In Italia caro tassi più pesante rispetto alla Ue
Per Energia e utilites maggiore costo del credito di 778 milioni di euro, mentre i prestiti scendono del 3,9%

In un quadro europeo caratterizzato da una ancora elevata inflazione, prosegue il rialzo dei tassi interesse da parte della Banca centrale europea, con effetti sull’economia e sui bilanci aziendali che si fanno sempre più evidenti, nonostante alcuni segnali di resilienza manifestati dalle imprese italiane, come evidenzia il report dell’Ufficio Studi di Confartigianato pubblicato oggi. A giugno 2023 il trend dei prezzi al consumo in Italia mostra una decelerazione, segnando un aumento del 6,7% (era 8,0% a maggio), pur rimanendo superiore al +5,5% della media Eurozona (era 6,1% a maggio). La componente di fondo scende al 6,1% (era 6,4% a maggio), mentre in Eurozona si colloca al 6,8% (era 6,9% a maggio). Nella seduta dello scorso 15 giugno il Consiglio Direttivo della Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base, lasciando aperta la prospettiva di un ulteriore aumento nella prossima seduta del 27 luglio. In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, per complessivi 400 punti base. In un recente intervento la Presidente della Bce ha indicato che “l’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata e rimarrà prevedibilmente tale per troppo tempo”. Secondo le ultime proiezioni macroeconomiche degli esperti della Bce l’inflazione diminuirebbe al 5,4% nel 2023 e successivamente al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Le prospettive restrittive sono influenzate dal ciclo espansivo del mercato del lavoro, che potrebbe sostenere spinte salariali.

In parallelo alla normalizzazione della politica monetaria si sta registrando un raffreddamento dell’economia. Con la perdita del  potere di acquisto delle famiglie, nei primi cinque mesi del 2023 il volume delle vendite al dettaglio cala del 3,7% su base annua. Sulla manifattura, nei primi cinque mesi del 2023 sta pesando un calo tendenziale dell’export del 3,2% mentre la produzione cede del 2,4%. L’analisi dei dati pubblicati oggi dall’Istat oggi delinea per le costruzioni una fase “post-superbonus”: nei primi cinque mesi del 2023 si osserva un calo della produzione del 2,8%, mentre il caro tassi colpisce il mercato immobiliare, con le transazioni immobiliari che nel primo trimestre del 2023 registrano una caduta tendenziale dell’8,3%. Nonostante questi segni di cedimento, l’economia nel suo complesso tiene, con il PIL che nel primo trimestre dell’anno sale dell’1,9% su base annua, sostenuto da investimenti, in salita del 3,3%, occupazione, che a maggio sale dell’1,7% su base annua, e presenze turistiche, che nei primi quattro mesi dell’anno registrano un aumento del 26,8%.

La stretta monetaria sta spingendo in alto il costo del credito. A maggio 2023 i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008. Nel confronto internazionale, in Italia si registrano tassi di interesse per le imprese più elevati tra i maggiori paesi Ue, conseguenza di un aumento più marcato negli ultimi dodici mesi. A fronte del tasso medio del 4,81% in Italia, l’Eurozona segna un 4,56%; nel dettaglio la Germania segna un 4,65%, la Spagna il 4,49% e la Francia un 4,28%. La crescita dei tassi in Italia è molto più marcata, registrando un aumento di +362 punti base in dodici mesi, a fronte del +311 punti base dell’Eurozona. Negli altri paesi, caro tassi più contenuti con +316 punti base in Germania, +312 punti base in Spagna e +286 punti base in Francia.

Il maggiore costo del credito determina spinte effetti rilevanti sui bilanci delle imprese. Nel settore dell’energia e utilities i prestiti a maggio 2023 ammontano a 28.927 milioni di euro, di cui 19.562 milioni nel settore dell’energia elettrica e gas e 9.365 milioni in quello di acqua e rifiuti. Sulla base dell’incremento dei tassi sulle consistenze dei prestiti alle imprese, si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle imprese di energia e utilities di 778 milioni di euro. A fronte dei maggiori oneri bancari, scende la domanda di prestiti. A maggio 2023 i prestiti alle imprese segnano un calo del 2,9%. L’analisi per settore evidenzia che la dinamica del credito alle imprese di Energia e utilities è entrato in territorio negativo dall’inizio del 2023 e a maggio segna un calo del 3,9%, combinazione di una flessione dell’8,9% per  energia elettrica e gas e un aumento dell’8,5% per acqua e rifiuti.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 18 luglio 2023