HIGHLIGHTS 

Il recente andamento dei prestiti alle imprese e dei tassi di interesse – A ottobre 2017 i prestiti alle società non finanziarie – escluse le famiglie produttrici fino a 5 addetti – scendono del 0,5% mentre i prestiti al totale delle famiglie aumentano del 2,8%. Per quanto riguarda la classe dimensionale d’impresa gli ultimi dati sui prestiti sono disponibili ad agosto 2017: le imprese medio-grandi crescono dello 0,2% mentre persiste la flessione per le imprese con meno di 20 addetti che scendono dello 0,8%. Spunto positivo dal ritorno alla crescita da giugno 2017 delle famiglie produttrici fino a 5 addetti che ad agosto sono in crescita dello 0,8%. L’analisi settoriale per le società non finanziarie vede in crescita sia il Manifatturiero sia i Servizi dell’1,0% a cui si contrappone il calo del 5,1% delle Costruzioni. Il calo dei prestiti concentrato nelle piccole imprese non sembra inoltre strettamente determinato da condizioni strutturali di maggiore rischiosità: a giugno 2017, tra le società sane, il credito sale del 3,0% per le grandi imprese e dell’1,5% per le medie mentre ristagna (0,3%) per le piccole e scende del 2,5% per le micro imprese. L’attuale fase di ripresa è trainata dagli investimenti e pur crescendo la finalità dell’investimento della domanda di credito, il saldo finanziario delle imprese che investono – differenza tra autofinanziamento e la spesa per investimenti fissi e capitale circolante – per le micro imprese è pari al -9,9% del valore aggiunto, indicando un fabbisogno di fondi esterni, che si riduce al -3,5% per le piccole imprese e al -1,6% per le medie imprese; all’opposto le grandi imprese presentano un saldo finanziario positivo (3,0%). 

Il trend dei prestiti all’artigianato a giugno 2017 per territorio – L’analisi dei prestiti all’artigianato – resa possibile grazie alla collaborazione con Artigiancassa, che ha messo a disposizione i dati da fonte Banca d’Italia – evidenzia a giugno 2017 uno stock, comprensivo delle sofferenze, di 41,0 miliardi di euro, in calo in un anno di 2,5 miliardi: il calo del 5,8% intensifica la flessione del 4,5% di marzo 2017 ed uguaglia quella osservata un anno prima. In cinque anni (giugno 2012-giugno 2017) i prestiti all’artigianato si sono ridotti complessivamente di un quarto (-23,1%), pari a 12,3 miliardi di euro in meno, calo oltre una volta e mezzo quello registrato dal totale imprese (-13,5%). 

A giugno 2017 si osserva in tutte le regioni un calo dello stock dei prestiti all’artigianato che diminuisce meno in Valle d’Aosta (-2,1%), Campania (-2,3%), Piemonte (-2,6%), Basilicata (-2,9%) mentre le flessioni più intense sono quelle di Marche (-9,6%, per cui permangono gli effetti negativi derivanti dal terremoto), Veneto (-8,4%), Friuli-Venezia Giulia (-7,7%) e Abruzzo (-7,0%). In 15 regioni su 20 – che sommano prestiti per 32,8 miliardi di euro (79,9% del totale) – la dinamica tendenziale dei prestiti all’artigianato peggiora rispetto a quella rilevata nel trimestre precedente. 

Anche a livello provinciale si registra una flessione generalizzata dei prestiti all’artigianato con sole quattro province che registrano un aumento: si tratta del +7,0% di Asti del +3,8% di Enna, del +2,1% di Vercelli e del +0,8% di Taranto. Le province con cali meno intensi sono Barletta-Andria-Trani (-0,2%) e Biella (-0,7%). All’opposto in quarantaquattro province si registra una diminuzione superiore alla media del -5,8% e le flessioni più intense sono quelle di Ancona (-13,5%), Verbano-Cusio Ossola (-12,8%), Treviso (-10,8%), Ferrara (-10,7%) e Arezzo (-10,2%). Nei due terzi (67,3%) delle province si registra un peggioramento del trend dei prestiti rispetto al trimestre precedente. 

Accesso al credito, qualità e costo del credito: confronto tra piccole e medio-grandi imprese – Il calo dei prestiti alle imprese concentrato sul segmento di piccola dimensione è influenzato da maggiore difficoltà di accesso al credito: nel settore manifatturiero il saldo di opinione sull’accesso al credito delle micro imprese a settembre 2017 rimane negativo (-2,5%) mentre è positivo per le imprese medie (1,5%) e grandi (3,0%). La maggiore difficoltà di accedere a strumenti di finanziamento bancario non è da considerarsi conseguenza della minore qualità del credito delle piccole imprese che presentano una quota di crediti deteriorati del 25,5%, inferiore di 2,7 punti percentuali rispetto al 28,2% di una impresa medio-grande. In parallelo una piccola impresa, in media nazionale, paga un tasso di interesse effettivo pari al 7,07% superiore di 301 punti base rispetto al 4,06% pagato da una impresa medio-grande. A livello regionale in quindici regioni le piccole imprese mostrano una quota di crediti deteriorati inferiore a quelle delle imprese medio-grandi_ si tratta di Molise (-12,8 punti p.), Liguria (-10,0 punti p.), Sardegna (-6,1 punti p.), Emilia-Romagna (-5,4 punti p.), Campania (-5,0 punti p.), Marche (-4,6 punti p.), Veneto (-4,0 punti p.), Basilicata (-3,6 punti p.), Puglia e Toscana (entrambe a -2,9 punti p.), Lazio (-2,8 punti p.), Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta (entrambe a -2,2 punti p.), Lombardia (-1,7 punti p.) e Calabria (-0,5 punti p.). Per quanto riguarda il costo del credito in tutte le regioni le piccole imprese pagano un tasso di interesse superiore a quello delle imprese medio-grandi ed in sette il gap è superiore alla media nazionale di 301 punti base, si tratta di: Umbria (400 punti base), Basilicata (362 p. b.), Liguria (349 p. b.), Lombardia (341 p. b.), Campania (337 p. b.), Piemonte (324 p. b.) e Abruzzo (312 p. b.). 

Focus POS – Nell’ultimo triennio (2013-2016) le transazioni con POS sono salite del 46,5% mentre la spesa per consumi delle famiglie è aumentata del 4,3%. Tra il 2013 e il 2016 il numero di POS segna una crescita cumulata del 37,6%, di gran lunga superiore al +2,6% del triennio precedente, con il numero di abitanti per POS che passa da 39 del 2013 a 29 del 2016. Nel focus l’analisi della dinamica dei POS installati per regione e provincia.