Energia spinge inflazione in doppia cifra in Eurozona, ma politiche Ue frammentate
Più elevata inflazione energetica in Italia (45%) e Germania (44,2%). Aumento import energia in Ue in 12 mesi pesa per 3,1% punti di PIL
Gli effetti del rallentamento del ciclo internazionale ed europeo sull’economia italiana sono certificati dalla Nota di aggiornamento al DEF 2022 varata dal Governo mercoledì scorso. Nel 2023 la crescita del PIL scende allo 0,6%, in calo di 1,8 punti rispetto al 2,4% previsto nel DEF di aprile. La Nota certifica i ridotti spazi fiscali in una difficile fase congiunturale, con il deficit di bilancio che, senza interventi di policy, si riduce dal 5,1% del 2022, al 3,4% nel 2023 (era 3,9% nel DEF di aprile). La significativa riduzione del deficit tendenziale del 2023 comprime lo spazio fiscale in una fase di forte rallentamento del ciclo e potrebbe contribuire, con una forte stretta monetaria deflazionistica, ad un mix di politiche economiche inadeguato per sostenere la crescita dell’economia.
I dati pubblicati la scorsa settimana certificano la crescente pressione dei costi energetici sui bilanci di imprese e famiglie, che genera ulteriori spinte recessive. Ad agosto 2022 il prezzo alla produzione di energia elettrica e gas – prezzo che si forma nel primo stadio di commercializzazione – segna un aumento del 159,2% rispetto un anno prima, combinazione di un amento del 140,2% per l’energia elettrica e del 212,5% per il gas. Nel quarto trimestre 2022 il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela approvato lo scorso 29 settembre da Arera sale del 59% rispetto al trimestre precedente; nel 2022 la spesa per la bolletta elettrica per la famiglia-tipo sarà di circa 1.322 euro, il 109,2% in più rispetto ai 632 euro circa del 2021.
I prezzi dei beni energetici spingono l’inflazione in doppia cifra. Le stime preliminari di Eurostat pubblicate venerdì scorso indicano per settembre un tasso di inflazione del 10% per l’Eurozona. La dinamica dei prezzi è in doppia cifra anche in Germania (+10,9%), seguita dall’ Italia (9,5%), mentre è meno accentuata in Francia (6,2%). L’inflazione energetica sale al 40,8% Eurozona, con una maggiore accentuazione in Italia (+45,0%) e Germania (+44,2%) rispetto alla Francia (+18,8%).
La risposta frammentata al caro energia dei Paesi Ue – Dopo aver risposto alla pandemia con l’intervento congiunto di 806,9 miliardi di euro attuato con Next Generation EU, i paesi dell’Unione europea stanno articolando una reazione alla guerra dei prezzi dell’energia, frammentata e che potrebbe risultare poco efficace per vincere la sfida in corso. Basti pensare che negli ultimi dodici mesi (a giugno 2022) le importazioni annualizzate di energia dell’Unione europea sono salite di 449,7 miliardi di euro (+131,1%), una pressione equivalente al 3,1% del PIL dell’Ue.
Dopo l’accordo sulla solidarietà energetica franco-tedesca dello scorso 5 settembre, giovedì scorso la Germania annuncia un intervento di 200 miliardi di euro per stabilizzare i prezzi dell’energia (QE 29/9), pari al 5,6% del PIL (qui il confronto internazionale di Bruegel aggiornato al 21 settembre). La minore pressione dei costi per le imprese tedesche determina uno squilibrio per la concorrenza, generando un vantaggio competitivo rispetto al sistema manifatturiero italiano; come evidenziato giovedì scorso in una nota del Presidente del Consiglio Draghi, una risposte congiunta alla crisi energetica permette “di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno”.
In parallelo, non si registrano ricadute concrete dell’accordo del Quirinale siglato tra Italia e Francia nel 2021, e nel quale era previsto “un coordinamento nei principali settori della politica economica europea“, tra i quali l’energia.
Sono 15 i paesi dell’Unione europea, tra cui Italia, Francia e Spagna, che hanno richiesto in una lettera alla Commissione europea il price cap sul gas (QE 28/9). Nel Consiglio europeo dell’energia del 30 settembre, nell’ambito degli interventi contro il caro-energia, non è stata trovata una soluzione su questo specifico tema, sul quale sarà cercato un compromesso in vista del Consiglio europeo del 6-7 ottobre (QE 3/10).