Highlights del lavoro
L’andamento dei tassi di interesse e dei prestiti alle imprese – Il recupero dell’economia è sostenuto dall’allineamento favorevole di fattori esogeni quali tassi di interesse, tasso di cambio e prezzi dell’energia. In otto mesi di attività del Quantitative Easing – tra 9 marzo e 31 ottobre 2015 – la BCE ha comprato 63,2 miliardi di bond italiani, quasi la metà (48,6%) dei circa 130 previsti.
La politica monetaria espansiva manifesta effetti positivi più evidenti sul costo del credito continuando a spingere verso il basso i tassi di interesse: a settembre 2015 il tasso sui prestiti per nuove operazioni alle società non finanziarie  è di 105 punti base più basso rispetto al valore di un anno prima; grazie a questa discesa il tasso di interesse pagato dalle imprese italiane è di 10 punti base più basso di quello dell’Eurozona, chiudendo il gap Italia-Uem dopo oltre quattro anni, in cui si era toccato il picco massimo di 96 punti base a dicembre 2012.  Si osserva una riduzione (-76 p.b.) anche per il tasso sui prestiti fino a 250.000 euro; questa tipologia di prestito, strutturalmente più costosa, a settembre 2015 presenta un spread con il totale dei prestiti di 153 punti base.
Effetti ritardati delle misure non convenzionali di politica monetaria sul fronte delle quantità di credito alle imprese; ad agosto 2015 la dinamica dei prestiti segna un calo dello 0,6%, con un miglioramento diffuso per le diverse tipologie di impresa: i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti scendono dell’1,8% (era a -2,2% a luglio scorso) e quelli alle famiglie produttrici si fermano sul -1,0% (era -1,3% a luglio scorso). Ad un anno dall’avvio delle TLTRO i prestiti alle imprese sono diminuiti di 21,1 miliardi di euro, a fronte di un aumento di 12,8 miliardi di quelli alle famiglie consumatrici.
Prosegue la diminuzione delle imprese che dichiara un razionamento del credito: al terzo trimestre 2015 il 12,0% delle piccole imprese manifatturiere che si sono recate in banca dichiara di aver chiesto, ma non ottenuto credito, quota che ritorna ai livelli di fine 2011.

I prestiti all’artigianato per regione e provincia e la dinamica tra giugno 2013 e giugno 2015 – I prestiti all’artigianato continuano a diminuire di più rispetto alle altre imprese, ma sono in miglioramento. I dati resi disponibili grazie alla collaborazione con Artigiancassa indicano a giugno 2015 uno stock di prestiti pari a 46,2 miliardi di euro ed in calo del 4,6% su base annua; il calo prosegue da oltre tre anni, ma si va attenuando rispetto al -5,0% di marzo 2015. In quattro anni i prestiti all’artigianato sono diminuiti complessivamente del 19,6% (-11,2 miliardi in meno). L’artigianato assorbe il 5,1% del totale dei prestiti alle imprese, ma rappresenta il 12,7% della diminuzione assoluta di 17,6 miliardi di euro da questi registrata in un anno. La flessione è diffusa in tutte le regioni – tranne la Valle d’Aosta (+0,5%) – con cali meno accentuali in Sardegna (-2,6%) e Toscana (-2,8%); in 15 regioni su 20 la dinamica tendenziale migliora rispetto a quella registrata nel trimestre precedente. Solo in tre province si registra un aumento dei prestiti all’artigianato (Siena a +1,2%, Reggio Calabria a +1,0% e Aosta a +0,5%) mentre all’opposto in 53 province si registra una diminuzione superiore alla media (-4,6%); rispetto al trimestre precedente in oltre i due terzi delle province (75) si rilevano una flessione stabile o in rallentamento, erano 23 a marzo 2015.

Tassi attivi effettivi sui finanziamenti alle imprese per territorio – A giugno 2015 il tasso attivo effettivo sui finanziamenti per cassa a imprese non finanziarie riferiti ad operazioni in essere e a rischi autoliquidanti e a revoca è pari a 5,46%, in calo di 91 punti base in un anno.  I tassi più alti in otto regioni del Mezzogiorno: Calabria (8,49%, -82 p.b. in un anno), Sardegna (7,45%, -81 p. b. in un anno), Sicilia (7,43%, -82 p. b. in un anno), Puglia (7,29%, -71 p. b. in un anno), Campania (7,22%, -86 p. b. in un anno), Molise (7,07%, -51 p. b. in un anno), Abruzzo (6,67%, -94 p. b. in un anno) e Basilicata (6,40%, -95 p. b. in un anno). All’opposto tassi più bassi ed inferiori alla media in Trentino-Alto Adige (4,69%, -59 p.b. in un anno), Lombardia (4,90%, -87 p.b. in un anno), Veneto (5,09%, -84 p.b. in un anno), Emilia-Romagna (5,09%, -85 p.b. in un anno), Friuli-Venezia Giulia (5,16%, -40 p.b. in un anno) e Piemonte (5,25%, -67 p.b. in un anno). Il credito per una impresa calabrese costa 380 punti base in più rispetto ad una impresa del Trentino-Alto Adige. Il gap del costo del credito tra imprese del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord è pari a 208 punti base. I tassi più elevati in otto province del Mezzogiorno: Carbonia-Iglesias (9,63%, +79 p.b. in un anno, unica provincia che registra un aumento), Enna (8,94%, -35 p.b. in un anno), Ogliastra (8,86%, -65 p.b. in un anno), Reggio Calabria (8,68%, -84 p.b. in un anno), Crotone (8,66%, -139 p.b. in un anno), Olbia-Tempio (8,52%, -100 p.b. in un anno), Cosenza (8,45%, -62 p.b. in un anno) e Agrigento (8,45%, -50 p.b. in un anno). All’opposto i tassi più bassi in quindici province del Nord: Provincia Autonoma di Bolzano (4,39%, -59 p.b. in un anno), Reggio Emilia (4,55%, -82 p.b. in un anno), Biella (4,57%, -91 p.b. in un anno), Cuneo (4,59%, -70 p.b. in un anno), Milano (4,63%, -86 p.b. in un anno), Mantova (4,65%, -73 p.b. in un anno), Treviso (4,73%,  -84 p.b. in un anno), Pordenone (4,73%, -73 p.b. in un anno), Brescia (4,78%, -99 p.b. in un anno), La Spezia (4,86%, -238 p.b. in un anno), Ravenna (4,87%, -91 p.b. in un anno), Vicenza (4,89%, -88 p.b. in un anno), Bergamo (4,95%, -104 p.b. in un anno), Bologna (4,95%, -99 p.b. in un anno) e Lecco (4,99%, -61 p.b. in un anno). Il tasso massimo di Carbonia-Iglesias è più che doppio (524 punti base in più) rispetto al tasso minimo della Provincia Autonoma di Bolzano (4,39%).