Caos energia, imprese a rischio e armi spuntate di politica economica
Import di energia a 100 miliardi di €. MPI: +21,1 miliardi € costo elettricità, Il decoupling prezzi diesel-benzina

La fine dell’estate 2022 è dominata dai segnali recessivi del caro-energia e dalla pericolosa sincronizzazione delle politiche economiche restrittive, dopo che nel secondo trimestre del 2022 l’Italia aveva registrato una crescita del PIL dell’1,1% rispetto al trimestre precedente, facendo meglio del +0,8% della media dell’Eurozona, del +0,5% della Francia e del +0,1% della Germania.
Il caos energia – Il quadro è dominato dal prezzo del gas europeo (TTF) letteralmente fuori controllo e le ricadute sulle bollette elettriche. Ad agosto il prezzo all’ingrosso dell’elettricità (PUN) è salito a 543 euro per MWh, il 383,1% in più rispetto ad agosto 2021; nei primi dodici giorni di settembre il prezzo rimane sui 482 euro per MWh, il triplo rispetto a 12 mesi prima. Altri segnali statistici sottolineano la forte turbolenza in atto sui mercati energetici. A seguito della crisi idrica, a luglio la produzione idroelettrica cade del 32,1% su base annua, dopo il calo del 37,4% di giugno. L’accelerazione dei prezzi di gas ed elettricità di fine agosto si riverbera anche sul decoupling tra prezzo del gasolio e benzina: dal 22 agosto al 12 settembre 2022 il prezzo del gasolio al self-service elaborato da QE-Quotidiano Energia è salito del 4,1% a fronte di un calo dell’1,8% per la benzina. I prezzi all’importazione di gas e petrolio greggio sono più che raddoppiati (+108,1% a luglio) e a giugno il valore dell’ import di energia negli ultimi dodici mesi tocca quota 100 miliardi di euro, pari al 5,3% del PIL.
Le quote dell’import di gas – L’analisi dei bilanci del gas evidenza che nei quattro mesi successivi all’invasione dell’Ucraina la quota più elevata di gas importato si riferisce al punto di ingresso di Mazara del Vallo (dall’Algeria); scende di 16,7 punti rispetto allo stesso periodo del 2021 quella relativa al gas in ingresso a Tarvisio (Russia), calo compensato dall’aumento di 9,3 punti di quella di Passo Gries (da Norvegia e Paesi bassi) e di 5 punti di quella di Melendugno (da Azerbaigian).  La risorsa gas è vitale, ma nei quattro mesi di guerra l’export di gas è salito a 1,7 miliardi di mc di gas, quasi sei volte l’export dello stesso periodo del 2021; su base mensile si tratta di un volume di export (345 milioni di mc al mese) pari all’83% del gas importato (417 milioni di mc) da una nave di stoccaggio e rigassificazione.
Le ricadute sulle imprese e il rischio recessione – Negli ultimi dodici mesi il costo dell’energia elettrica per le micro e piccole imprese (MPI) è salito di 21,1 miliardi di euro; nel caso di un consolidamento dei prezzi di luglio e agosto negli ultimi quattro mesi dell’anno, nel 2022 le micro e piccole imprese pagherebbero per l’elettricità 42,2 miliardi di euro in più rispetto al 2021, un impatto superiore a dieci punti (10,9%) del valore aggiunto delle MPI. Nei 43 settori maggiormente esposti al caro energia operano 881 mila MPI – il 19,9% delle imprese italiane – con 3,5 milioni di addetti. Da una recente rassegna dell’Upb emerge che una interruzione del gas dalla Russia generebbe nel 2023 in Italia un impatto recessivo tra 1,5 e 3,8 punti di PIL.
Per fronteggiare le conseguenze della guerra dell’energia le armi di politica economica sono spuntate. Con un elevato debito pubblico, la Commissione europea raccomanda politiche fiscali prudenti. In questa prospettiva, in Italia si fatica a reperire risorse per un pacchetto di aiuti pari a circa lo 0,6% del PIL; nel contempo in Germania (QE 5/9) sono annunciati nuovi interventi per l’1,8% del PIL e nel Regno Unito (QE 9/9) addirittura per il 6,0% del PIL.
Per l’economia italiana si delinea una pericolosa sincronizzazione pro-ciclica tra politica fiscale e quella monetaria. Per rallentare la crescita dei prezzi, giovedì scorso il Consiglio della Bce ha varato un rialzo dei tassi di 75 punti base, dopo che la Fed ha assunto un marcato orientamento restrittivo. Infine, servono conti pubblici in ordine per beneficare dello scudo anti spread varato a luglio dalle Bce: l’intensificazione dell’acquisto di titoli, infatti, è condizionato a deficit e debito pubblico sostenibili, oltre che al rigoroso rispetto degli impegni del PNRR.

Rubrica ‘Imprese ed energia ‘ del 12 settembre  2022