Il punto sulla dipendenza energetica dalla Russia della Ue e dell’Italia
In arrivo la roadmap di Bruxelles per l’azzeramento dell’import da Mosca. Nel 2024 il Paese 5° fornitore di energia del Vecchio Continente, 2° per Gnl. Per la Penisola 9° fornitore
Negli ultimi anni, l’Unione europea e l’Italia hanno ridotto la propria dipendenza dal petrolio e gas provenienti dalla Russia. Si tratta di un’esigenza già delineata con le interruzioni delle forniture all’Europa nelle crisi del gas tra Russia e Ucraina del 2006 e del 2009, e divenuta urgente dopo l’inizio della guerra di aggressione russa in Ucraina. Tuttavia, nonostante la volontà politica di diversificare le fonti energetiche, la Russia resta tra i principali fornitori di energia, anche se in misura molto più contenuta rispetto al passato.
Il Commissario europeo per l’Energia, Dan Jørgensen in una audizione al Parlamento europeo dello scorso 5 novembre annunciò che nei primi 100 giorni la Commissione avrebbe presentato una roadmap dettagliata per eliminare tutte le importazioni di combustibili fossili dalla Russia. Il piano, già rinviato, è atteso è atteso per il 6 maggio, dopo l’annuncio della Presidente von der Leyen al Summit sul futuro della sicurezza energetica dello scorso 24 aprile.
Secondo i dati Eurostat, nel 2024 le importazioni europee di energia da paesi extra UE hanno raggiunto i 375,8 miliardi di euro. Le importazioni di commodities energetiche dalla Russia ammontano a 23.607 milioni di euro, un flusso composto per il 42,1% da gas naturale gassoso, per il 30,6% da gas naturale liquefatto e per il 27,2% da oli di petrolio, mentre dal 2023 si è azzerato il flusso di acquisti di combustibili solidi. La Russia si colloca ancora nella top ten dei fornitori, con una quota pari al 6,3% del totale, collocandosi al quinto posto dietro agli Stati Uniti (17,3%), Norvegia (17,2%), Kazakhstan (8,2%) e Algeria (6,7%). Per quanto riguarda il gas naturale liquefatto (GNL), la Russia detiene ancora una quota significativa, pari al 19,4% delle importazioni da paesi extra Ue, seppure ampiamente superata da quella degli Stati Uniti, oggi il primo fornitore con il 45,3%. Per il gas naturale gassoso la Russia rimane il terzo fornitore extra UE, con una quota del 12,5%.
La posizione dell’Italia – Per l’Italia, la presenza della Russia tra i principali partner energetici si è ulteriormente ridotta. Nel 2024, il paese ha importato dalla Russia solo il 4,1% del totale delle proprie commodity energetiche, rappresentando il nono fornitore dietro a Algeria (19,6%), Azerbaijan (16,4%), Libia (12,5%), Stati Uniti (9,4%), Kazakhstan (7,9%), Norvegia (5,1%), Iraq (4,5%) e Qatar (4,3%). L’import riguarda prevalentemente il gas naturale gassoso, per cui la Russia rimane il terzo fornitore con una quota del 11,8%, dietro a Norvegia (27,4%) e Algeria (11,6%).
Nel 2023 e 2024 sono azzerate le importazioni europee di carbone e petrolio greggio dalla Russia che nel 2022 valevano oltre 8 miliardi di euro, di cui 1,1 miliardi di carbone e 6,9 miliardi di petrolio greggio.
A fronte del calo di oltre 22 punti della quota di import della Russia, si registra un aumento di 7,2 punti da Algeria, 5,5 punti dagli Stati Uniti, 5,0 punti da Kazakhstan, 1,9 punti dalla Norvegia e 1,1 punti da Paesi Bassi e da Kuwait. Oltre alla Russia, hanno ridotto il peso dell’import l’Azerbaijan (-2,5 punti), l’Iraq (-1,8 punti) e l’Arabia Saudita (-1,5 punti). In rapporto al PIL, il flusso di import dalla Russia, dopo aver raggiunto il massimo dell’1,2% nel 2022 a seguito della escalation dei prezzi causati dalla crisi energetica, è crollato al minimo storico dello 0,1% nel 2023 e 2024.
Lo sganciamento energetico dalla Russia è strategico anche nell’ambito della guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti, offrendo una leva negoziale importante per Bruxelles, che può utilizzare gli acquisti di energia, difesa e servizi digitali come strumenti di pressione o dialogo nella trattativa sui dazi (QE 8/4).
Le tendenze del 2025 – L’analisi dei dati del Mase evidenzia che nel primo bimestre del 2025 scende del 42,9% su base annua il volume di gas, prevalentemente russo, in ingresso dal Tarvisio, dopo essere quasi raddoppiato (+97,1%) nel 2024, mentre si conferma l’assenza di flussi di petrolio greggio.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 5 maggio 2025