Il lavoro esamina alcuni effetti sull’economia reale della crisi libica della moratoria nucleare e della penalizzazione delle rinnovabili: da due mesi petrolio sopra i 100 dollari al barile, crolla del 51,6% dell’import di gas dalla Libia mentre risale l’import energetico, ora al al 4,7% del Pil, aggravando la dipendenza energetica dell’Italia, pari all’85,4%. In particolare la moratoria nucleare allontana il recupero del gap di competitività pagato dalle imprese italiane che, lo ricordiamo, pagano l’energia elettrica l’86,2% in più rispetto alle imprese francesi, le quali beneficiano di una quota di produzione coperta per oltre i tre quarti (77,2%) dal nucleare.
In particolare il lavoro esamina alcune conseguenze della politica di penalizzazione delle rinnovabili:
– la crescita delle produzione da fonti rinnovabili riduce la dipendenza energetica: tra i maggiori paesi europei, l’Italia è quello con il più alto indice di dipendenza energetica (rapporto tra saldo import-export di energia e relativo consumo lordo), pari all’85,4%, di oltre trenta punti superiore al 54,8% della media europea
– aumenta pesantemente la bolletta energetica dell’Italia: le importazioni di energia negli ultimi dodici mesi sono pari a 72,9 miliardi di euro, pari a quasi cinque (4,7%) punti di PIL
interrompere per il nostro paese il recupero del gap con l’Europa per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili che, secondo l’ultimo rapporto Eurostat di febbraio 2011, registra un ritardo consistente rispetto agli obiettivi 2010 (6,8% nel 2008, inferiore di 10,2 punti rispetto al target di 17% per il 2020);
– viene a mancare un ammortizzatore anticiclico per il settore delle Costruzioni, che registra un crollo dell’attività del 20% e che nella biennio della recessione vede l’occupazione è in calo del 4,6%, equivalente ad una perdita di quasi centomila (93.000) occupati. Il dinamismo della filiera del fotovoltaico ha contribuito ad una crescita del fatturato di micro e piccole imprese di installazione del 5,1%, equivalente ad un incremento reale del 3,1%; nel contempo il settore delle Costruzioni registra una forte caduta dell’attività, pari al -3,2%. Il differenziale di attività tra il settore dell’installazione di impianti elettrici e quello delle costruzioni – a parità di produttività – determina una maggiore occupazione di 19.200 unità. Anche assumendo, in termini prudenziali, che questo differenziale sia spiegato solo per il 50% dalla crescita delle installazioni di impianti fotovoltaici registrata nel 2010, una ridefinizione degli incentivi che azzerasse l’aumento della potenza installata comprometterebbe una potenziale crescita di occupati di 9.600 unità.
– l’apporto positivo all’occupazione dato dalle micro e piccole imprese della filiera delle rinnovabili compensa la rilevante flessione di occupazione del settore della produzione di energia che, nel biennio della crisi ha registrato una flessione dell’occupazione del 5,8%, in controtendenza rispetto al resto d’Europa dove l’energia è rimasto un settore anticiclico ed ha incrementato l’occupazione del 3,1%.