Friend-shoring dell’import oil&gas in rallentamento nel 2024
Importazioni di energia al 3,5% del Pil, ritorno ai livelli pre crisi. In calo peso area Nato e dei Brics+, sale terzo polo trainato da Libia e Kazakhstan

L’analisi degli ultimi dati su commercio estero evidenziano che a maggio 2024 la bolletta energetica si dimezza rispetto un anno prima (QE 23/7), grazie al contenimento delle importazioni di beni energetici dall’estero che negli ultimi dodici mesi a maggio 2024 sono pari a 74,9 miliardi di euro, in diminuzione di 53,7 miliardi rispetto ai 128,6 miliardi di un anno prima (-41,7%). In rapporto al PIL, l’import annualizzato di energia a maggio 2024 è pari al 3,5% del Prodotto interno lordo stimato per quest’anno dalla Commissione europea, in calo di oltre mezzo punto rispetto ai 4,1 punti di PIL di fine 2023 (86,1 miliardi di euro), più che dimezzato rispetto al picco del 7,1% del PIL (equivalente a 140,2 miliardi di euro) del 2022, e ritornato sui livelli del 2021, l’anno precedente allo scoppio della crisi energetica.
Dinamica del friend-shoring dell’import di oil&gas – L’analisi della geopolitica dell’import di energia evidenzia una strategia di rilocalizzazione che nel 2023 ha visto la sostituzione dei fornitori esteri con fornitori domiciliati in paesi con i quali vi sono alleanze e relazioni politiche amichevoli (friend-shoring), un fenomeno innescato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ma in rallentamento nei primi mesi del 2024.
Nel 2022 (primi quattro mesi) il perimetro della Nato32 stati membri e 15 membri associati – forniva il 41,6% di petrolio greggio e gas importato dall’Italia. Il gruppo dei BRICS+, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa a cui nel 2024 si sono aggiunti Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Repubblica islamica dell’Iran, (QE 23/1), grazie all’ampio apporto della Russia, pesava per il 30,4% dell’import di petrolio e gas.
Nel 2023 la quota BRICS+ scende al 10,2%, con un caduta di 20,2 punti (su cui domina il calo di 23,6 punti della Russia) mentre la quota dei paesi nel perimetro della Nato sale al 56,0%, con un aumento di 14,3 punti, evidenziando una ricomposizione geografica dell’import energetico orientata al friend-shoring. Cresce anche la quota del terzo polo – composto da Libia, Kazakhstan, Iraq, Qatar, Nigeria e Angola – che arriva al 30,4%, con un aumento di  5,4 punti.
Nel 2024 si riducono le quote delle due aree di maggiore rilevanza per le importazioni di energia, mentre cresce quella dei sei paesi del terzo polo. La quota dei BRICS+ scende al 7,7% (con una riduzione di 2,5 punti) mentre quella dei paesi del perimetro dell’alleanza atlantica scende al 52,0% (con un calo di 4 punti). Sale di ulteriori 5,4 punti il raggruppamento del terzo polo, passando dal 30,4% al 35,8%.
Nel dettaglio per paese, nel terzo polo si osserva il maggiore un aumento della quota della Libia, passata dal 9,3% dell’import totale dell’Italia di petrolio e gas nel 2023 al 14,5% nel 2024, con un incremento di 5,1 punti percentuali. In salita anche la quota di importazione del Kazakhstan, aumentata dal 5,7% nel 2023 al 7,7% nel 2024, con un incremento di 2,0 punti percentuali e quella della Nigeria, salita dal 3,0% al 3,9%, con un incremento di 0,9 punti percentuali. In calo la quota dell’Iraq, scesa di 1,7 punti percentuali, mentre segna una riduzione di un punto la quota del Qatar, passata dal 5% del 2023 al 4% nel 2024
Nell’area della Nato, gli Stati Uniti hanno consolidato la posizione di partner primario, passando dal 7,3% al 10,7% nel 2024, con un incremento di 3,3 punti percentuali. In diminuzione la quota dell’Azerbaijan, in calo di 2,1 punti percentuali, della Norvegia, in riduzione di 1,7 punti percentuali, e dei Paesi Bassi, in riduzione di 0,8 punti. L’Algeria, pur rimanendo stabilmente il primo fornitore di petrolio greggio e gas dell’Italia, ha visto ritoccare di 0,2 punti la propria quota di importazioni.
Tra i BRICS+5, per l’Arabia Saudita si osserva con una quota di importazione in diminuzione di 1,7 punti percentuali mentre si osserva un’ulteriore flessione della quota della Russia, che è scesa dal 4,4% al 3,7% (mentre era al 28,0% nei primi quattro mesi del 2022, quando la Russia era il primo fornitore di energia dell’Italia) con una diminuzione di 0,7 punti percentuali. In controtendenza, il Brasile, che con un aumento di 0,6 punti raggiunge la quota dell’1%.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 30 luglio 2024