Elaborazione
Flash ‘Imprese familiari e passaggio generazionale. Il quadro territoriale‘,
in cui si evidenzia che in un decennio il passaggio generazionale interessa una
impresa su cinque (20,5%). Il lavoro propone una analisi per regione sulle
imprese controllate da persona fisica o famiglia, tempi, ostacoli e conseguenze
del passaggio generazionale, con focus settoriale e sulle MPI e si completa con
una appendice con i dati provinciali per il totale imprese.
Highlights ‘Imprese familiari e
passaggio generazionale. Il quadro territoriale‘
Demografia e imprenditorialità. Il contesto demografico italiano mette in luce
condizioni di marcato declino, con una diminuzione di popolazione residente
iniziata nel 2015 accompagnata da un costante aumento dell’età media. Questo
fenomeno si riflette anche sugli imprenditori: in Italia il 19,3% degli
imprenditori e lavoratori autonomi con dipendenti ha 60 anni e più, una quota
di 2,6 punti superiore alla media UE a 27 del 16,7%, inferiore a quella della
Germania (21,5%) ma più alta rispetto a quella di Spagna (14,9%) e Francia
(13,0%). Età dell’impresa, età degli imprenditori e dimensione sono fattori che
si intrecciano e si correlano, intensificando la domanda di passaggio
generazionale.
Le imprese familiari. La presenza di imprese familiari in Italia è elevata: i tre quarti
(75,2%) delle imprese con 3 e più addetti è rappresentato, infatti, da imprese
controllate da persona fisica o famiglia. Il peso delle imprese controllate da
persona fisica o famiglia è direttamente correlato con la dimensione: tocca il
massimo di 78,2% tra le micro imprese con 3-9 addetti ed il minimo di 32,8% tra
le imprese più grandi con 500 addetti ed oltre. Complessivamente il peso è pari
al 75,8% tra le MPI con 3-49 addetti mentre ci si ferma sul 49,0% nelle
restanti imprese di maggior dimensione con 50 addetti ed oltre. A livello
regionale la più alta presenza di MPI con 3-49 addetti controllate da persona
fisica o famiglia in Calabria (79,8%), Piemonte e Veneto
(entrambi a 78,4%), Liguria (77,9%), Provincia Autonoma di Bolzano
(77,7%) e Puglia (77,6%).
Il periodo del passaggio generazionale. L’8,8% delle imprese controllate da persona fisica
o famiglia è già stata interessata dal passaggio generazionale nei 6 anni tra
2013 e 2018 (il 4,0% nei 3 anni tra 2013 e 2015 ed il 4,8% nei 3 anni tra 2016
e 2018) mentre per l’11,8% è terminato o sarà possibile nei 5 anni successivi
alla rilevazione, tra 2019 e 2023, con un ritmo di 42 passaggi al giorno di
aziende tra generazioni di imprenditori. I territori più interessati dal
passaggio generazionale nei 6 anni tra 2013 e 2018 sono Provincia Autonoma
di Trento (10,5%), Provincia Autonoma di Bolzano e Lombardia
(entrambe a 10,0%), e Piemonte (9,7%). L’ipotesi di un passaggio
generazionale nei 5 anni successivi alla rilevazione (2019-2023) interessa in
particolare la Provincia Autonoma di Bolzano (16,6%) e la Provincia
Autonoma di Trento (14,9%); seguono la Basilicata (13,9%), il Friuli-Venezia
Giulia (13,1%) ed il Veneto ed il Lazio (entrambi a 12,7%).
Per quanto riguarda le MPI tra 3 e 49 addetti il passaggio generazionale è
avvenuto per l’8,7% delle imprese (il 3,9% nel triennio 2013-2015 ed il 4,7%
nel triennio 2016-2018) mentre per l’11,7% sarà possibile nei 5 anni successivi
alla rilevazione (2019-2023) con un ritmo di 41 passaggi al giorno. Nel
complesso il passaggio generazionale ha interessato o è possibile che interessi
una impresa su cinque (20,5%) negli 11 anni tra 2013 e 2023 con le incidenze
più alte per Provincia Autonoma di Bolzano
(26,6%), Provincia Autonoma di Trento (25,4%), Basilicata (22,9%), Lombardia
(22,3%) e Veneto (21,8%).
I fattori di ostacolo al passaggio generazionale. Il passaggio generazionale appare un cambiamento
delicato, con il 51,3% delle imprese controllate da persona fisica o famiglia
che segnala la presenza di fattori di ostacolo, tra i quali prevalgono le
difficoltà burocratiche, legislative e/o fiscali (16,9%), le difficoltà nel
trasferire competenze e/o contatti con clienti e fornitori (14,0%) e difficoltà
economiche e/o finanziarie (13,5%); più contenuti i conflitti familiari (4,6%)
mentre l’assenza di eredi o successori interessati e/o qualificati si rileva
nel 16,9% dei casi. La presenza di fattori di ostacolo al passaggio generazionale
è particolarmente accentuata tra le imprese controllate da persona fisica o
famiglia in Friuli-Venezia Giulia e Veneto, regioni in cui è
segnalata da 6 imprese su 10 (57,2%); seguono Provincia Autonoma di Trento
(54,3%), Marche (54,2%) ed Emilia-Romagna (53,4%). Anche la
presenza di fattori di ostacolo è correlata con la dimensione: sono segnalati
dalla metà (51,8%) delle micro imprese con 3-9 addetti mentre solo da un quarto
(24,2%) delle imprese più grandi con 500 addetti ed oltre. Complessivamente
segnalano ostacoli la metà (51,5%) delle MPI 3-49 addetti e 4 imprese delle
restanti imprese con 50 addetti ed oltre su 10 (38,5%). Anche nel caso delle
MPI prevalgono le difficoltà burocratiche, legislative e/o fiscali (17,0%), le
difficoltà nel trasferire competenze e/o contatti con clienti e fornitori
(13,9%) e difficoltà economiche e/o finanziarie (13,6%); più contenuti i
conflitti familiari (4,5%) mentre l’assenza di eredi o successori interessati
e/o qualificati si rileva nel 17,0% dei casi. La continuità imprenditoriale può
essere una risposta alla minore domanda di lavoro: il passaggio generazionale
ostacolato dall’assenza di eredi o successori interessati e/o qualificati
risulta, infatti, meno diffuso soprattutto in Calabria, Campania e Sicilia,
proprio le tre regioni dove è più alto il tasso di disoccupazione.
Le conseguenza del passaggio generazionale. Tra le imprese che hanno affrontato un passaggio
generazionale nei 7 anni tra 2013 e 2019 è netta la continuità imprenditoriale
in termini di proprietà: il 93,1% dei passaggi vede il mantenimento e
rafforzamento del controllo della famiglia proprietaria o controllante (73,3%
di mantenimento del ruolo e 19,8% rafforzamento) mentre il restante 6,9%
registra una riduzione del controllo della famiglia o addirittura la perdita
(3,9% di riduzione del ruolo e 3,0% di perdita). Per le MPI il 93,0% registra
il mantenimento del controllo (73,2% lo mantiene ed il 19,8% lo rafforza)
mentre il restante 7,0% riduce o perde il ruolo (3,9% lo riduce e 3,0% lo perde).
Entrando nel dettaglio si
apprezzano invece delle peculiarità territoriali nella composizione del dato
complessivo di mantenimento o rafforzamento della proprietà per il totale delle
imprese in esame: il mantenimento del ruolo della famiglia primeggia, toccando
le quote più alte in Liguria (83,8%), Molise (81,2%), Veneto
(80,1%), Friuli-Venezia Giulia (78,2%) e Abruzzo (77,1%) mentre il rafforzamento della posizione della
famiglia è particolarmente intenso in Sicilia (31,2%), Provincia
Autonoma di Trento (28,8%), Puglia (24,3%), Campania (24,1%)
e Lazio (22,0%).