Il più
recente andamento dei prestiti alle imprese, dei tassi di interesse e delle
sofferenze – A dicembre 2016 i prestiti alle società non finanziarie -
escluse le famiglie produttrici – crescono dello 0,2% mentre i prestiti al
totale delle famiglie aumentano dell’1,9% e sono stabilmente in campo positivo
da luglio 2015. A novembre 2016 i prestiti alle imprese medio-grandi sono in
aumento dello 0,4% mentre persiste il calo per le imprese di minor dimensione
con i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti in flessione del 2,0% e le
famiglie produttrici fino a 5 addetti in calo dell’1,0%. In particolare il calo
dei prestiti alle microimprese non sembra determinato da condizioni strutturali
di maggiore rischiosità: mediamente tra 2014 e 2016 i prestiti nei confronti
delle società di capitali in condizioni economiche e patrimoniali equilibrate
sono diminuiti solo per le microimprese (-2,2%) mentre sono cresciute
soprattutto per le imprese grandi (5,9%), seguite dalle medie (1,3%) e dalle
piccole (1,1%). A livello settoriale i prestiti crescono del 2,3% per i
Servizi, sono in lieve flessione dello 0,5% per il Manifatturiero e si osserva
un calo sostenuto del 5,4% per le Costruzioni. Le operazioni di rifinanziamento
finalizzate (TLTRO) effettuate dalla Banca Centrale Europea non hanno
determinato il cambio di segno nel credito alle imprese: dal loro avvio, a
settembre 2014, i prestiti lordi alle società non finanziarie e alle famiglie
produttrici sono scesi a dicembre 2016 di 52,1 miliardi di euro (-5,7%). La
politica monetaria espansiva prosegue invece a manifestare effetti positivi sul
costo dei prestiti: a dicembre 2016 il tasso di interesse sui prestiti pagato
dalle società non finanziarie per nuove operazioni è pari all’1,54%, di 38
punti base più basso rispetto al valore di un anno prima e superiore di soli 4
punti base rispetto al 1,50% registrato a settembre 2016, il picco minimo degli
ultimi dieci anni. Il tasso di interesse pagato dalle imprese italiane è di 8
punti base più basso rispetto a quello pagato mediamente nell’Eurozona (1,62%).
Al
III trimestre 2016 l’incidenza delle sofferenze sui prestiti al totale delle
imprese è pari al 17,4%. Il 70,3% delle sofferenze nette – al lordo di svalutazioni
e al netto di eventuali passaggi a perdita – si concentra sopra i 500.000 euro
e si riferisce al 4,7% degli affidati, con un valore
medio di 2,2 milioni di euro, maggiormente compatibile con il taglio del
finanziamento di medie e grandi imprese; sotto tale soglia troviamo il
95,3% degli affidati in sofferenza che rappresentano solo il 29,7%
dell’importo, con un valore medio di 46 mila euro.
Nel triennio settembre 2013 – settembre 2016 l’importo delle sofferenze da
500.000 euro e oltre è salito del 45,6%, ritmo più che triplo rispetto al
+13,8% delle sofferenze sotto tale soglia. Le sofferenze sono fortemente
concentrate: il 37,2% delle sofferenze nette si riferisce al primo 0,5% degli
affidati, il 47,5% si riferisce al primo 1% degli affidati, il 72,0% si
riferisce al primo 5% degli affidati e l’81,1% si riferisce al primo 10% degli
affidati ed il grado di concentrazione è salito nel tempo: negli ultimi cinque
anni la quota di sofferenze del primo 10% degli affidati sale dal 78,3% di
settembre 2011 all’81,1% di settembre 2016.
Credito e
investimenti – Previsto un impatto positivo sugli investimenti nel 2017 dei
bassi tassi di interesse e dei significativi incentivi pubblici previsti
nell’ultima manovra di bilancio, anche grazie all’azione di Confartigianato. La
Commissione europea nel 2017 prevede un aumento degli investimenti fissi lordi in
Italia del 2,4% (meglio del +1,9% del 2016); più accentuata la crescita degli
investimenti in Macchinari e attrezzature (+4,6%) rispetto a quelli in
Costruzioni (+1,0%). Incertezze sulle aspettative di crescita derivano dagli
orientamenti della nuova amministrazione Usa, dalle scadenze elettorali in
paesi UE, dai prossimi negoziati relativi alla Brexit, dalle potenziali
perturbazioni degli scambi commerciali, dagli effetti sui Paesi emergenti di
una stretta monetaria negli Stati Uniti e dai livelli di debito elevati e in
aumento in Cina. L’indagine sul credito bancario di Banca d’Italia al IV
trimestre 2016 evidenzia il recente rallentamento della domanda di credito da
parte delle imprese con finalità di investimento.
Il trend dei
prestiti all’artigianato a settembre 2016 – I dati
resi disponibili grazie alla collaborazione con Artigiancassa indicano a settembre
2016 uno stock, comprensivo delle sofferenze, concesso alle imprese artigiane
di 42,9 miliardi di euro (il valore minimo degli ultimi quindi anni) che scende
in un anno di 2,7 miliardi, pari al -5,8% (era -5,8% il trimestre precedente e
-4,8% un anno prima). I prestiti a medio e lungo termine – maggiormente
interessati dalla domanda di investimenti – sono il 66,1% del prestiti e
diminuiscono meno (-3,4%) dei prestiti a breve termine (-10,2%). A settembre
2016 l’artigianato rappresenta il 4,9% del totale dei prestiti alle imprese, ma
nell’ultimo anno il suo calo di 2,7 miliardi di euro spiega per l’11,2% la
diminuzione di 23,7 miliardi di euro rilevata per i prestiti al totale delle
imprese. In cinque anni (settembre 2011-settembre 2016) i prestiti
all’artigianato si sono ridotti complessivamente di un quarto (-24,8%), pari a
14,1 miliardi di euro in meno, calo quasi doppio rispetto a quello del totale
imprese (-13,9%) ed accompagnato da una riduzione di 0,8 punti percentuali
della quota del comparto sul totale dei prestiti alle imprese. A settembre 2016
lo stock dei prestiti all’artigianato diminuisce in tutte le regioni: cali meno
accentuati per Valle d’Aosta (-2,5%), Lazio e Sardegna (entrambe con il -3,2%),
Molise e Piemonte (entrambe con il -3,4%). All’opposto riduzioni più marcate per
Marche (-12,5%), Umbria (-7,4%) ed Abruzzo (-7,3%), le tre regioni interessate
recentemente da devastanti terremoti; in 12 regioni su 20 – che sommano
prestiti per 22,9 miliardi di euro (53,2% del totale) – la dinamica tendenziale
dei prestiti all’artigianato migliora rispetto a quella rilevata nel trimestre
precedente. Anche in tutte le 110 province si registrano flessioni – di cui 45
superiori alla media -, ma un segnale positivo proviene dalle 53 province per
cui si rileva un trend dei prestiti in miglioramento o stabile rispetto al
trimestre precedente (erano 54 province lo scorso trimestre). I dati regionali
e provinciali dei prestiti all’artigianato a breve e medio-lungo termine.
Lo spread tra
tassi sui finanziamenti a piccole imprese e medio-grandi nelle regioni – A giugno
2016 le imprese con meno di 20 addetti pagano in media un tasso di interesse
del 7,58%; il credito è particolarmente costoso in Calabria (9,72%), Basilicata
(9,29%), Sardegna (9,25%), Campania (9,11%) e Puglia (9,04%) mentre è meno
costoso nella Prov. Aut. di Bolzano (5,07%), nella Prov. Aut. di Trento
(6,24%), in Friuli-Venezia Giulia (6,74%) ed in Emilia-Romagna (6,86%). Le
piccole imprese pagano un tasso più alto di 300 punti base rispetto a quello
delle imprese medio-grandi; tale fenomeno si osserva in tutte le regioni con
gli spread maggiori per Basilicata
(366 punti base), Piemonte (353 punti) e Umbria (350 punti) e quelli minori
nella Prov. Aut. di Bolzano (159 punti base) ed in Molise (197 punti). A
livello settoriale il credito è meno costoso per le imprese del Manifatturiero
che pagano in media un tasso del 4,20%, seguite da quelle dei Servizi con il
5,18% mentre il tasso maggiore è il 5,99% delle imprese delle Costruzioni.