Energia, cosa sta cambiando
Con stretta Bce costo credito +275 punti base in 12 mesi. A marzo import gas a Tarvisio a quota 5,1%, produzione idro +13,6%. Occupazione energia e utilities +1,7%, trainano le donne (+4,4%). I ritardi frenano l’effetto Pnrr sul Pil

Sono trascorsi 439 giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e i segnali statistici disponibili delineano alcuni dei cambiamenti in corso nell’economia italiana e il suo riposizionamento dopo la grave crisi energetica esplosa nel 2022.

Ad aprile l’inflazione ha rialzato la testa a fronte dell’accelerazione dei prezzi dei beni energetici, in particolare per quelli non regolamentati che segna un aumento del 2,4% rispetto a marzo. A maggio 2023 il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica si dimezza (-48,8%) rispetto ad un anno prima, anche se la media dei primi cinque mesi del 2023 risulta superiore del 177% alla media del 2019. Nel primo trimestre 2023 il prezzo dell’elettricità per una micro e piccola impresa sale del 16,5% rispetto un anno prima, collocandosi su un livello che è 2,6 volte la quotazione media del 2019.

A seguito del persistere delle tensioni inflazionistiche, il Consiglio della Bce, nella seduta di giovedì scorso, ha deciso un rialzo dei tassi di riferimento di 25 punti base, portando l’aumento cumulato da luglio 2022 a 375 punti. La stretta monetaria spinge in alto il costo del credito: a marzo 2023 il tasso sui nuovi prestiti fino a 250 mila euro è salito al 4,90%, con una crescita di 275 punti base in un anno. Il rialzo dei tassi frena la domanda di credito: a febbraio 2022 i prestiti alle imprese scendono dello 0,5%.

Grazie ad un inverno mite, nei primi tre mesi del 2023 il consumo di gas è sceso del 19,4% su base annua e le importazioni sono scese del 14,1%. A marzo 2023 il flusso di gas in ingresso al Tarvisio, prevalentemente import di gas russo, è sceso al 5,1% delle importazioni totali, mentre un anno prima rappresentava il 35,6%. Si ferma l’emorragia di gas esportato, che a marzo si dimezza (-52,6% rispetto un anno prima), scendendo del 31,0% nel primo trimestre dell’anno, dopo che nel 2022 l’export di gas era triplicato (+198,9%).

A marzo 2023 i consumi di gas nel settore industriale sono in flessione del 10,9% (era -11,0% a febbraio), in decelerazione rispetto al 15,2% del 2022. Si stabilizza la domanda elettrica delle imprese: a marzo 2023 i consumi elettrici industriali, al netto della stagionalità, sono in diminuzione dello 0,9% su base annua (era -7% a febbraio e -9% a gennaio); nei primi tre mesi del 2023 la domanda cumula una flessione tendenziale del 5,2%, in linea con il calo del 5,6% registrato nel 2022.

In un contesto di siccità e crisi idrica, a marzo 2023 la produzione idroelettrica sale del 13,6% dopo il +1,2% di febbraio, invertendo la tendenza di gennaio (-10,9%) e quella del 2022, anno in cui la produzione di energia idroelettrica è crollata del 37,7%. A marzo 2023 si stabilizza (+2,6%) la produzione di elettricità con il carbone, dopo che nel 2022 era salita del 61,4%, arrivando a 20,8 TWh e superando l’intera produzione da eolico (20,4 TWh).

A causa del maggiore ricorso di carbone e olio combustibile nella generazione elettrica, nel 2022, nonostante il calo dei consumi di energia,  le emissioni di CO2 sono salite dello 0,5%.

Si osserva una marcata resilienza dell’economia e delle imprese per investimenti e lavoro (QE 2/5). Nel mercato del lavoro di energia e utilites la performance dell’occupazione in Italia risulta migliore rispetto ai maggiori paesi europei: nel 2022 gli occupati nel settore dell’energia elettrica, gas, acqua e rifiuti salgono dell’1,7%, facendo meglio del +0,5% della Germania, in controtendenza rispetto alla flessione rilevata in Francia (-1,6%) e Spagna (-3,3%). Traina l’occupazione femminile, in salita del 4,4% a fronte del +1,0% degli uomini. La spinta arriva dell’energia elettrica e gas, settore in cui gli occupati salgono del 5,1%, a fronte del ristagno (+0,1%) dell’occupazione in acqua e rifiuti.

Last but not least, la politica fiscale. Mentre nel 2024 si prospetta una severa riduzione del deficit (0,8 punti di PIL in meno), pesano i ritardi del PNRR: quest’anno gli interventi del Piano genereranno 1 punto di maggiore crescita del PIL, a fronte dell’1,5 previsto ad aprile 2022 e dell’1,9 previsto nel 2021.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 9 maggio 2023