Elaborazione Flash “L’artigianato alimentare e le eccellenze del food made in Italy – Speciale Natale 2016“.
Il lavoro evidenzia l’andamento delle vendite al dettaglio, la spesa alimentare del mese di dicembre intercettabile dalle imprese artigiane, la crescita dell’occupazione del settore, l’andamento del food made in Italy, con dettaglio per regione e provincia e un focus dedicato ai dolci da ricorrenza. 

Il punto focale del lavoro è costituito dall’analisi della struttura e dinamica delle imprese artigiane del settore alimentare con dati per territorio. Infine viene proposta una analisi sui prodotti agroalimentari di qualità (DOP, IGP e STG) e tradizionali, anche in questo caso con declinazioni per territorio, con l’inedita distribuzione per provincia dei DOP, IGP e STG. A seguire una sintesi delle evidenze del lavoro. 

L’artigianato alimentare e le eccellenze del food made in Italy – Speciale Natale 2016 – ELEMENTI DI SINTESI 

Domanda ed occupazione del settore Alimentare – A dicembre si stima una spesa delle famiglie per prodotti alimentari è di 14,7 miliardi di euro, il 24,8% in più della media degli altri 11 mesi, di cui il 38,2%, pari a 5,6 miliardi, per prodotti offerti anche da imprese artigiane. Nel 2016 tiene il volume delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari e da due anni non diminuisce. Nel settore dell’Alimentare e bevande lavorano in imprese artigiane 154.904 addetti, pari al 36,4% del totale. Nell’ultimo anno l’occupazione nel comparto cresce del 3,7%, superiore al Manifatturiero (+0,3%). Dal 2009 al 2016 93.900 occupati in più (+24,0%).  

Food made in Italy – Nel 2016 ai massimi le esportazioni di alimentari e bevande, con un valore di 30.973 milioni di euro negli ultimi dodici mesi (ottobre 2015-settembre 2016) ed una incidenza dell’1,85% del PIL, anch’essa ai massimi storici. Nei primi 9 mesi del 2016 l’export del settore rappresenta il 7,4% delle esportazioni italiane e cresce del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2015, meglio dello 0,5% del totale delle esportazioni. Nel dettaglio oltre i tre quarti dell’export (76,2%) è relativo ai prodotti alimentari ed il rimanente 23,9% alle bevande, in crescita rispettivamente del 3,4% e del 3,1%. Per quanto riguarda la destinazione dell’export i mercati dell’Unione Europea – il 63,1% dell’export del comparto – crescono del 3,8% mentre quelli fuori dall’Ue a 28 aumentano meno (2,5%). Il confronto della dinamica del settore a livello europeo effettuabile con i dati Eurostat relativi ai primi 8 mesi del 2016 indica che l’export dell’Italia registra una crescita tendenziale del 3,1%, oltre un punto sopra al 2,0% dell’Eurozona e all’1,8% dell’Unione Europea.
Nei primi 9 mesi del 2016 le vendite all’estero del capitolo “Torte, pane con uva passa, panettoni, panettone di Natale, cornetti e altri prodotti dolci della panetteria, della pasticceria o della biscotteria” – che comprende i dolci da ricorrenza – registrano un incremento tendenziale dell’1,5%, combinazione di una crescita del 3,5% sui mercati dell’Unione europea mentre calano del 5,0% i mercati extra Ue; tra i principali mercati aumenti a doppia cifra per Spagna (19,0%), Germania (18,4%), Polonia (18,3%), Svizzera (15,3%) e Belgio (10,1%).  
Le esportazioni del settore Alimentare e bevande nelle regioni e nelle province – Nei primi 9 mesi 2016 il food made in Italy registra un maggiore dinamismo in Veneto (6,1%), Trentino-Alto Adige (5,8%), Lombardia (3,5%), Toscana (3,0%), Emilia-Romagna (1,7%), Piemonte (1,5%) e Campania (0,7%). La maggiore propensione all’export del settore – misurata dal rapporto tra valore delle esportazioni e valore aggiunto in Trentino-Alto Adige (4,01%), Veneto e Piemonte (entrambi con il 3,90%) ed Emilia-Romagna (3,77%). 
Tra i principali territori provinciali – con oltre l’1% dell’export del settore – in 14 si rilevano crescite tendenziali sopra alla media nazionale (3,3%): Roma (28,3%), Padova (16,2%), Venezia (15,7%), Varese (13,5%), Torino (11,8%), Firenze (11,5%), Bergamo (10,9%), Provincia Autonoma di Bolzano (9,4%), Bologna (9,0%), Vicenza (8,0%), Cremona (7,3%), Verona (6,2%), Ravenna (3,8%) e Alessandria (3,6%). In 13 province si registra una propensione all’export del settore più che doppia rispetto alla media nazionale (2,10%): Cuneo (12,91%), Parma (10,95%), Verona (8,74%), Asti (7,06%), Salerno (6,72%), Modena (5,89%), Mantova (5,25%), Cremona (5,09%), Novara (4,72%), Alessandria (4,66%), Siena (4,57%), Treviso (4,48%) e Provincia Autonoma di Bolzano (4,44%). 
Le imprese dell’artigianato alimentare – Al 30 settembre 2016 l’artigianato alimentare conta 90.742 imprese ed è sostanzialmente stabile (-0,3%) rispetto allo stesso periodo del 2015 mentre l’artigianato totale scende dell’1,4%. A livello settoriale crescono i comparti Vini, Distillerie, Birre e altre bevande (1,9%), Industria lattiero-casearia (0,9%) e Servizi di ristorazione: cibi da asporto (0,1%). 
Focalizzando l’attenzione sulle maggiori regioni osserviamo una crescita delle imprese artigiane in Veneto, pari allo 0,5%, seguito dalla Sicilia con lo 0,3% e dalla Campania con lo 0,2%; Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono invece in flessione rispettivamente dello 0,2%, dello 0,3% e dello 0,5%. 
In 39 province le imprese dell’artigianato alimentare crescono: gli aumenti maggiori sono quelli di Trieste con il 4,8%, Provincia Autonoma di Trento con il 3,0%, Sondrio con il 2,9%, Livorno con il 2,2%, Verona con il 2,1% e Verbano-Cusio Ossola con il 2,0%.  
Le eccellenze del food made in Italy – L’Italia è al primo posto in Ue con 288 prodotti agroalimentari di qualità tra DOP, IGP e STG, 11 in più in un anno; il nostro Paese vanta oltre un quinto (21,3%) dei prodotti di qualità europei censiti e 166 sono DOP – Denominazione di origine protetta – (57,6% del totale), 120 sono IGP – Indicazione geografica protetta – (41,7%) e solo 2 sono STG -Specialità tradizionale garantita – (0,7%) quali la Mozzarella e la Pizza napoletana. Nel dettaglio 43 prodotti agroalimentari di qualità provengono dall’Emilia-Romagna, 36 dal Veneto, 34 dalla Lombardia, 31 dalla Toscana, 30 dalla Sicilia, 26 dal Lazio, 24 dalla Campania e 21 dal Piemonte. Nel dettaglio provinciale 22 i prodotti provenienti da Bologna, 18 da Brescia, 17 da Cuneo, Ferrara, Siena, 16 da Bergamo e 15 da Forlì-Cesena, Massa-Carrara, Modena, Padova, Ravenna e Treviso. 
Sono 4.965 i prodotti agroalimentari tradizionali censiti e caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, con un aumento di 84 in un anno; le regioni che ne contano di più sono la Campania con 486 prodotti (9,8%), la Toscana con 460 (9,3%), il Lazio con 396 (8,0%), l’Emilia-Romagna con 387 (7,8%) ed il Veneto con 378 (7,6%). Complessivamente oltre un terzo (37,4%) di questi prodotti provengono dal Mezzogiorno.