Competenze green, energia e utility settore leader
52,2% delle entrate di lavoratori ad alta competenza vs 41,7% media. Il 39,1% è difficile da reperire, oltre la metà in Piemonte (58,6%) e Veneto (55,1%)

Il settore dell’energia e utilities è un avamposto nella transizione green del sistema delle imprese italiane. L’analisi dei dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ANPAL evidenzia che lo sviluppo di matrici tecnologiche energy saving e finalizzate a ridurre l’impatto sull’ambiente è più marcato nei settori energivori e in quelli in cui l’energia è prodotta. Nel 2022 il 23,5% delle imprese realizza investimenti in tecnologie green, con maggiori accentuazioni per petrolchimica e farmaceutica (46,5%), public utilities (42%), gomma e materie plastiche (38%), estrazione di minerali (32,6%), vetro, cemento, ceramica, ecc. (31,8%), trasporto e logistica (31,2%) e alimentari e bevande (29,8%). Questo perimetro settoriale indica che l’efficienza energetica, una mobilità e logistica più sostenibili, insieme all’offerta di energia e di servizi di trasporto e ambientali rappresentano i driver di una domanda di beni di investimento finalizzati al risparmio energetico e al minore impatto ambientale. La propensione ad investire in tecnologie green si associa ad una robusta domanda di lavoro: il 23,5% delle imprese che investe in tecnologie green determina il 33,8% entrate.

Sul fronte del mercato del lavoro, le imprese richiedono come necessarie le competenze green, ovvero l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, per 4,2 milioni di posizioni, pari all’81,1% delle entrate previste nel 2022. Tale quota è in aumento di quasi cinque punti rispetto all’anno precedente, quando le competenze green erano richieste al 76,3% delle entrate previste. Nel 41,7% delle entrate le imprese richiedono la presenza di competenze green con un elevato grado di importanza (medio-alto e alto); anche in questo caso la quota è in sensibile aumento rispetto al 37,9% rilevato l’anno precedente.

L’analisi per settore evidenzia che il comparto energia e utilities è quello che richiede una maggiore la quota di lavoratori per cui deve essere più marcata l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale. Un elevato grado di importanza (medio-alto e alto) registra il massimo proprio per le imprese di energia, gas, acqua e rifiuti, con una quota del 52,2%. Seguono, con valori superiori alla media, estrazione di minerali con 50,6%, servizi di alloggio, ristorazione e servizi turistici con 50,0%, istruzione e servizi formativi privati con 48,2%, costruzioni con 47,8%, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli con 46,4%, lavorazione dei minerali non metalliferi con 42,9%, commercio al dettaglio con 42,4% e servizi informatici e delle telecomunicazioni con 41,8%.

L’analisi territoriale mostra che, tra le maggiori regioni, la marcata connotazione green è più diffusa nel Lazio, dove al 57,8% delle entrate viene richiesto con elevato grado di importanza l’orientamento a processi energy saving e con un ridotto impatto sull’ambiente; seguono Toscana con il 56,6%, Lombardia con il 54,2% ed Emilia Romagna con il 52,3%. Tra le altre regioni, si osserva una maggiore accentuazione in Umbria, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Sardegna.

Il 39,1% delle entrate per cui è richiesto un più marcato orientamento green è di difficile reperimento. Tale quota è più elevata in Piemonte – Valle D’Aosta con 58,6%, Veneto con 55,1%, Emilia Romagna con 42,7%, Puglia con 42,0% e Campania con 41,0%. Tra le altre regioni si rileva una elevata difficoltà di reperimento in Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Liguria e Umbria.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 6 giugno 2023