HIGHLIGHTS
Le recenti tendenze del credito alle imprese – A novembre 2018 crescono del +1,8% i prestiti al settore privato non finanziario (società non finanziarie, famiglie consumatrici e famiglie produttrici fino a 5 addetti) trainati dal +2,7% del totale delle famiglie; le società non finanziarie si fermano sul +1,1% con i Servizi a +2,3%, il Manifatturiero a +2,1% mentre le Costruzioni diminuiscono del 2,4%. Gli ultimi dati sui prestiti alle piccole imprese relativi a settembre 2018 indicano un calo dello 0,8% a fronte del +1,7% dei prestiti al totale delle imprese (società non finanziarie e famiglie produttrici); i prestiti alle piccole imprese crescono solo in Campania (+1,8%), Basilicata (+1,6%), Lazio, Sardegna e Sicilia (tutte a +1,2%), Puglia (+1,0%) e Calabria (+0,6%) e sono stabili nella Provincia Autonoma di Bolzano. Solo in tre regioni la performance dei prestiti alle piccole imprese è migliore del totale dei prestiti al totale delle imprese: Sardegna, Sicilia e Calabria.
Qualità del credito – A giugno 2018 i crediti deteriorati lordi sono pari a 225 miliardi – un decimo (10,2%) del totale dei finanziamenti totali a clientela, intermediari creditizi e banche centrali – e in un anno scendono del 30,6% in controtendenza rispetto al +11,0% dei finanziamenti, diminuzione che risente delle cessioni di sofferenze agevolate dalla garanzia pubblica sulla loro cartolarizzazione. A settembre 2018 il flusso di nuovi crediti deteriorati rappresenta l’1,7% del totale dei prestiti in bonis, vicino al minimo degli ultimi dieci anni toccato nel precedente trimestre (1,5%): per le imprese quota del 2,8%, tre volte l’1,1% delle famiglie. Il calo dei prestiti alle piccole imprese si registra anche in condizioni di minore rischiosità: per un campione di società di capitale si evidenzia che nel 2018 crescono solo i prestiti alle microimprese sicure (+2,0%) mentre diminuiscono dell’1,1% per quelle solvibili, classe di rischio per cui crescono i prestiti a tutte le imprese non micro; crescono del 4,3% i prestiti alle grandi imprese rischiose mentre diminuiscono quelli alle imprese rischiose non grandi. Dall’autunno del 2018 prevalgono le imprese manifatturiere che giudicano peggiorate le condizioni di accesso al credito. In particolare è molto più diffuso che la piccola impresa non perfezioni l’operazione in quanto le condizioni risultano più onerose (32,8% vs. 14,0% delle altre imprese) ed i principali motivi dell’aggravio sono l’aumento dei tassi e dei costi.
Il costo del credito in Italia e nell’Eurozona – A novembre 2018 il tasso di interesse sui prestiti pagato dalle società non finanziarie in Italia per nuove operazioni è pari all’1,50%, 1 solo punto base in meno in un anno e 1 p.b. inferiore rispetto al tasso pagato in Eurozona (1,51%). Va in tal senso segnalato che una piccola impresa paga tassi effettivi strutturalmente più alti rispetto ad una medio-grande: tasso effettivo sui prestiti a breve termine pari a 6,77% a dicembre 2017, 300 punti base in più rispetto al 3,77%.
I prestiti all’artigianato a giugno 2018 per regione e provincia – I dati sui prestiti all’artigianato – forniti da Artigiancassa e di fonte Banca d’Italia – evidenziano a giugno 2018 uno stock, comprensivo delle sofferenze, ma al netto dei pronti contro termine, di 37,0 miliardi di euro, che scende in un anno del 9,9% (-4,1 mld). In cinque anni (giugno 2013-giugno 2018) i prestiti all’artigianato in calo del 26,0% a fronte del -16,1% del totale imprese. Recentemente sul calo pesa un intenso calo delle sofferenze: stime basate su sofferenze per branca di attività ed addetti dell’artigianato, evidenziano a giugno 2018 un calo del 19,5% per le sofferenze e del 7,5% per i prestiti al netto delle sofferenze. Parallelamente tra dicembre 2009, il primo mese di fornitura da parte di Artigiancassa, e giugno 2018 le imprese artigiane sono diminuite dell’11,0% ed i prestiti a loro concessi del 30,3% facendo scendere il valore dei prestiti per impresa artigiana registrata da 3.854 euro a 3.018 euro (-21,7%). In ottica previsiva sulla dinamica è possibile riferirsi alle quasi società artigiane – unità o società con 20 o più addetti – che rappresentano il 53,6% dei prestiti all’artigianato e che tra giugno 2018 e ottobre 2018 vedono rallentare la diminuzione dei prestiti.
Analisi territoriale della dinamica dei prestiti all’artigianato – A giugno 2018 calo dei prestiti all’artigianato in tutte le regioni e le province. Flessioni meno ampie per Liguria (-7,9%), Friuli-Venezia Giulia (-8,0%) e Piemonte (-8,4%): 17 regioni (80,4% dei prestiti) peggiorano la dinamica rispetto a quella rilevata nel trimestre precedente. Cali meno intensi nelle province di Verbano-Cusio Ossola  (-0,1%), Benevento (-1,8%), Belluno (-4,1%), Sondrio (-4,4%) e Novara (-4,5%): 86 province peggiorano la dinamica rispetto a quella rilevata nel trimestre precedente (l’84,3% delle 102 di cui è possibile calcolare la dinamica dei prestiti cioè tutte meno quelle sarde).
La dinamica dei prestiti all’artigianato per tipologia: breve termine e medio e lungo termine – A giugno 2018 i prestiti all’artigianato a medio e lungo termine con durata superiore ai 12 mesi rappresentano il 70,7% dei prestiti al comparto e scendono del 5,2%, decisamente meno rispetto al -19,4% dei restanti prestiti a breve termine. Si segnala inoltre che l’impatto della cessione delle sofferenze può avere un effetto maggiore nei prestiti all’artigianato a breve termine dove confluiscono tutte le sofferenze di durata non definita rendendo la dinamica dei prestiti a medio e lungo termine più robusta in termini di validità economica del fenomeno. A livello territoriale tutte le regioni mostrano flessioni dei prestiti a medio e lungo termine e tra le principali regioni – ognuna con oltre 400 milioni di euro di prestiti totali all’artigianato – quelle meno intense sono il -2,2% della Calabria, il -2,9% del Veneto ed il -3,1% del Lazio. Tra le principali province – ognuna con oltre 400 mln di euro di prestiti totali all’artigianato – si rileva un aumento dei prestiti a medio-lungo termine per Vicenza (+1,0%) e Treviso (+0,4%) mentre i cali meno intensi sono quelli di: Milano (-0,8%), Udine (-1,6%), Roma e Monza e Brianza (entrambe a -2,1%) e Torino (-2,5%).