Il lavoro valuta l’impatto in termini di maggiori oneri in capo alle imprese derivante dall’applicazione dello split payment in vigore dal 1° gennaio 2015.  La norma prevede che l’IVA addebitata dai fornitori di beni e servizi alle Pubbliche amministrazioni non venga più versata dalla PA acquirente all’impresa fornitrice ma direttamente all’erario, generando, pertanto, in capo all’impresa un credito di IVA e una perdita di liquidità oltre a maggiori oneri burocratici per l’eventuale recupero del credito.
I maggiori oneri sono stimati per le imprese in 230 milioni di euro di cui: 155 milioni per maggiori oneri finanziari connessi al credito che si genera in capo alle imprese e che sarà rimborsato dall’Agenzia delle entrate dopo circa sei mesi dalla richiesta, 55 milioni legati alla mancata liquidità nel periodo che intercorre tra il precedente incasso dell’IVA e il suo versamento e 21 milioni di euro per oneri burocratici connessi con la pratica dell’istanza di rimborso.


Lo studio è stato oggetto dell’articolo di Lorenzo Salvia “La beffa delle tasse versate allo Stato: conto di 230 milioni” pubblicato il 18 febbraio 2015 su Il Corriere della Sera