Nel lavoro vengono analizzate alcune tendenze dell’economia non osservata risultante dagli ultimi dati Istat e viene aggiornato il perimetro delle imprese artigiane esposte alla concorrenza sleale del sommerso, in questa edizione con i dati, oltre che per regione, anche per provincia. In calce gli highlights del lavoro.

Sui dati del nostro lavoro si è incentrato l’articolo di Nunzia PenelopeL’economia illegale è l’unica che cresce“, pubblicata il 28 gennaio 2016 su ‘Il Fatto Quotidiano‘ e che trovate allegato


Highlights


Sono 6.897.000 le persone che acquistano beni e servizi che contengono lavoro irregolare, con una spesa del 75,5% superiore alla media Ue. Il tasso di lavoro irregolare nel Mezzogiorno (18,9%) è quasi doppio rispetto al Centro-Nord (10,4%). Nell’arco di un triennio economia sommersa e illegale cresce del 2,4% mentre l’economia regolare scende del 2,4%. L’economia illegale cresce del 6,9%, tasso più elevato di quello dei 28 settori dell’economia regolare. Le attività illegali generano un valore aggiunto pari a 16.548 milioni di euro, superiore all’intero settore della produzione di mezzi di trasporto. Paradossalmente il traffico di stupefacenti ha generato un valore aggiunto che vale pressochè l’intero settore dell’assistenza sociale. L’artigianato è fortemente esposto alla concorrenza sleale del sommerso e dell’abusivismo: al terzo trimestre 2015 sono 330.233 le imprese artigiane – pari ad un quarto (24,2%) dell’artigianato italiano – che subiscono la concorrenza sleale del sommerso.