Brics, con l’allargamento copre il 39% dell’import oil e gas italiano
Al via il summit in Russia con le richieste di ingresso di Algeria, Kazakhstan e Nigeria. Con l’arrivo di nuovi membri il gruppo rappresenterà più della metà della domanda mondiale di energia e più del doppio di quella del G7

Oggi si apre a Kazan in Russia il 16° incontro ufficiale dei BRICS, in un contesto internazionale caratterizzato da forti tensioni causate dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Le crisi geopolitiche in corso possono causare interruzioni nelle forniture o aumenti dei prezzi dell’energia, aumentando l’incertezza e i costi operativi delle imprese (QE 15/10). Alcune delle ricadute sulle imprese delle turbolenze sui mercati energetici sono esaminate nel report che l’Ufficio Studi di Confartigianato presenta oggi in un webinar nell’ambito della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità 2024, che si tiene dal 21 al 26 ottobre, con 65 eventi in tutta Italia.

I dieci paesi BRICS+, che a Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa aggiungono da inizio 2024 Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran, sommano il 27,3% del PIL mondiale e il 44,7% della popolazione. Il gruppo di paesi rappresenta un player dominante sul mercato mondiale dell’energia, sia sul lato dell’offerta che su quello della domanda, determinando quasi la metà (47,3%) dei consumi mondiali di energia, circa il doppio del 25,6% dei paesi del G7.

Le richieste di ingresso nel club, punti di forza e criticità – Nei giorni scorsi è stata anticipata una richiesta di ingresso per 34 paesi. Se consideriamo i paesi che hanno già formalizzato la richiesta dal summit dell’agosto 2023, l’analisi dei dati del Statistical Review of World Energy – che nel 2023 passa da BP a Energy Institute – evidenzia che la domanda di energia dei 26 paesi del potenziale perimetro BRICS+ sale al 53,7% del totale mondiale. Il gruppo di paesi in esame rappresenta il 43,8% del consumo di gas e il 43,0% di quello di petrolio e concentra l’80,8% del consumo di carbone. Il gruppo allargato dei BRICS, da un lato determina il 60,0% delle emissioni di CO2 e dall’altro registra una crescente apporto della produzione da rinnovabili, la cui quota sul totale mondiale sale al 51,6%.

I BRICS+ intendono rafforzare il multipolarismo e ridurre la dipendenza dal dollaro nelle transazioni internazionali, promuovendo istituzioni finanziarie che supportino la realizzazione di infrastrutture nei paesi partecipanti. L’adesione al club porta i vantaggi dell’accesso a primarie forniture energetiche e ai vasti mercati emergenti di Cina, India e Russia e di una diversificazione delle alleanze internazionali. Con i punti di forza coesistono alcune criticità. I diversi sistemi politici rendono più difficili la cooperazione tra i membri e i processi decisionali: secondo la classificazione pubblicata da Our World in Data, nel gruppo coesistono tre autocrazie chiuse (Cina, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti), cinque autocrazie elettorali (Russia, India, Egitto, Etiopia e Repubblica Islamica dell’Iran) e due democrazie elettorali (Brasile e Sud Africa). Le profonde differenze dei regimi nazionali rendono più difficile la creazione di processi istituzionali formali. Il persistere di rivalità e tensioni tra paesi membri – come quelle tra Cina e India e tra Arabia Saudita a Iran – è un fattore di instabilità nel gruppo. La difficile composizione delle crisi in atto evidenzia che sul piano geopolitico nel gruppo vi sono posizioni antagoniste (Cina, Russia e Iran) nei confronti del G7 e della leadership americana, mentre altri paesi mantengono una maggior equidistanza nelle relazioni commerciali e diplomatiche con i paesi occidentali.

Il mondo BRICS+ e l’import di energia dell’Italia – Dopo la riduzione della dipendenza energetica dalle forniture russe, nei primi sette mesi del 2024 il peso dei BRICS+ nell’import di petrolio greggio e gas dell’Italia si limita al 7,9% del totale, con il 3,8% della Russia, il 2,8% dell’Arabia Saudita e lo 0,8% del Brasile. Tra i paesi che hanno fatto richiesta di ingresso nei BRICS+ vi sono primari fornitori di commodities energetiche, quali l’Algeria, primo fornitore dell’Italia con il 19,9% dell’import di petrolio greggio e gas, il Kazakhstan con il 6,9% e la Nigeria con il 3,5%. Con questi apporti il peso dell’import di commodities energetiche dal gruppo dei BRICS potenzialmente allargato salirebbe al 38,7%.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 22 ottobre 2024