Il difficile inverno della gas economy italiana
Utilizzo del gas per imprese e famiglie più intenso in Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto

Dopo il Consiglio europeo informale di venerdì scorso si prospetta un difficile negoziazione di un intervento condiviso tra i paesi dell’Unione europea per contrastare la crisi dell’energia. Come emerge dalla posizione del Governo italiano, solo una risposta congiunta può evitare “pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno”, che aggrava la pressione senza eguali sulla competitività delle imprese europee: dallo scoppio della guerra, tra febbraio e settembre 2022, le quotazioni in euro del gas europeo (TTF) salgono del 148,5%, a fronte del +90,5% di quelle del gas Usa e del +46,2% del GNL (valutato sull’import del Giappone), mentre sono più stabili le quotazioni del petrolio WTI (+4,7%). In Italia, nonostante le importazioni di gas dalle borse europee si limitano al 2,8% (come evidenziato dalla ricognizione della Relazione 2022 di Arera), sono pesanti le ricadute sui prezzi nel mercato interno: ad agosto 2022 il prezzo alla produzione di gas sale del 212,5% su base annua mentre a settembre quello al consumo cresce del 60,3%, ma con una previsione di incrementi fino al 100% per l’ultimo trimestre dell’anno. Nel caso di una interruzione completa delle forniture di gas dalla Russia a partire da ottobre, la Nota di aggiornamento al DEF 2022 prevede una spinta del 20% sui prezzi dell’energia e una riduzione della crescita del PIL rispetto allo scenario di base di 0,2 punti percentuali nel 2022 e di 0,5 punti percentuali nel 2023.
L’Italia è significativamente esposta nell’utilizzo del gas, combustibile che contribuisce per il 40,9% del totale delle fonti energetiche e per il 52,9% della generazione elettrica (ultimi dodici mesi a giugno 2022), quest’ultima quota ampiamente superiore al 14,0% della Germania e il 6,6% della Francia. Nella crisi attuale l’Italia fatica più degli altri paesi europei a fare economie nell’uso del gas: nei primi sette mesi del 2022 l’Unione europea a 27 ha ridotto il consumo di gas, del 10,4% su base annuale, la Germania addirittura del 12,9%, mentre il calo si ferma al 2% per l’Italia. Inoltre, solo il 4,4% della domanda di gas è coperta dalla produzione nazionale, un apporto più che dimezzato rispetto all’11,5% di dieci anni prima.
Si avvicinano i più difficili mesi invernali: sulla base della serie storica messa a disposizione dal Mite-Dgerm, il 63,7% del consumo si concentra nei sei mesi tra ottobre e marzo (media degli ultimi cinque anni), oltre un quarto (25,9%) tra dicembre e gennaio.
Nonostante si prospettino squilibri tra domanda ed offerta e l’attuazione del piano di risparmio (QE 6/10), nei primi otto mesi del 2022 l’export di gas è più che triplicato (+283,3%), arrivando a 2,3 miliardi di metri cubi.
Il maggiore acquisto di gas naturale liquido rappresenta un importante contributo alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento: nei primi otto mesi del 2022 le importazioni di gas sono salite del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2021, aumento completamente determinato dal +26,7% dell’import di GNL mentre registra una ‘crescita zero’ il flusso in ingresso attraverso i gasdotti. Mentre scendono del 39,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente i flussi di gas immessi a Tarvisio provenienti dalla Russia e calano del 28,6% quelli immessi a Gela provenienti dalla Libia, il contro bilanciamento è determinato dal quintuplicarsi (+412,1%) delle immissioni provenienti da Olanda e Norvegia in ingresso a Passo Gries e dall’aumento del 61,3% di quelle dall’Azerbaigian, con immissione a Melendugno; in salita (+7,3%) anche le importazioni immesse a Mazara del Vallo provenienti dall’Algeria, che nel 2022 diventa il primo partner dell’Italia per le forniture di gas.
Nella geopolitica energetica l’Italia ha perso una importante partita nel corso della lunga crisi libica: nel 2022 l’import di gas in ingresso a Gela proveniente dalla Libia è un terzo di quello del 2015. Se l’Italia avesse disposto del gas importato dalla Libia nei primi otto mesi del 2015, le importazioni di gas dalla Russia nei primi otto mesi di quest’anno si sarebbero potuto ridurre di due terzi (-65,6%).
Condizioni climatiche, uso del riscaldamento e presenza di imprese in settori gas-intensive determinano ampie differenziazioni regionali nell’utilizzo del gas. Sulla base della distribuzione di gas naturale per tipologia di cliente per regione individuata da Arera si calcola una intensità di utilizzo del gas di imprese (altri usi) e famiglie (domestico e condomini) di 18,6 metri cubi (mc) di gas per mille euro di PIL. La regione con la maggiore intensità di utilizzo è l’Emilia-Romagna, seguita, con valori superiori alla media, da Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Toscana.

Imprese ed energia, 10 ottobre 2022