I prezzi energetici frenano l’inflazione, ma rimangono ben oltre i livelli pre-crisi
Andamento superiore del 53% a quello del 2019. Prosegue la stretta monetaria: tassi per le imprese +329 punti base in un anno, tornati sui livelli del 2008
La stretta monetaria sta proseguendo, rischiando di mettere il freno a mano all’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica. L’inflazione scende, con una stabilizzazione dei prezzi dell’energia, ma che rimangono del 53% superiori a quelli del 2019. Con l’aumento di tassi e costi dell’energia salgono gli utili di banche e imprese energetiche.
Nella seduta dello scorso 15 giugno il Consiglio Direttivo della Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base, lasciando aperta la prospettiva di un ulteriore aumento nella prossima seduta del 27 luglio. In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, per complessivi 400 punti base. In un intervento nei giorni scorsi la Presidente della Bce ha indicato che “l’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata e rimarrà prevedibilmente tale per troppo tempo”. Secondo le ultime proiezioni macroeconomiche degli esperti della Bce l’inflazione diminuirebbe al 5,4% nel 2023 e successivamente al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Le prospettive restrittive sono influenzate dal ciclo espansivo del mercato del lavoro, che potrebbe sostenere spinte salariali.
Ad aprile 2023 i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,52%, con un aumento di 329 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008. Nel corso dell’anno si propagheranno effetti restrittivi sulla propensione ad investire, mentre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export, che presenta già vistosi segnali di rallentamento: ad aprile il volume delle esportazioni cede del 10,3% e nel primo quadrimestre dell’anno flette del 2,9%. L’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie: nei primi quattro mesi del 2023 i volumi delle vendite al dettaglio scendono del 3,5% su base annua.
Esaminiamo ora le ultime tendenze dell’inflazione. A giugno 2023 il tasso di inflazione armonizzato in Eurozona scende al 5,5% rispetto al 6,1% di maggio. Il trend dei prezzi decelera anche in Italia, passando al +6,7% dall’8,0% di maggio. Il rallentamento dell’inflazione è influenzato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici che salgono del 2,0% rispetto al +11,0% di maggio. In Eurozona i prezzi dell’energia stanno scendendo del 5,6%, accentuandola discesa dell’1,8% di maggio.
La variabile di riferimento della autorità di politica monetaria, l’inflazione di fondo – la componente al netto di energia e alimentari freschi, – a giugno in Italia decelera a +6,0% dal +6,4% di maggio, mentre in Eurozona è del 6,8% (era 6,9% a maggio).
I prezzi dell’energia rimangono ancora molto elevati rispetto ai valori precedenti alla crisi: a giugno in Italia i beni energetici costano il 52,8% in più della media del 2019, mentre questo divario è più contenuto di oltre quindici punti (+37,7%) in Eurozona. In particolare, i prezzi italiani dell’energia elettrica e gas sono quasi doppi (+94,9%) rispetto al 2019, mentre il divario si dimezza (+52,0%) nella media del 20 paesi dell’area euro. La pressione rimane meno elevata per i carburanti (15,6% in Italia rispetto al +20,4% Eurozona).
Sui mercati B2B, prosegue il rallentamento della dinamica dei prezzi alla produzione della manifattura che, al netto dell’energia, a maggio 2023 salgono del 2,8%, in rallentamento rispetto al +4,2% di aprile e al +6,2% di marzo.
Il rincaro del costo del credito e dei beni energetici si è associato ad un incremento gli utili nei relativi settori di offerta. Come ha evidenziato l’Autorità garante della concorrenza e del mercato nella Relazione annuale (QE 27/6), nel 2022 la marginalità delle prime dieci banche italiane è aumentata di circa il 20% rispetto al 2021, raggiungendo i 29 miliardi di euro, mentre il MOL delle principali società elettriche del Paese è cresciuto di oltre 16 miliardi di euro (+25% rispetto all’anno precedente). Secondo la Relazione annuale di Banca d’Italia, nel 2022 la redditività misurata dal return on equity (ROE), al netto delle componenti straordinarie, delle banche italiane è salita dal 6,0% all’8,7%, il valore più elevato dal 2008.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 4 luglio 2023