Giornata mondiale dell’acqua, numeri e criticità del settore idrico
La siccità spiazza la produzione da Fer (-37,7% idroelettrico). Per il comparto spesa pubblica dimezzata (-52%) rispetto all’Europa

La Giornata mondiale dell’acqua che si celebra il 22 marzo, quest’anno è caratterizzata da una grave crisi idrica conseguente alla siccità. Nel report dell’ Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, si indica che il maggiore fiume italiano negli ultimi 30 giorni ha registrato valori di portata media prossime o inferiori al precedente minimo nel periodo 1991-2020, in alcuni tratti si registrano condizioni idrologiche di “siccità estrema”; la severità idrica rimane media in assenza di precipitazioni. Secondo la rassegna degli Osservatori per gli utilizzi idrici curata dall’Ispra uno scenario di severità idrica media si riscontra anche nel Distretto idrografico dell’Appennino Settentrionale e in quello dell’Appennino Centrale.

Lo scorso 1° marzo il Governo ha istituito una Cabina di regia per intervenire sulla crisi idrica conseguente alla siccità in corso.

Le imprese manifatturiere esposte alla crisi idrica – Nel Centro-Nord, dove la severità idrica è media, nei dieci comparti manifatturieri con una più elevata intensità di utilizzo dell’acqua (con il 69,3% dei consumi di acqua delle imprese di produzione), operano 91mila imprese con 1 milione 108mila addetti, l’87,3% dell’occupazione nazionale di questo raggruppamento settoriale.

La siccità spiazza la produzione di elettricità di rinnovabili – Nel 2022 la produzione di energia idroelettrica è crollata del 37,7%. La minore produzione idrica per 16.919 GWh è stata solo in minima parte compensata dall’aumento di 2.919 GWh da fotovoltaico, mentre cala (-366 GWh) la produzione eolica. La copertura del fabbisogno delle fonti rinnovabili è scesa dal 35,4% del 2021 al 31,1% del 2022. Nei primi due mesi del 2023 la produzione idrica si riduce del 6,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La spesa pubblica è dimezzata rispetto l’Europa – Per fronteggiare l’emergenza idrica, ridurre le perdite e gli sprechi e riammodernare la rete delle infrastrutture idriche servono investimenti pubblici. In Italia la spesa pubblica per la gestione dell’acqua – i capitoli di approvvigionamento idrico e trattamento delle acque reflue – nel 2021 ammonta a 2,2 miliardi di euro, pari a 37 euro per abitante, meno della metà (-52,2%) dei 77 euro per abitante della spesa media Ue, un livello ampiamente inferiore rispetto ai 66 euro della Spagna e ai 74 euro della Germania e meno di un terzo dei 122 euro della Francia. Nella media degli ultimi dieci anni la spesa pubblica per la gestione dell’acqua in Italia si è ridotta di quasi un terzo (-30,5%), mentre è salita in Francia (+6,7%) e in Germania (+7,0%).

Dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono attesi interventi per 4,4 miliardi di euro per garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche. A fine 2022 risultano  conseguiti i 12 obiettivi previsti per la relativa missione del Piano M2C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica.

La spesa delle famiglie per l’acqua potabile – La spesa di una famiglia per l’acqua potabile è di 177 euro all’anno, registrando valori più elevati nel Centro (205 euro/anno) e Mezzogiorno (202 euro/anno), a fronte dei 194 euro/anno nel Nord Est e il minimo di 117 euro/anno nel Nord-Ovest. Complessivamente, in Italia si stima una spesa delle famiglie nel 2022 di 4,5 miliardi di euro. Secondo la scomposizione della spesa media annua per una utenza domestica tipo (consumo annuo pari a 150 mc) pubblicata nella Relazione annuale di Arera, il 39,6% della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, il 29,6% a quello di depurazione e il 12,8% per il servizio di fognatura. Infine, l’Iva pesa per il 9,1% e il rimanente 9% si riferisce alla quota fissa.

Una struttura di offerta frammentata – In un settore dove sono richiesti ingenti investimenti, pesa la polverizzazione della gestione dei servizi idrici, che nel 2020 conta 2.391 gestori, di cui 1.997 in economia (83,5%), ovvero enti locali, e 394 gestori specializzati (16,5%). Sono quasi duemila (1.965) gli enti che gestiscono le reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile. Nel settore della raccolta, trattamento e fornitura di acqua operano 742 imprese con 34.912 addetti e un fatturato di 9,1 miliardi di euro.

Le perdite della rete idrica – Le prospettive concrete di un razionamento dell’acqua danno un particolare significato alle perdite idriche che, dall’analisi dei dati pubblicati stamane dall’Istat, sono pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,2% dell’acqua immessa in rete, equivalente all’89,0% dei consumi della manifattura. Se consideriamo il costo medio variabile per acquedotto della tariffa del servizio idrico, si stima un controvalore delle perdite di 2,9 miliardi di euro.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 21 marzo 2023