Gas, l’import vale un punto di Pil nel 2024
Calo di 0,4 punti vs 2023 e sotto all’1,2% registrato prima della crisi. Diminuisce la quota del Gnl, dopo due anni di crescita. Tra i fornitori salgono Algeria e Russia, scendono Norvegia, Spagna e Libia

Si avvicina l’inverno e il turbolento contesto internazionale pone all’attenzione la sicurezza energetica, in particolare per gli approvvigionamenti di gas. Nei cinque mesi più freddi, tra novembre e marzo, si concentra più della metà (54,4%) del consumo lordo di gas dell’anno termico (che inizia il 1° ottobre) e oltre i due terzi (69,9%) dei consumi residenziali e delle attività dei servizi, prevalentemente orientati al riscaldamento.

La situazione delle scorte appare buona: Snam indica un livello di riempimento degli stoccaggi italiani del 98,5%, per un totale di 18,7 miliardi di metri cubi, a fronte di un livello di riempimento medio degli stoccaggi in Europa pari a circa il 95%.

Sul fronte delle importazioni, il valore del gas importato nel 2024, ultimi dodici mesi ad agosto, scende a 22,4 miliardi di euro, un importo pari all’1,0% del PIL, in calo di 0,4 punti rispetto all’1,4% del 2023 e ritornando al di sotto dell’1,2% registrato nel 2021, anno precedente allo scoppio della crisi energetica.

Secondo i dati di Eurostat, i prezzi all’importazione del gas a settembre 2024 salgono del 16,0% rispetto lo stesso periodo dall’anno precedente. È dallo scorso giugno che il tasso di variazione dei prezzi del gas importato è tornato in territorio positivo, anche se nella media dei primi nove mesi del 2024 i prezzi segnano una discesa del 24,6%.

L’analisi del bilancio del gas pubblicato dal Mase evidenzia che nei primi nove mesi del 2024 il volume di gas importato si è ridotto del 5,8%, combinazione di una riduzione del 4,1% dei flussi di gas in arrivo mediante gasdotti, mentre flette del 10,8% l’import di gas naturale liquido, dopo due anni di forte crescita legata alla diversificazione degli approvvigionamenti per sostituire il gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina.

L’analisi delle quote per paese fornitore del gas importato, calcolate sui dati di commercio estero dell’Istat, evidenzia che nei primi otto mesi del 2024 è salita di 4,2 punti percentuali la quota dell’Algeria sul totale del valore del gas importato (passando dal 40,1% del 2023 al 44,3%). Torna a salire, di 2,8 punti, anche la quota dell’import della Russia (dal minimo del 6,2% del 2023 al 9,0%). Nel 2024 sale anche il flusso fisico del gas in arrivo dalla Russia: l’import al punto di ingresso del Tarvisio sale dell’87,5%, raggiungendo nei primi nove mesi del 2024 i 4.680 milioni di etri cubi, pressoché equivalente al gas in arrivo dai paesi del Nord Europa (prevalentemente da Norvegia e Paesi bassi) attraverso il Passo Gries. In flessione di 2,3 punti sia la quota della Norvegia (che passa dal 10,7% del 2023 all’8,4% del 2024) che quella della Spagna (da cui nei primi otto mesi del 2023 abbiamo importato il 9,4% del GNL) e la quota della Libia, che scende al 2,3%, con una riduzione di 1,3 punti percentuali rispetto a quella del 2023.

Nel, dettaglio delle quote delle forniture di GNL si osserva un rafforzamento del Qatar, che nel 2024 sale al 43,5% dell’import italiano di gas liquefatto con un aumento di 7,5 punti percentuali rispetto al 2023) e degli Stati Uniti, che salgono al 33,9% (con un aumento della quota di 6,3 punti percentuali), mentre è quasi azzerato l’apporto del GNL spagnolo (la cui quota scende allo 0,5%, con un calo di 9 punti percentuali).

La sicurezza e l’economicità degli approvvigionamenti di gas interessa un ampio cluster di imprese italiane. Il 31,2% del consumo di gas è determinato dalle attività manifatturiere e i settori con il maggiore uso di gas per riscaldamento e processi industriali in rapporto al valore aggiunto sono quelli relativi a raffinazione del petrolio, metallurgia, carta, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (vetro, cemento, ceramica, ecc..) e chimica.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 26 novembre 2024