Il report “Economia e imprese della montagna: perimetri e tendenze” è stato presentato da Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, il 29 maggio 2024 nel corso dell’evento Montagna Futura ospitato dalla Società Geografica Italiana che rappresenta la tappa nazionale dell’omonimo percorso di Confartigianato di approfondimento delle trasformazioni che nei prossimi anni coinvolgeranno i contesti alpini e appenninici e l’impatto sull’attività delle imprese.

I contenuti di ‘‘Economia e imprese della montagna: perimetri e tendenze”

Economia montana – Le aree montane sono classificate secondo vari criteri (altitudine, pendenze e popolazione). In Europa l’Italia ha il più alto PIL generato in aree montane che contribuisce per il 27,7% al PIL europeo di tali aree, quota doppia rispetto al 12,4% che il PIL del nostro Paese rappresenta su PIL totale europeo.
Nelle aree montane operano 552mila unità locali delle imprese per cui lavorano 1,8 milioni di addetti. Alta la vocazione artigiana: le 171mila imprese artigiane operanti in questi territori rappresentano il 13,5% dell’artigianato nazionale e il 24,4% delle imprese a fronte del 20,8% del resto d’Italia. A livello territoriale, la quota media viene superata nel Nord, tra le regioni primeggiano Lombardia con il 33,2%, Piemonte 33,0% e Veneto 31,4% e sono artigiane oltre un terzo delle imprese nelle province di Novara (38,7%), Bergamo (38,2%), Vicenza (35,5%), Varese (35,4%), Torino (35,3%), Bologna (34,7%), Como (33,9%), Biella (33,5%) e Vercelli (33,4%).
Le imprese della montagna generano 313,7 miliardi di fatturato e 90 miliardi di valore aggiunto, il 10,0% del totale Italia.
Occupazione – Dal 2021 al 2023, nonostante l’elevata incertezza conseguente alla guerra in Ucraina, la crisi energetica, la stretta monetarie e la crisi del commercio internazionale, l’occupazione nelle aree montane è cresciuta del 4,1%, accompagnando la ripresa post-pandemica. Nel settore manifatturiero si osserva un maggiore dinamismo nelle province montane (+4,0% vs +3,6% non montane) con una accentuazione nella manifattura di montagna del Nord-Est (+8,7%) e Mezzogiorno (+5,4%).
Carenza di manodopera più critica in aree di montagna – Nel 2023 le 13 province a prevalenza montana – dove oltre la metà della popolazione è in comuni montani – hanno difficoltà nel reperire il 50,4% dei lavoratori, quota superiore di quasi sei punti rispetto al 44,6% del resto d’Italia ed in crescita di 14,5 punti tra il 2021 e il 2023. Il fenomeno della carenza di manodopera è più critico a Bolzano, che si colloca al 1° posto in Italia con il 58,2% delle entrate di difficile reperimento. Seguono Trento al 3° posto in Italia con 55,1%, Valle d’Aosta al 4° posto con 54,2% e Belluno al 10° posto con 51,8%.
Turismo – Le aree montane mostrano un più elevato tasso di turisticità e una più marcata presenza di turisti stranieri e rappresentano il 21,8% delle presenze turistiche. Nell’inverno 2023-2024 le presenze turistiche sono salite dell’8,2% in Italia a fronte del +5,2% della media europea.
Esportazioni – Le vendite all’estero di prodotti manifatturieri delle 13 province a prevalenza montana ammontano a 34,1 miliardi di euro e, pur rappresentando il 5,7% del totale nazionale, hanno contributo in modo importante alla stabilità delle vendite del made in Italy in un anno di crisi del commercio internazionale: nelle aree montane l’export è salito, infatti, del +3,5% rispetto al 2022 a fronte del -0,2 del resto d’Italia e della stabilità dell’export totale. I settori principali di tali province montane sono macchinari, mezzi di trasporto e altre manifatture (tra cui in particolare l’occhialeria).
Tendenze demografiche – Secondo le previsioni demografiche dell’Istat, la popolazione nelle regioni a maggiore carattere montano è prevista in calo più intenso rispetto alla media nazionale. In controtendenza, il Trentino-Alto Adige mostra una crescita della popolazione mentre il calo è più marcato nel Mezzogiorno. Nel 2023 nei comuni di montagna si contano 386.055 abitanti in meno in 10 anni (-5,1% vs -2,1% media), pari al 30,0% del calo assoluto nazionale, quota più che doppia rispetto al peso di 12,1% che tali comuni hanno sulla popolazione.
Investimenti: infrastrutture e lotta al cambiamento climatico – Le imprese in montagna hanno una minore accessibilità alle principali infrastrutture di trasporto rispetto al resto d’Italia. Un imprenditore che opera in montagna, con un profilo medio di mobilità, in un anno impiega il 62,7% di tempo in più rispetto ad un imprenditore in area non montana per accedere ad autostrada, stazione ferroviaria, aeroporto e porto più prossimi.
Nel 2022 l’Italia registra in Ue la più alta perdita economica pro capite derivante da eventi meteorologici e legati al clima: 284 euro a fronte della media di 117 euro. Oltre un quarto (26,4%) delle imprese in comuni montani è a rischio frana, oltre quattro volte il 6,0% rilevato nei comuni non montani, e il 5,1% delle imprese in montagna è ad elevato rischio alluvione, mezzo punto superiore al 4,6% dei comuni non montani.
Con il sostegno degli interventi del PNRR, nel primo trimestre 2024 gli investimenti dei Comuni nelle 13 province a prevalenza montana crescono del 33,8%, circa due punti in più rispetto alle restanti province. A fronte del 10,9% della spesa totale dei comuni, tali province montane concentrano il 14,1% degli investimenti dei comuni.

L’Appendice statistica “Imprese ed economia di montagna: dati per regione e provincia” contiene i seguenti dati per regione e provincia:

  • Imprese totali e addetti
  • MPI e addetti
  • Imprese artigiane e addetti
  • Fatturato e valore aggiunto
  • Presenze turistiche
  • Prestiti al totale della clientela
  • Accessibilità alle infrastrutture di trasporto: autostrade, aeroporti, ferrovie e porti
  • Comuni e popolazione
  • Rischio frane per popolazione, imprese, edifici e beni culturali
  • Rischio alluvioni per popolazione, imprese, edifici e beni culturali