Dopo la ripresa, atteso un (lungo) inverno fiscale
Dal 2025 correzione di almeno 0,5 punti di Pil. Sostegno agli investimenti da Transizione 5.0 e Pnrr

Prima della pandemia l’economia italiana presentava caratteri di debolezza che ne hanno limitato la crescita. Tuttavia, nella successiva fase di ripresa, l’Italia ha mostrato una straordinaria capacità di reazione. Nonostante le incertezze conseguenti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, alla crisi energetica e alla stretta monetaria, l’Italia è cresciuta più degli altri maggiori economie europee – anche grazie al sostegno del PNRR – registrando dei successi per il lavoro, l’export e l’accumulazione di capitale. Nonostante il miglioramento, c’è ancora molto da fare sul fronte delle riforme per colmare i ritardi strutturali e affrontare le sfide poste dal declino demografico. Il ritorno dell’austerità fiscale potrebbe compromettere alcuni dei risultati raggiunti.

I risultati – Vediamo nel dettaglio alcune delle performance del sistema delle imprese e dell’economia italiana in questi ultimi anni. Tra il 2019 e il 2023 il PIL pro capite in termini reali in Italia ha cumulato un aumento del 4,7%, un ritmo più che doppio del +2,1% dell’Eurozona.

Sui mercati esteri si è consolidato il successo del made in Italy, con il volume delle esportazioni manifatturiere che è salito dell’8,6% in quattro anni mentre è ristagnato (-0,6%) in Germania ed è sceso in Francia (-3,8%). La crescita della domanda di lavoro delle imprese nell’ultimo biennio ha portato ad un aumento di 3,3 punti percentuali del tasso di occupazione, di oltre un punto più ampio dell’aumento di 2,1 punti della media europea. L’Italia mantiene la posizione di leadership anche per la dinamica dell’occupazione nell’energia (QE 30/4). Tra il 2019 e il 2023 gli investimenti in macchinari e impianti – al netto dei mezzi di trasporto – in Italia sono saliti del 19,7%, un tasso quasi triplo della media (+6,8%) dell’Eurozona.

Analizzando altre variabili di carattere ambientale ed energetico, si osserva che nell’ultimo quadriennio le emissioni pro capite sono scese del -4,1%, come delineato nell’aggiornamento degli indicatori di benessere equo e sostenibile fornito venerdì scorso dall’Istat. In due anni la richiesta di energia elettrica si è ridotta del 3,8% mentre il volume delle importazioni di energia è sceso dell’1,6%. Con l’esplosione dei prezzi la bolletta energetica raggiunge il picco del 2022, nel 2023 rimane di 0,4 punti di PIL al di sopra del livello del 2021.

Il trend di ripresa sarà indebolito da politiche economiche poco espansive. Il prossimo giugno sarà un mese chiave per le decisioni dei policy makers. Nella riunione del 6 giugno il Consiglio direttivo della BCE potrebbe adottare il primo taglio dei tassi mentre entro il 21 giugno potrebbe arrivare dalla autorità dell’Unione europea l’apertura della procedura di infrazione per eccesso di deficit, con l’Italia che registra il rapporto deficit/PIL (7,4%) più alto nell’Unione. Peraltro, con Italia e Francia, sono undici i paesi dell’Ue con un deficit superiore al 3% del PIL e che andranno sotto osservazione nelle prossime settimane.

Con una procedura per deficit eccessivo, per il bilancio italiano sarebbe necessario un aggiustamento annuale del saldo strutturale di almeno 0,5 punti percentuali di PIL nel prossimo triennio. Come delineato negli scenari elaborati dall’Ufficio parlamentare di bilancio, l’applicazione della riforma del Patto di stabilità e crescita, nell’arco dei prossimi sette anni potrebbe richiedere un aggiustamento fino a 0,6 punti di PIL. Cambia il segno della politica fiscale, dopo che la manovra di bilancio 2024 aveva ampliato il deficit di 0,7 punti di PIL.

Nella prospettiva di una restrizione fiscale e di un tono deflazionistico della politica monetaria, una boccata d’ossigeno per gli investimenti arriva da Transizione 5.0, un intervento da 6,2 miliardi di euro per il biennio 2024-2025, e da cui è atteso un risparmio energetico cumulato di 400mila tonnellate equivalenti di petrolio, come indicato nella Relazione del Governo sullo stato di attuazione del PNRR trasmessa il 26 febbraio 2024. In chiave espansiva agisce l’attuazione degli altri interventi  del PNRR su cui, però, pesano i ritardi: come ha recentemente evidenziato la Corte dei conti, è proprio la capacità amministrativa a evidenziarsi come elemento critico del Piano e della sua esecuzione.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 14 maggio 2024