Energivori: la produzione si stabilizza in estate, ma rimane pesante il calo del 2023
Discesa diffusa in Europa nei settori energy intensive. Nell’anno produzione manifattura giù in Italia, stazionaria in Germania e in aumento in Francia

Il calo del commercio internazionale, su cui pesa la bassa domanda del mercato tedesco, e una bolla dei costi energetici non ancora completamente sgonfiata stanno rallentando l’attività delle imprese manifatturiere, con maggiore intensità nei settori più energivori. La stretta monetaria riduce gli investimenti, condizionando i processi di transizione ambientale e digitale.

Nei primi nove mesi del 2023 l’indice del volume del commercio internazionale rilevato dal Cpb, istituto indipendente olandese, scende del 2,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nello stesso arco di tempo le esportazioni dei prodotti del made in Italy in valore salgono di un limitato 1,0%, mentre in volume scendono del 4,9%. La recessione tedesca determina un calo del 2,5% delle esportazioni in Germania.

La produzione manifatturiera in Italia è stazionaria durante l’estate (crescita zero nel trimestre luglio-settembre rispetto al trimestre precedente); segnali di tenuta anche da Spagna (+0,2%) e Francia (-0,2%), mentre si registrano flessioni più marcate in Unione europea (-3,0%) e in Germania (-2,1%). Nei settori a maggiore consumo di energia (e non energetici) – alimentare, carta, chimica, lavorazione di minerali non metalliferi e metallurgia – si osserva nel trimestre in esame un calo contenuto (-0,3% rispetto al trimestre precedente).  Nonostante la tenuta estiva dell’attività, nel complesso dei primi nove mesi del 2023 la produzione manifatturiera in Italia cumula un calo del 2,1% su base annua, a fronte di una stazionarietà in Germania (+0,1%) e Spagna (crescita zero) e un aumento dello 0,8% in Francia.
Nel raggruppamento dei settori energivori la produzione nei primi nove mesi di quest’anno scende del 6,2%, in linea con la media Ue a 27. Cali diffusi nei paesi europei, con flessioni del 4,2% in Francia, del 4,5% in Spagna e dell’8,0% in Germania. La creazione di valore della manifattura italiana rimane penalizzata dalla differente evoluzione dei costi energetici nella crisi esplosa nell’estate dello scorso anno: nella prima metà del 2023 il prezzo dell’energia elettricità per le classi intermedie di consumo delle imprese rimane superiore del 42,2% alla media del 2021, registrando nell’ultimo anno un divario del 57,2% rispetto alla media dell’Eurozona.
Sono sette i settori che si mantengono in territorio positivo: si tratta di Altri mezzi trasporto con +11,2%, Farmaceutici con +9%, Autoveicoli con +8,6%, Riparazione macchinari con +4,4%, Gomma e materie plastiche con +1,9%, Computer ed elettronica con +0,7% e Macchinari con +0,1%. All’opposto, si osservano flessioni superiori ai cinque punti percentuali per Mobili con -5,3%, Metallurgia con -6,6%, Prodotti chimici con -8,3%, Tessile con -8,7%, Pelle con -9,4%- Cali a doppia cifra per Vetro, ceramica, cemento con -10,3%, Carta con -11,1%, Legno con -13,7% e Stampa con -20,7%.
In parallelo alla riduzione dell’attività, cala la domanda di energia delle imprese manifatturiere: nei primi dieci mesi del 2023 i consumi elettrici industriali monitorati dall’indice mensile di Terna (IMCI) risultano in flessione del 4,6% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

(CON GRAFICI ALLEGATI)

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 29 novembre 2023