HIGHLIGHTS 

A maggio 2018 si stabilizza (-0,1%) il credito alle piccole imprese, dopo un calo durato sei anni e mezzo (79 mesi). A dicembre 2017 persiste il calo dei prestiti all’artigianato (7,9%, pari a 3,3 miliardi in meno in un anno); maggiore tenuta (-5,1%) per credito a medio-lungo termine. Tassi ai minimi ma per le piccole imprese spread di 300 punti base rispetto a imprese medio-grandi. Migliore la qualità del credito per le piccole imprese con quota di crediti deteriorati del 23,5%, di 2 punti inferiore al 25,3% delle imprese di maggiore dimensione.  



Credito alle piccole imprese a “crescita zero” dopo sei anni e mezzo di trend negativo – A maggio 2018 i prestiti alle imprese crescono dell’1,2% rallentando rispetto al +2,1% di aprile 2018. La crescita è trainata dal +1,5% delle imprese medio-grandi (era +0,3% quasi un anno prima, a giugno 2017) mentre, al contrario, i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti ristagnano (-0,1%, era -1,3% a giugno 2017), dopo esser tornato temporaneamente in territorio positivo ad aprile 2018: era da sei anni e mezzo (79 mesi) che il trend del credito alle piccole imprese non registrava un aumento tendenziale. 

Nel dettaglio le famiglie produttrici fino a 5 addetti sono tornate in campo positivo da metà 2017 e a maggio 2018 registrano una crescita dei prestiti dell’1,6%. A livello settoriale a marzo 2018 i prestiti alle società non finanziarie crescono del 3,9% nei Servizi e del 3,1% nel Manifatturiero, mentre scendono del 3,1% quelle delle Costruzioni, unico settore in flessione dal 2014. 

Lo scarso dinamismo del mercato del credito nella fase di ripresa determina un calo del peso dei prestiti alle imprese sia in rapporto agli investimenti che al PIL: nell’arco di sei anni il rapporto tra credito alle imprese e PIL ha cumulato un calo di 13,5 punti percentuali (60,6% del 2011 e 47,1% del 2017) e cede anche il rapporto tra credito e investimenti che scende dal massimo di 5,5 del 2013 al 4,2 del 2017. 



I tassi di interesse rimangono ai minimi, ma pesa sulle piccole imprese lo spread di 300 punti base – A maggio 2018 il tasso di interesse sui prestiti pagato dalle società non finanziarie in Italia per nuove operazioni è pari all’1,43%, di 17 punti base più basso rispetto al valore di un anno prima e di 1 punto base inferiore rispetto a quello pagato nell’Eurozona (1,44%). Pur nel contesto favorevole di bassi tassi di interesse sulle piccole impresa pesa lo spread sul costo del credito: a fine 2017 una piccola impresa paga, infatti, un tasso di interesse effettivo sui prestiti a breve termine pari al 6,77%, superiore di 300 punti base rispetto al 3,77% pagato da una impresa medio-grande. Le piccole imprese pagano tassi particolarmente alti in sei regioni del Mezzogiorno e una del Centro: Calabria (8,95%), Sardegna (8,82%), Basilicata (8,23%), Campania (8,16%), Puglia (8,13%), Umbria (8,11%) e Sicilia (8,01%). Nel dettaglio le piccole imprese pagano tassi di interessi più alti rispetto alle imprese medio-grandi in tutte le regioni e in particolare si supera la media del gap nazionale di 300 punti base in: Umbria (412 p.b.), Basilicata (364 p.b.), Lombardia (344 p.b.), Campania (338 p.b.), Abruzzo (326 p.b.), Piemonte (322 p.b.), Sardegna (313 p.b.), Liguria (310 p.b.) e Marche (301 p.b.). Si osserva inoltre che in Umbria, Lombardia e Piemonte il tasso pagato dalle piccole imprese è doppio rispetto a quello pagato dalle imprese medio-grandi 


Migliore qualità del credito per le piccole imprese rispetto alle medio-grandi – A fine 2017 le piccole imprese registrano una quota di crediti deteriorati del 23,5%, inferiore di 2,0 punti percentuali rispetto al 25,5% stimato per una impresa medio-grande. A livello regionale in 5 regioni, tutte del Mezzogiorno, è deteriorato oltre un terzo dei crediti a fronte di una media del 25,1%: Sardegna (40,1%), Molise (38,2%), Calabria (36,9%), Campania (35,8%) e Sicilia (34,4%). Le piccole imprese mostrano una qualità del credito maggiore rispetto alle imprese medio-grandi in 14 regioni e i gap più alti si rilevano in: Liguria (11,6 p.p.), Molise (10,2 p. p.), Sardegna (7,6 p.p.), Campania (5,8 p.p.) e Emilia-Romagna (5,7 p.p.).  


Calo dei prestiti alle piccole imprese anche in condizioni di minore rischiosità – A giugno 2017, tra le società sane, i prestiti salgono del 3,0% per le grandi imprese e dell’1,5% per le medie mentre ristagna (0,3%) per le piccole e addirittura scende del 2,5% per le micro imprese.  



Il trend dei prestiti all’artigianato a dicembre 2017 per territorio – L’analisi dei prestiti all’artigianato – resa possibile grazie alla collaborazione con Artigiancassa, che ha messo a disposizione i dati da fonte Banca d’Italia – evidenzia a dicembre 2017 uno stock, comprensivo delle sofferenze, concesso al comparto di 38,8 miliardi di euro, in calo del -7,9% su base annua (-3,3 miliardi di euro) e che rappresenta il minimo dal 2000; il calo dei prestiti all’artigianato si attenua rispetto al -9,0% registrato a settembre 2017, ma si intensifica rispetto al -5,8% osservato un anno prima. In cinque anni (dicembre 2012-dicembre 2017) il calo complessivo è pari al -26,1%, oltre dieci punti quello registrato dal totale imprese (-15,6%). A dicembre 2017 i prestiti all’artigianato diminuiscono in tutte le regioni: le flessioni meno ampie di riscontrano in Piemonte (-4,1%), Valle d’Aosta (-5,9%), Sardegna (-6,4%) e Lombardia (-6,6%) mentre diminuzioni a doppia cifra si osservano per Marche (-15,2%), Abruzzo (-10,7%), Sicilia (-10,3%) e Umbria (-10,0%). A dicembre 2018 in 16 regioni – che concentrano l’86,4% dei prestiti dell’artigianato – la dinamica migliora o è stabile rispetto a quella rilevata nel trimestre precedente mentre nella rilevazione a settembre 2017 la dinamica dei prestiti peggiorava in tutte le regioni. 



La dinamica dei prestiti all’artigianato per tipologia: breve termine e medio e lungo termine – Nell’attuale fase di espansione dell’economia italiana, trainata dai processi di accumulazione di capitale (nei quattro trimestri II trim. 2017-I trim. 2018 PIL in volume e destagionalizzato a +1,6% con investimenti fissi lordi a +4,4%) è particolarmente importante il supporto delle fonti di finanziamento a medio e lungo termine. A dicembre 2017 i prestiti aventi durata originaria superiore a 18 mesi rappresentano oltre i due terzi (69,2%) dei prestiti all’artigianato e in un anno scendono del 5,1% a fronte del -13,7% del credito a breve termine: nel triennio diminuiscono del 10,1% contro il crollo del -30,6% del credito a breve termine. Nelle principali regioni – ognuna con oltre 400 milioni di euro di prestiti totali all’artigianato – le maggiori incidenze di prestiti a medio e lungo termine per: Liguria (74,7%), Abruzzo (73,6%), Lazio (73,1%), Trentino-Alto Adige (72,7%), Marche (72,3%) e Sardegna (72,1%). Nel triennio caratterizzato dalla crescita degli investimenti (dicembre 2014-dicembre 2017) tra le principali regioni si registra un aumento dei prestiti all’artigianato a medio e lungo termine solo per Sardegna (+2,0%) e Piemonte (+0,7%); all’opposto i cali più intensi per Marche (-14,5%), Umbria (-8,8%), Abruzzo (-8,7%) e Trentino-Alto Adige (-7,2%).