Alle ore 16.44 del 5 dicembre 2013 è stata sostituita la tavola a pagina 13 Quota di imprese che hanno la P.A. tra i primi tre clienti con dettaglio delle microimprese per macrosettore e provincia 2/2.
Il lavoro sostitusce il precedente.
Elaborazione Flash “I debiti della P.A. ai tempi del credit crunch” con dati per regioni e province su imprese con PA tra i primi tre clienti e la dinamica del credito alle imprese, con un focus sulle imprese con meno di 20 addetti.
In sintesi il lavoro evidenzia:
I DEBITI COMMERCIALI E IL RITARDO DI PAGAMENTO DELLA P.A. – In Europa l’Italia ha il 12,1% del Pil europeo ma ha il 31,6% del debito della P.A. Nel 2012 l’Italia è il Paese europeo con il più alto debito commerciale della PA verso le imprese per beni e servizi – per la sola parte di spesa corrente – pari al 4,0% del Pil e superiore, tra i maggiori Paesi, al 2,1% della Francia (5° posto), allo 0,9% della Spagna (17° posto) e allo 0,7% del Regno Unito (20° posto).
Siamo primi per tempi di pagamento in Europa della P.A. che impiega 170 giorni, il 178,7% in più rispetto alla media europea (109 giorni in più). Considerando gli acquisti della P.A. nel 2012, il ritardo rispetto ai 30 giorni previsti dalla direttiva europea determina costa alle imprese fornitrici 2,2 miliardi di euro.
Nell’ambito delle politiche di sblocco dei debiti della P.A. lo stanziamento di 20 miliardi per il 2013 è stato aumentato in agosto di 7,5 miliardi portando ad un totale per il 2013 e il 2014 a 47,5 miliardi. Al 29 novembre sono disponibili 24,4 miliardi (88,9% della somma prevista per il 2013), di cui oltre la metà (58,2%, pari a 14,2 miliardi) sono anticipazioni di liquidità. Risultano già pagati 16,3 miliardi ai creditori; ad un mese dalla fine dell’anno ancora lontana la meta di 27,5 miliardi di pagamenti da effettuare: erogato il 59,3% del totale; i pagamenti della P.A. effettuati tra luglio e settembre (+11,3 miliardi) hanno ammortizzato il calo dello stock dei prestiti di 11,4 miliardi. Impatto positivo dello sblocco sulla crescita: impatto di 0,1 punti percentuali di Pil sul risultato del 2013 e di 0,3 punti nel 2014.
Il 10,8% delle imprese più piccole ha destinato prioritariamente i pagamenti agli stipendi (7,0% per le imprese medio-grandi) e soprattutto il 27,5% di loro l’ha destinato alla ricerca di fonti di finanziamento più convenienti (12,7% per le imprese oltre 49 addetti).
Sono 71 mila le imprese con 3 addetti ed oltre che hanno la P.A. tra i primi tre clienti, con una incidenza di imprese del 6,8%; una quota di poco inferiore (6,0%) anche per le micro imprese tra 3 e 10 addetti. Le imprese con una presenza rilevante della P.A. nella clientela salgono al 16,1% nelle Costruzioni seguita dal 6,6% dei Servizi non commerciali, del 4,3% del Commercio e riparazioni e del 4,1% del manifatturiero; i dati per regione e per provincia.
IL CALO DEI PRESTITI ALLE IMPRESE – Lo stock dei prestiti alle imprese scende del 4,6% accelerando la flessione (il mese precedente a -4,0%). Sia le piccole che le medio-grandi diminuiscono del 4,6%. Le famiglie produttrici sono al -3,7% e le famiglie consumatrici al -0,7%.
Nel confronto con i principali paesi europei solo la Francia aumenta lievemente dello 0,2% lo stock di credito alle società non finanziarie mentre la Germania è in calo dello 0,5%, seguono l’Italia in calo del 4,4%, valore di quasi un punto peggiore rispetto della media dell’Eurozona (-3,5%), e la Spagna con un crollo del 14,1%.
Perdura un effetto di ‘spiazzamento’ del credito al settore privato da parte dello Stato: a settembre 2013 i titoli di stato nel portafoglio delle banche sono aumentati di 66,7 miliardi di euro (+20,4%) in un anno mentre i prestiti alle imprese sono scesi di 43,1 miliardi (-4,5%).
TASSI DELLE IMPRESE NEI MAGGIORI PAESI DELL’AREA EURO – A settembre 2013 le società non finanziarie – escluse le famiglie produttrici – in Italia pagano sui nuovi finanziamenti un tasso di interesse del 3,56% (+95 punti base rispetto alla media dell’Eurozona) con lo spread massimo di 142 p.b. con la Germania. In un anno il tasso cresce di 10 p.b. e tra i maggiori Paesi europei siamo quello con il più alto costo del credito.
Le difficoltà del mercato del credito in un contesto in cui, tra le due recessioni (2007-2012), il valore aggiunto è sceso in volume del 6,6%, con un calo più accentuato per l’economia reale (-7,7% per le imprese di manifatturiero, costruzioni e servizi) mentre cresce, in forte controtendenza, il valore aggiunto delle attività finanziarie e assicurative (+11,9%).