Il trend del made in
Italy
nel Giappone nel 2016



Nel 2016 Giappone
è il mercato più dinamico (+9,6%) tra i mercati di riferimento dell’export.



Il grado di
esposizione sul mercato giapponese dei territori italiani



 



Nel
2016 l’economia giapponese segna una crescita del PIL dello 0,9%, ritmo che si
conferma nel 2017 (1,0%). Nel 2017 le importazioni giapponesi tornano a
crescere (+0,9%), dopo il calo del 2,0% nel 2016.



 



A
fronte di un aumento delle esportazioni totale dell’Italia nel 2016 dell’1,1%,
tra i principali mercati di destinazione il Giappone risulta il paese con
l’aumento maggiore dell’export (+9,6%) seguito da un altro paese Extra Ue, la
Cina, e dalla Repubblica Ceca (entrambe in aumento del 6,4%).



 



Nel
2016 si registra un aumento sia delle esportazioni che delle importazioni con
il Giappone: l’export vale 6.033 milioni di euro mentre l’import è pari a 4.018
milioni ed aumenta di oltre un quarto (+28,7%, pari a 897 milioni di euro in
più). Il saldo del commercio estero è positivo e pari a 2.015 milioni di euro
(inferiore di 370 milioni rispetto ai 2.385 milioni del 2015).



 



Focalizzando
l’analisi sugli otto principali settori – in cui la quota di occupazione nelle
piccole imprese è del 49,9%, pari a 935.597 addetti – si rileva che
rappresentano l’86,6% dell’export verso il Giappone e che sette su otto sono in
aumento rispetto al 2015: il maggior aumento per Prodotti alimentari, bevande e
tabacco (il 15,3% del made in Italy in Giappone) che cresce del 18,1%, seguito
da Mezzi di trasporto (il 17,9% dell’export) in aumento del 16,8%, Chimica (il
6,7% dell’export) in aumento del 12,3%, Articoli in pelle (l’11,4% dell’export)
in aumento del 10,6%, Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (il
7,5% dell’export) in aumento dell’8,6%, Abbigliamento (il 14,1% dell’export) in
aumento del 7,5%, Macchinari e apparecchi n.c.a. (l’8,6% dell’export) in
aumento del 5,9%. Stazionarie (-0,5%) le Altre attività manifatturiere, che
rappresentano il 5,1% dell’export verso il Giappone.



 



Nel
2016 l’aumento del 9,6% delle esportazioni italiane verso il Giappone ha
beneficiato di un deprezzamento pari al -10,2% dell’euro rispetto allo yen. Da
settembre del 2015 si rileva però una decelerazione del calo tendenziale del
tasso di cambio yen/euro e l’ultimo dato di gennaio 2017 vede il tasso di
cambio tornare sul valore che aveva a maggio 2016.



 



Nel
2016 le esportazioni manifatturiere verso il Giappone incidono per lo 0,40% del
valore aggiunto italiano. L’analisi per territorio mostra che la regione con la
maggiore esposizione sul mercato giapponese – valutata come incidenza
percentuale delle esportazioni manifatturiere sul valore aggiunto del
territorio disponibile al 2014 – è la Basilicata, con una incidenza più che
doppia rispetto alla media (0,93%); seguono con valori superiori alla media
Emilia-Romagna (0,69%), Lombardia (0,60%), Piemonte (0,55%), Toscana (0,54%),
Puglia (0,44%) e Veneto (0,42%).



In
ventotto province l’incidenza dell’export verso il Giappone sul valore aggiunto
è superiore o uguale alla media nazionale ed in particolare si supera l’1% a
Foggia (1,74%), Biella (1,48%), Potenza (1,32%), Modena (1,22%), Brindisi
(1,07%), Alessandria (1,06%) e Vercelli (1,03%).