Elaborazione Flash “Export nei settori di MPI nel I trimestre 2015 a +4,1%, meglio del 3,1% del manifatturiero totale. Senza il calo della Russia export salirebbe a +5,4%
Il lavoro evidenzia la migliore performance del made in Italy nei settori di MPI rispetto al manifatturiero ed evidenzia il peso del crollo del mercato russo, con una analisi dettagliata per territorio. Il lavoro è stato oggetto di una
anticipazione alla stampa e nella intranet è disponibile la rassegna stampa completa.



Sintesi del lavoro


Nell’ultimo anno l’export nei settori di MPI è pari a 102,4 miliardi, il 6,2% del Pil. Nel I trimestre 2015 le esportazioni dei settori a maggiore concentrazione di micro e piccole imprese crescono del 4,1% rispetto al +3,1% registrato dall’export totale manifatturiero. Maggiore dinamismo in Veneto con una crescita del 7,0%, seguito da Piemonte con il 6,7%, Emilia-Romagna con il 5,2%, Toscana con il 2,1% e Lombardia con lo 0,3%. Tra le province tassi di crescita a doppia cifra a Napoli con il 14,1%, Belluno con il 13,2%, Treviso con l’11,8%, Alessandria con l’11,6% e Pordenone con il 10,4%. Tassi superiori alla media nazionale anche a Salerno con l’8,6%, Vicenza con l’8,2%, Modena con il 7,1%, Bolzano con il 6,0%, Como con il 5,3%, Perugia con il 5,2%, Torino con il 5,1%, Lecco e Venezia entrambe con il 4,4%. Tra i settori di MPI si registra un dinamismo superiore alla media dell’export per Prodotti alimentari (+5,9%), Mobili (+5,6%), Prodotti delle altre industrie manifatturiere (+5,0%), Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature (+4,3%).

L’area geografica che presenta il maggiore dinamismo delle vendite del made in Italy nei settori di micro e piccola impresa è l’Africa (+28,4%), seguita dall’America (+14,7%). Sale anche l’Asia (+7,6%), guidata dall’aumento del 12,4% dell’Asia orientale). Statico il mercato dell’Europa (+0,7%), risultato di un aumento del 6,5% dei mercati UE con valuta propria (influenzato dal svalutazione del 17,7% del cambio euro/dollaro), di un aumento dell’1,4% dei Paesi dell’Unione monetaria e di un calo del 7,2% dei Paesi europei extra Ue, su cui ha pesato il crollo del mercato russo. La maggiore crescita di acquisti dall’Italia di beni nei settori di MPI per Corea del Sud (+24,4%), seguita dalla Cina (+19,7%), Stati Uniti (+18,3%), Hong Kong (+11,5%), Regno Unito (+9,0%), Spagna (+8,0%, il mercato dell’Eurozona più dinamico), Svizzera (+7,8%), Polonia (+5,8%). All’opposto registrano una flessione il Belgio (-1,7%) e la Francia (-3,1%); un forte calo si osserva per gli Emirati Arabi Uniti (-13,0%) mentre si delinea un vero e proprio crollo per la Russia, dove l’export di MPI scende addirittura del 34,6%.


Senza il calo della Russia l’export nei settori di MPI avrebbe registrato un tasso di crescita del 5,4%, di 1,3 punti superiore al 4,1% effettivo. In particolare il mercato russo vale 4 punti di mancata crescita dell’export nei settori di MPI nelle Marche, 2,5 punti in Abruzzo, 2,1 punti in Emilia Romagna, 1,9 punti in Friuli Venezia Giulia, 1,5 punti in Umbria, 1,4 punti in Lombardia e 1,2 punti in Veneto.


L’esposizione dei territori sul mercato russo. In termini di export manifatturiero sul valore aggiunto, la regione più esposta verso la Russia è quella delle Marche (1,7%); segue l’Emilia-Romagna con l’1,4%, il Veneto con l’1,2%, il Friuli-Venezia Giulia con l’1,0% e la Lombardia con lo 0,9%. La provincia più esposta è Fermo con il 4,3%; seguono Reggio Emilia con il 2,2%, Vicenza con l’1,9% e Chieti e Rimini con l’1,8%, Pesaro-Urbino e Treviso con l’1,6%, Ascoli Piceno e Macerata con l’1,5%.