila addetti, Emilia-Romagna con 72mila MPI con 357mila addetti, Lazio con 79mila MPI con 304mila addetti,  Piemonte con 62mila MPI con 262mila addetti,  Campania con 77mila MPI con 240mila addetti,  Toscana con 63mila MPI con 228mila addetti,  Puglia con 57mila MPI con 177mila addetti e Sicilia con 63mila MPI con 165mila addetti.