Energia e utilities: +11,9% prestiti, spinta da elettricità e gas
Costo credito alle imprese +186 punti base vs livelli pre-stretta monetaria del 2022. Con i dazi si perde mezzo punto di Pil nel 2026
A settembre il Consiglio della BCE ha mantenuto invariati i tassi di riferimento della politica monetaria, confermando la decisione di luglio. L’atteggiamento prudente delle autorità monetarie è indotto da uno scenario geopolitico instabile, con guerre commerciali e conflitti che determinano incertezza, con potenziali shock per i quali i policy makers si mantengono un margine di manovra. Nonostante l’inflazione sia sotto controllo, la BCE seguirà un approccio guidato dai nuovi dati economici e finanziari. “senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”. Tale orientamento sarà oggetto di verifica nella prossima riunione del 29-30 ottobre che sarà ospitata dalla Banca d’Italia a Firenze.
Una politica monetaria prudente si associa ad una politica fiscale scarsamente espansiva. Secondo il Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP) varato giovedì scorso dal Governo la prossima manovra non avrà impatto sulla crescita del 2026, con effetti espansivi limitati solo nel 2027 e 2028 (+0,1 punti). Il debole sostegno di entrambe le politiche economiche non appare adeguato nel contrastare il pesante impatto dei dazi che, sempre nel DPFP, è stimato pari allo 0,5% del PIL nel 2026 e dello 0,4% nel 2027.
Ad agosto 2025 il costo del credito pagato in media dalle imprese sulle nuove operazioni in Italia è del 3,49%, di 186 punti base superiori ai livelli di giugno 2022, precedente all’avvio della stretta monetaria. Il mancato taglio dei tassi di interesse penalizza la ripresa in corso degli investimenti: nel secondo trimestre del 2025 gli investimenti in macchinari e impianti tornano a salire (+1,8%), dopo cinque trimestri con il segno negativo. Con il décalage dei tassi, tornano in positivo i prestiti alle imprese che ad agosto salgono dell’1,2% su base annua (+0,8% a luglio), una dinamica che rimane, comunque, meno intensa rispetto al +3,0% registrato in Eurozona.
Il trend del credito per settori – A luglio 2025 i prestiti alle imprese (i dati per settore non sono corretti per le cartolarizzazioni) tendono a stabilizzarsi (-0,5%, era -1,0% a giugno). Rimangono in territorio negativo i prestiti alla manifattura (-1,5% era -0,7% a giugno) e alle costruzioni (-6,2% era -6,8% a giugno), tornano a crescere dopo 31 mesi i prestiti ai servizi (+0,4% era -0,9% a giugno), mentre la migliore performance è registrata dal comparto di energia e utilities, che segna un aumento dei prestiti dell’11,9% (era +15,7% a giugno). Nel dettaglio si osserva un aumento del 4,1% (era +6,5% a giugno) per acqua e rifiuti mentre la crescita del +16,1% (era +20,7% a giugno) rilevata per energia elettrica e gas risulta la seconda più intensa dopo il +25,1% del settore dei servizi di informazione e comunicazione.
Costo del credito nelle regioni e per settore – I divari territoriali amplificano gli effetti sul costo del credito per le imprese determinato da una minore velocità di discesa dei tassi. A giugno 2025 le imprese pagano in media un tasso di interesse annuo effettivo (TAE) del 5,22% con un ampio range territoriale, con un costo dei prestiti più onerosi nel Mezzogiorno e una oscillazione che va dal massimo di 7,13% in Calabria al minimo di 4,74% in Emilia-Romagna. Il settore che paga il tasso più alto sono le Costruzioni con il 6,30% con il massimo di 8,96% in Valle d’Aosta ed il minimo in Emilia-Romagna con il 5,52%. Seguono i Servizi con un tasso di interesse annuo effettivo del 5,40% e una differenziazione territoriale che va dall’8,08% della Calabria al 4,93% dell’Emilia-Romagna.
Nel settore di riferimento del comparto energetico – manifatturiero esteso, comprensivo di estrattivo, energia elettrica e gas, acqua e rifiuti – il costo del credito più elevato si riscontra in Basilicata con 5,89%, seguita da Campania con 5,75%, Molise con 5,70%, Sardegna cin 5,48% e Sicilia con 5,43%. All’opposto, tassi più bassi per Veneto con 4,66%, Valle d’Aosta con 4,53%, Emila Romagna con 4,49% e Trentino-Alto Adige con 4,15%, 174 punti base inferiore al massimo pagato dalle imprese lucane.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 7 ottobre 2025