VERSO LE ELEZIONI DEL 23 FEBBRAIO
Germania, il gigante addormentato d’Europa
L’economia tedesca vale un quarto del Pil dell’Ue 27. Primo mercato del made in Italy. Paradossi nell’energia: Fer vs carbone e tassazione ambientale vs emissioni CO2

Il vertice europeo di Parigi di ieri, tenuto a pochi giorni dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e a due settimane dalla riunione informale dei leader europei dedicata esclusivamente alla difesa delinea le difficoltà di governance dell’Unione europea per affrontare i cambiamenti nelle relazioni internazionali innescati dalla nuova presidenza degli Stati Uniti. Sullo sfondo le posizioni critiche dei due maggiori paesi dell’Unione: una crisi di governabilità in Francia e le incertezze sugli scenari in Germania dopo le elezioni di domenica prossima. Le elezioni federali per il rinnovo del Bundestag si tengono dopo due anni di recessione, mentre le previsioni di ripresa dell’economia tedesca per quest’anno sono state riviste al ribasso. Le scelte di politica fiscale del prossimo governo tedesco e l’evoluzione dell’economia della Germania sono determinanti per l’intera Unione europea e per l’Italia, il principale competitor della manifattura tedesca. Dopo la Brexit, l’economia tedesca ha consolidato la posizione di leadership europea, salendo al 25,5% del PIL dell’Unione a 27.

La crisi dell’economia tedesca – Il 2024 è stato il secondo anno consecutivo di recessione in Germania, con un calo del PIL dello 0,2%, dopo la flessione dello 0,3% registrata nel 2023. Era da oltre vent’anni (dal 2002-2003) che l’economia tedesca non registrava due anni consecutivi di recessione. Per il 2025 è prevista un ritorno ad una debole crescita (+0,3%), con le previsioni di gennaio 2025 del Fondo monetario internazionale che revisionano al ribasso la crescita di 0,5 punti rispetto alla previsione di ottobre 2024.
Tra il 2019 e il 2024 la Germania, dopo la Finlandia e l’Estonia, è il paese dell’Unione con la più bassa crescita del PIL (+0,4% in cinque anni). La politica economica non ha corretto questo trend, con la stretta monetaria più pesante della storia dell’euro accompagnata da una politica fiscale del Governo tedesco eccessivamente prudente. Tra i fattori di crisi una bassa accumulazione di capitale privato e pubblico che influenza negativamente innovazione, twin transition (digitale e green) ed efficienza della Pubblica amministrazione. In Germania si è registrato un maggiore impatto dello shock energetico innescato dall’invasione dell’Ucraina, con una elevata dipendenza dal gas russo (65,4% dell’import nel 2021 vs 40,9% della media Ue). Pesa il più basso profilo crescita della Cina: dalla Germania il 42,4% dell’export europeo sul mercato cinese e nel 2024 si delinea un calo dell’export tedesco in Cina del 6,9% dopo la caduta dell’8,9% del 2023. Con la crisi demografica si acuisce la carenza di competenze, più elevata rispetto agli altri maggiori paesi europei.

Il calo del made in Italy in Germania – Nel 2024 il mercato tedesco segna un calo del 5,0% delle vendite del made in Italy a fronte della stabilità (+0,2%) nel resto del mondo: nell’ultimo anno le imprese italiane hanno perso 10,3 milioni di euro al giorno di vendite sul mercato tedesco.

La recessione nell’automotive – Nel 2024 la produzione della prima manifattura d’Europa perde il 4,8%, facendo peggio del calo del 2,5% della media Ue, una performance peggiore di quelle registrate in Italia (-3,7%) e Francia (-0,6%). Pesa il calo del 6,9% della produzione di autoveicoli, che in Germania rappresenta più della metà (52,9%) dell’occupazione europea del settore. Dal varo del Green Deal europeo, tra il 2019 e il 2024, la Germania ha perso il 18,1% della produzione di autoveicoli.
Infine, è interessante osservare alcuni aspetti dell’economia energetica tedesca. Sul fronte della produzione di elettricità la Germania associa una elevata quota di rinnovabili (nel 2023 pari al 52,9% vs 44,7% della media Ue) ad un significativo utilizzo del carbone (25,6% vs 11,7% della media Ue). Tra le rinnovabili la produzione eolica è pari al 31,7% a fronte della media Ue del 18,5%.
Una diffusa presenza di manifattura pesante e il maggiore uso del carbone determina per la Germania un livello di emissioni per abitante del 13,2% superiore alla media Ue. Secondo il principio cardine della politica ambientale europea “chi inquina paga”, ci sarebbe da attendersi una maggiore tassazione ambientale in Germania, ma non è così. In rapporto al PIL il prelievo fiscale ambientale in Germania è dell’1,7%, 0,3 punti inferiore al 2,0% della media Ue. Nel confronto tra le due maggiori economie manifatturiere europee si delinea il paradosso competitivo secondo il quale la Germania paga imposte ambientali per 0,9 punti di PIL in meno di quelle pagate in Italia, mentre le emissioni pro capite in Germania sono del 24,1% superiore a quelle dell’Italia.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 18 febbraio 2025