Europa tra stretta Bce e rischio stagflazione
A dicembre cala la morsa dell’inflazione energetica in Eurozona ma meno in Italia, al secondo posto nell’Ocse per crescita dei prezzi dell’energia
Il 2023 inizia all’insegna dell’incertezza per le imprese italiane. Vediamo i segnali più recenti. A novembre 2022 l’indice della produzione manifatturiera ristagna (+0,1%) dopo i cali dei due mesi precedenti (-1,0% ad ottobre e -1,5% a settembre). La produzione delle costruzioni, dopo due incrementi consecutivi, a ottobre ha segnato una diminuzione rispetto al mese precedente (-0,9%). A novembre le vendite al dettaglio segnano un aumento in volume dello 0,4%, ma la crescita dei prezzi penalizza il trend su base annua, con le vendite del mese inferiori del 3,6% rispetto un anno prima, mentre ristagnano (-0,3%) quelle dei primi undici mesi dell’anno.
Nonostante il raffreddamento autunnale dei prezzi di petrolio e gas naturale, persiste sull’economia italiana un alto tasso di inflazione, che a dicembre rimane in doppia cifra collocandosi al 12,3% (era 12,6% a novembre), mentre negli Stati Uniti la crescita dei prezzi al consumo rallenta al 6,5% (era 7,1% a novembre) e in Eurozona è al 9,2% (era 10,1% a novembre).
Per quest’anno le previsioni dei costi dell’energia rimangono elevate: nelle stime dell’Eurosistema, nel 2023 il prezzo del gas è indicato a 123,6 euro/MWh, in linea con la media del 2022 (122,5 euro/MWh), ma oltre il doppio delle quotazioni del 2021, mentre per quest’anno il prezzo del Brent è stimato a 85,1 dollari al barile, il 17,1% in meno rispetto al 2022.
L’Italia rimane sotto una pressione straordinaria dei prezzi dell’energia, che a dicembre salgono del 65,1% (con un lieve rallentamento rispetto al 68,1% a novembre) a fronte del 25,7% dell’Eurozona, dove sono in forte discesa (era 34,9% di novembre), mentre l’inflazione energetica negli Stati Uniti si ferma al 7,3%. Nel più ampio confronto internazionale disponibile su dati pubblicati la scorsa settimana dall’Ocse, l’Italia è al secondo posto tra i 38 paesi membri per tasso di inflazione energetico, dietro solo alla Turchia e davanti a Regno Unito, le tre repubbliche estoni, Irlanda e Austria.
Per abbassare l’inflazione, la Bce ha rialzato di 250 punti base i tassi di interesse tra luglio e dicembre, preannunciando nuovi aumenti dei tassi «in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine». La banca centrale potrebbe accentuare la stretta monetaria a fronte di interventi contro il caro energia giudicate troppo espansive. Come ha mostrato il caso delle accise – non è stato prorogato un intervento che, secondo le valutazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio, dal 22 marzo al 31 dicembre 2022 è costato 9,1 miliardi di euro – la politica fiscale in Italia rimane intonata alla prudenza, con il deficit previsto in discesa di 1,1 punti nel 2023.
La politica deflazionistica potrebbe ridurre eccessivamente la domanda e nel 2023 vi è un rischio concreto di stagflazione, un fenomeno che non si riscontra dal 1975, quasi mezzo secolo fa, quando il PIL scendeva del 2,4% mentre i prezzi salivano del 17%. Secondo le recenti valutazioni del Fondo monetario internazionale, metà dell’Unione europea sarà in recessione. Le ultime previsioni di Banca d’Italia mantengono la dinamica del PIL rimane ancora in territorio positivo (+0,4%), nonostante una conclamata recessione tecnica, con due cali consecutivi del PIL, nel terzo trimestre del 2022 e nel primo del 2023 (tavola 2, Autumn 2022 Economic Forecast della Commissione europea).
Infine, va segnalato che nel corso della bufera dei prezzi ancora in corso, le tendenze della domanda di commodities energiche presentano situazioni differenziate. Nei primi undici mesi del 2022 il consumo di gas cede del 7,8%, mentre le imprese stanno riducendo i consumi e l’attività produttiva: nel trimestre settembre-novembre 2022 la domanda di gas della manifattura è inferiore del 22,2% allo stesso periodo dell’anno precedente. Sempre nei primi undici mesi del 2022 la richiesta di energia elettrica rimane stazionaria, mentre sono in controtendenza i consumi di carburanti, con i volumi di benzina in salita del 12,2% e quelli del gasolio in aumento del 2,6%.