Elaborazione Flash “Il made in Italy in Russia” che esamina la dinamica del made in Italy verso la Federazione russa e la distribuzione settoriale di import ed export; il lavoro si incentra su consistenza e dinamica nel 2013 dell’export verso la Russia del territori italiani, analisi svolta in collaborazione con l’Ufficio Studi Confartigianato Marche. Inoltre il lavoro contiene un focus sull’export nelle aree a maggiore instabilità nel Mondo e il caso dell’import di energia.
L’anticipazione dei dati del lavoro è stato oggetto dell’articolo di Paolo Baroni su La Stampa “Sanzioni a Mosca, una fattura da 30 miliardi” di domenica 30 marzo, allegato.
In sintesi i risultati del lavoro sono i seguenti: A febbraio 2014 l’export cumulato degli ultimi 12 mesi (marzo 2012-febbraio 2013) verso la Russia segna un aumento del 5,3%, in rallentamento rispetto al 7,3% registrato a gennaio. Il mercato russo rappresenta il 2,8% dell’export totale. Il settore più rilevante è quello dei Macchinari e apparecchiature con il 26,8% del totale, in salita del 10,3% nel corso del 2013.
Nei maggiori 15 settori di esportazione 4 addetti su 10 lavorano in micro e piccole imprese fino a 20 addetti. Poco meno dei nove decimi dell’import sono relativi a prodotti energetici: Petrolio greggio e gas naturale per il 67,0% e Prodotti raffinati per il 17,8%. L’Italia è il quinto cliente del gas russo, dietro a Germania, Ucraina, Turchia e Bielorussia. La Federazione Russa è il secondo esportatore mondiale di petrolio.
Più esposte per export sul valore aggiunto le Marche, al primo posto per incidenza dell’export verso la Russia sul valore aggiunto regionale (2,0%), davanti a Emilia Romagna (1,6%), Veneto (1,4%) e Abruzzo (1,2%). Il territorio provinciale con la più alta esposizione sul mercato russo in rapporto all’economia del territorio è Ascoli Piceno-Fermo con l’export che vale il 3,4% del valore aggiunto provinciale, seguito da Chieti con il 3,2%, Reggio Emilia con il 2,6%, Rimini con il 2,5%, Vicenza con il 2,1%, Macerata e Mantova entrambe con l’1,8%, Varese e Pesaro-Urbino con l’1,7% e Modena con l’1,6%.
Focus – Il 12,6% dell’export verso aree del mondo a maggiore instabilità; in questi territori – nonostante i maggiori rischi – il made in Italy cresce del 3,9%, a fronte di un calo dello 0,6% nel resto del mondo. Dalle aree a rischio il 69,4% del nostro import di petrolio e gas, con la Russia che pesa per il 24,3%.