Crisi della manifattura, profondo rosso per moda e meccanica
Peggiora l’automotive, che nel 2024 perde un quarto della produzione. Nelle imprese dei comparti in recessione 1,9 milioni di occupati e il 29,7% della domanda manifatturiera di energia
I dati sulla produzione industriale pubblicati venerdì scorso dall’Istat confermano la crisi della manifattura, sulla quale incide un mix di fattori, quali la mancata ripresa del commercio internazionale, la caduta della domanda di beni di investimento conseguente alla stretta monetaria, la recessione in Germania e le incertezze dell’automotive nella difficile transizione alla mobilità elettrica. Il calo dell’attività manifatturiera è determinante nell’azzeramento della crescita del PIL nel terzo trimestre del 2024.
Nei primi nove mesi del 2024 la produzione manifatturiera scende del 3,4%, con cali più pesanti e più ampi della media per la moda (-10,8%) e i settori della meccanica rappresentati da mezzi trasporto (-9,2%), macchinari e impianti (-4,2%) e metallurgia e metalli (-3,7%).
Pesa il forte peggioramento congiunturale dell’automotive, con la produzione di autoveicoli che nei primi nove mesi del 2024 si riduce del 25,5%. Il 2024 è il terzo anno peggiore del secolo per l’attività di produzione di auto dopo il 2009 (calo del 28,9% nei primi nove mesi dell’anno, a seguito della crisi dei mutui subprime) e il 2020 (cedimento del 28,9% a seguito della pandemia da Covid 19). Rimane elevata l’incertezza della domanda di veicoli elettrici: per raggiungere l’obiettivo al 2030 del Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC), servirebbero 49 mila auto elettriche in più al mese, ma secondo i dati Unrae nei primi dieci mesi del 2024 se ne sono immatricolate poco più di 5 mila al mese. La fase recessiva dell’auto colpisce un ampio indotto, su cui dominano i settori della meccanica: prodotti in metallo con 9,3% del valore aggiunto della filiera, macchinari con il 6,9% e la metallurgia con il 4,2%.
Ad ottobre 2024 cedono ulteriormente le attese sugli ordini per moda e meccanica, che presentano diffusi saldi negativi e in peggioramento rispetto a settembre.
Sul calo della produzione di macchinari contribuisce una stretta monetaria che tra giugno 2022 e settembre 2024 ha aumentato di 337 punti base il costo del credito alle imprese. Al crescere del costo del denaro cede la domanda di investimenti in macchinari che nel primo semestre del 2024 scende del 4,6% su base annua, con una intensità più che doppia rispetto al calo dell’1,9% della media Ue a 27. Sul basso profilo degli investimenti in macchinari pesa ‘l’effetto burocrazia’ per Transizione 5.0, rappresentato da un eccessivo carico di adempimenti imposto alle imprese per accedere agli incentivi che ne frena l’utilizzo.
Il ritardo nella ripresa del commercio internazionale determina un calo del 4,4% delle esportazioni di moda e meccanica, più severo rispetto al -0,5% della media della manifattura. In particolare, il conclamato secondo anno di recessione in Germania determina una caduta della domanda del maggiore mercato del made in Italy. Nei primi otto mesi del 2024 la flessione dell’export verso la Germania dei prodotti della moda, della meccanica e dell’automotive arriva al -11,0%, il doppio rispetto al -5,6% del totale delle esportazioni totali nel paese e su cui influisce la riduzione di oltre un quarto (-27,3%) delle esportazioni di autoveicoli sul mercato tedesco.
Il difficile ciclo congiunturale di moda e meccanica, che coinvolge 151 mila imprese con 1 milione 912 mila occupati, determina una forte diminuzione delle previsioni di assunzione che nel trimestre novembre 2024-gennaio 2025 scendono del 21,7% su base annua rispetto lo stesso periodo del 2023 – pari ad oltre 35 mila entrate in meno nel trimestre – e con una intensità doppia rispetto al -9,9% della media della manifattura.
Gli impieghi di energia dei settori in maggiore crisi – L’analisi degli impieghi dei flussi di energia dell’Istat evidenzia che moda e meccanica rappresentano il 29,7% della domanda di energia per la gestione di riscaldamento, illuminazione, processi industriali e per il trasporto dell’intera manifattura, con una prevalenza della metallurgia, che determina quasi i due terzi (61,2%) del consumo energetico dei settori in esame. Sul consumo totale della manifattura, moda e meccanica determinano il 24,7% del gas naturale, il 34,5% dei carburanti per il trasporto, il 38,3% dell’energia elettrica e la quasi la totalità (94,6%) del carbone, consumo concentrato nella metallurgia.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 12 novembre 2024