Elaborazione Flash “Alcune evidenze su finanza locale e partecipate locali. Focus su spesa e fabbisogni standard dei comuni” incentrata su una analisi dei dati MEF-Sose di OpenCivitas sul grado di efficienza della spesa dei comuni delle regioni a statuto ordinario e dei relativi 87 capoluoghi di provincia che aggiorna e approfondisce l’analisi proposta nel paragrafo “Gli spazi per recuperare efficienza della spesa dei Comuni in relazione ai fabbisogni standard” contenuto nell’11° Rapporto annuale presentato all’Assemblea di giugno 2016.

SINTESI 

L’analisi della dinamica del gettito fiscale evidenzia che il 60,3% dell’aggiustamento fiscale dopo crisi 2011 deriva dalle maggiori imposte comunali. In 5 anni salgono del 27,2% le principali imposte locali, del 15,2% le tariffe regolamentazione locale, mentre si riduce del 4,7% potere acquisto famiglie e del 2,8% i trasferimenti. Pesano gli effetti delle manovre bilancio: 11,9 miliardi di euro su finanze comunali tra 2010 e 2015. Profili di criticità delle partecipate locali: redditività al 3,5% del valore della produzione, più che dimezzato (1,6%) per i soggetti a totale partecipazione pubblica. A fronte di una incidenza media del costo del lavoro pari al 23,1% del costo della produzione, sale al 31,5% per gli organismi a totale partecipazione pubblica. Il 28,4% delle partecipate locali è in perdita, il 30,3% ha più amministratori che dipendenti – sono 1.085 le partecipate locali attive senza addetti – e il 44,1% ha una produzione inferiore ad 1 milione di euro. Due partecipate locali su tre (65,3%) operano al di fuori dei settori tipici dei servizi pubblici locali e solo il 2,1% dei servizi sono affidati con gara. 

L’analisi su 6.313 comuni delle regioni a statuto ordinario dei fabbisogni standard, spesa storica e quantità di servizi erogati individua nel 2013 quattro tipologie di comuni: efficienti (spesa inferiore a fabbisogno standard e quantità di servizi erogati superiore al livello servizi offerti enti simili), sopra livello (spesa superiore a fabbisogno standard e quantità di servizi erogati superiore al livello); sotto livello (spesa inferiore a fabbisogno standard e quantità di servizi erogati inferiore al livello) e inefficienti (spesa storica superiore a fabbisogno standard e quantità di servizi erogati inferiore al livello). In termini di numerosità i comuni sono prevalentemente sotto livello (35,8% dei comuni, pari a 2.262 unità), seguiti dai comuni efficienti (26,6%, pari a 1.680 unità), dai comuni inefficienti (20,3%, pari a 1.284 unità) e dai comuni sopra livello (17,2%, pari a 1.087 unità). La spesa si concentra soprattutto nei comuni inefficienti (30,7% della spesa, pari a 10.132 milioni di euro), seguiti dai comuni sotto livello (28,6%, pari a 9.444 milioni), dai comuni efficienti (22,7%, pari a 7.495 milioni) e dai comuni sopra livello (18,0%, pari a 5.925 milioni). I Comuni sotto livello offrono meno servizi registrando però una spesa inferiore del 13,9% rispetto al fabbisogno standard (pari a 1.523 milioni di euro in meno); i Comuni efficienti offrono più servizi spendendo il 12,1% in meno rispetto al fabbisogno (pari a 1.033 milioni in meno). All’opposto i Comuni inefficienti offrono meno servizi registrando però una spesa storica superiore del 18,7% rispetto al fabbisogno standard (1.598 milioni in più) ed i Comuni sopra livello offrono più servizi spendendo il 18,4% in più (922 milioni in più). Nel lavoro analisi per regione, per provincia e per i capoluoghi di provincia e un focus con analisi su 2 mila comuni su efficacia ed efficienza della spesa per asili nido.

L’analisi per le dodici funzioni dei comuni capoluogo – ufficio tributi, ufficio tecnico, anagrafe, servizi generali, viabilità, trasporto pubblico locale, verde pubblico, gestione rifiuti, servizi sociali, asili nido, polizia locale e istruzione pubblica – evidenzia che la performance del comune si spiega con la prevalenza delle funzioni con la medesima performance ma accompagnata da quota significative di funzioni che presentano standard di efficienza in controtendenza rispetto al posizionamento del comune: ad esempio, per i comuni capoluogo efficienti la gestione è efficiente per il 48,4% delle funzioni, ma coesiste un 9,1% di funzioni inefficienti mentre, all’opposto, per i comuni capoluogo inefficienti il 37,5% delle funzioni è gestita in modo inefficiente a fronte di un 6,9% delle funzioni sono gestite in modo efficiente. Il posizionamento finale del comune è il risultato di una complessa organizzazione di processi su cui agiscono evidenti rigidità – quali vincoli normativi, la qualità del management, mobilità del personale, ecc. – che determinano una non ottimale allocazione delle risorse. 


Incrociando i dati su spesa e fabbisogno standard dei comuni con il prelievo su una micro impresa tipo connesso ai tre principali tributi comunali – Imu, Tasi ed addizionale comunale Irpef – si calcola un prelievo fiscale di 4.249 euro l’anno, di cui 3.373 euro (79,4%) da Imu e Tasi ed i restanti 876 euro (20,6%) da Addizionale comunale Irpef. Il prelievo maggiore, pari a 4.373 euro l’anno, si riscontra nei comuni inefficienti, seguono con 4.234 euro i comuni sotto livello, con 4.195 euro i comuni sopra livello e infine con 4.173 euro i comuni efficienti: una micro impresa tipo localizzata nei comuni inefficienti beneficia di un livello più basso dei servizi a fronte di un prelievo superiore del 4,8% rispetto a quello osservato nei comuni efficienti, pari ad un maggiore esborso di 200 euro. Il divario delle aliquote dei differenti tributi vede l’aliquota di Imu e Tasi nei comuni inefficienti superiore di 0,30 per mille rispetto a quella dei comuni efficienti mentre la loro aliquota effettiva dell’Addizionale comunale Irpef è di 0,07 punti percentuali superiore a quella applicata dai comuni efficienti.