Aziende energia e utility: il caro-tassi non ferma gli investimenti
Il 54,6% delle società del settore ha piani integrati di spesa nel digitale (vs 40,9% media Italia) e il 41,1% investe in tecnologie green (vs 28,2%)

A gennaio 2024 la produzione manifatturiera scende del 3,7% rispetto un anno prima (-1,2% rispetto a dicembre), dopo il calo del 2,2% del 2023. Il calo su base annua è brusco in tutta l’Unione europea (-6,5%), appesantito dalla caduta del 5,4% in Germania, mentre la manifattura tiene in Spagna (+0,4%) e in Francia (+0,1%). Dopo il recupero delle attese degli ordini delle imprese manifatturiere nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024, il saldo scende bruscamente a febbraio. Nel primo bimestre del 2024 sale del 3,5% su base annua la domanda di elettricità della manifattura espressa dall’indice mensile consumi elettrici industriali (IMCEI) di Terna, dopo la flessione del 3,9% nel 2023. Sempre nel bimestre gennaio-febbraio 2024 la richiesta di elettricità sale dell’1,8% y/y dopo il calo del 2,8% del 2023; la crescita della domanda è soddisfatta da maggiori importazioni, mentre la produzione scende del 3,4%%, seguendo il calo del 6,4% del 2023. Secondo l’ultimo bilancio del gas del Mase, a gennaio 2024 il consumo di gas sale del 5,0% y/y, dopo il calo del 10,1% del 2023. Nel primo mese dell’anno le importazioni di gas calano del 15,3%, in linea con la riduzione del 14,8% del 2023. Gli andamenti del mercato del gas monitorati da GME indicano a febbraio 2024 un calo del consumo del 13,7%, con importazioni a -8,2% e la domanda della   manifattura a -5,5%.

In controtendenza, a gennaio sale il volume dell’import di greggio (+4,4%) dopo la flessione dell’1,7% del 2023. L’export del made in Italy a gennaio 2024 segna un calo del 3,2% rispetto a dicembre. In volume il calo tendenziale è dell’1,8%, dopo un pesante -10,3% di dicembre. La bolletta energetica, su base annua, scende a 60,8 miliardi di euro, ritornando sui livelli di febbraio 2022, precedenti all’invasione dell’Ucraina. Sui flussi di commercio estero e le importazioni di energia influiscono le modifiche delle rotte commerciali e i maggiori costi del trasporto marittimo conseguenti alla crisi del Mar Rosso: a marzo 2024 (dati al 19/3) il volume medio giornaliero degli scambi commerciali in transito per Canale di Suez si riduce di due terzi (-66,6%) rispetto a quello di novembre 2023, mese d’inizio degli attacchi degli Houthi a navi occidentali nel Mar Rosso mentre, sempre tra novembre 2023 e marzo 2024, il volume degli scambi commerciali in transito per il Capo di Buona Speranza è aumentato del 60,4%.

In attesa delle decisioni sui tassi nelle prossime riunioni del Consiglio direttivo della Bce di aprile e  giugno, la stretta monetaria mantiene elevato il costo del denaro: a gennaio 2024 il costo del credito bancario per le imprese è pari al 5,54%, superiore di 393 punti base rispetto a giugno 2022, mese precedente all’avvio della stretta monetaria. A fronte del caro-tassi, cede la domanda di credito: a gennaio 2024 i prestiti delle imprese scendono del 4,0% su base annua, accentuando il calo del 3,6% di dicembre 2023.

Nonostante la stretta creditizia, vi sono good news per il bilancio 2023 degli investimenti. Nel quarto trimestre del 2023, l’aumento degli investimenti contribuisce con mezzo punto alla crescita del PIL dell’economia italiana. Come esaminato nel rapporto ‘Meccanica 2024’ di Confartigianato, nel 2023 gli investimenti in macchinari e impianti in Italia salgono del 6,4% su base annua a fronte del +3,9% della media Ue 27, facendo meglio di Francia (+4,2%) e Germania (+3,0%), mentre la Spagna è in territorio negativo (-1,8%).

Investimenti, fattore chiave per le transizioni digitale e green – L’analisi dei dati di Unioncamere-Anpal evidenzia che nel 2023 il 54,6% delle imprese di energia e utilites  ha adottato piani integrati di investimenti nel digitale, superiore rispetto al 40,9% della media delle imprese. Nel 50,0% dei casi gli investimenti hanno attivato la formazione del personale, nel 13,2% la domanda di servizi di consulenza e nel 7,7% il reclutamento di personale con competenze adeguate. Tra il 2018 e il 2022 il 41,1% delle imprese di energia e utilites  ha attivato investimenti green, in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale, a fronte del 28,2% della media delle imprese. Nel 37,6% dei casi l’investimento green ha impattato sui costi aziendali, nel 53,2% su altri fattori, prevalentemente in un aumento delle vendite (43,2% delle imprese che hanno investito) e della produttività e dell’efficienza aziendali (34,2%), mentre è risultato più contenuto l’impatto sull’occupazione, rilevato nel 5,5% dei casi, circa un terzo del 16,2% della media della manifattura, confermando che nel settore energetico i processi di accumulazione di capitale sono maggiormente labour saving.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 26 marzo 2024