Occupazione femminile nell’energia, Italia sotto la media Ue
Presenza donne in linea con Europa nei settori elettricità e gas, in ritardo per acqua e rifiuti. Analisi dei dati Eurostat
Nel corso del 2022 l’Italia ritorna all’ultimo posto in Europa per tasso di occupazione femminile. Nel terzo trimestre del 2022 il rapporto tra occupate e popolazione femminile di 15-64 anni è del 50,9%, ben 14 punti inferiore al 65,1% della media Ue a 27 e addirittura 22,6 punti inferiore al 73,5% della Germania. Ampia la distanza anche con la Francia (66,1%, un gap di 15,2 punti) e la Spagna (59,5%, un gap di 8,6 punti).
La bassa intensità delle politiche di conciliazione riduce la presenza sul mercato del lavoro delle donne con figli. Come evidenziato nel report ‘Le sfide del 2023, tra crisi energetica e guerra nel cuore d’Europa’, il tasso di occupazione delle donne senza figli supera di 17,4 punti percentuali quelli delle donne con figli. L’Italia si conferma all’ultimo posto nell’Unione a 27 per il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni in coppia con figli a carico.
Anche nel mercato del lavoro del settore energetico si osserva una presenza delle donne inferiore alla media europea. Secondo l’indagine sulla forza lavoro condotta da Eurostat, in Italia nel comparto dell’energia e delle utilities (sezioni D-energia elettrica e gas e E-acqua e rifiuti) sono occupate 73.500 donne, pari al 20,7% dell’occupazione del comparto, una quota inferiore di 3,8 punti al 24,5% medio dei 27 paesi dell’Unione europea. Tra le maggiori economie europee, la presenza delle donne è più elevata in Francia, dove arriva al 31,5%, seguita dalla Germania con 24,1% e dalla Spagna con 22,7%. Tra gli altri paesi, si registrano valori più elevati in Portogallo (39,3%), Svezia (30,0%), Irlanda (28,2%) e Finlandia (27,4%).
Nel dettaglio per l’Italia, si osserva una maggiore presenza delle donne in energia elettrica e gas (27,3%, valore in linea con la media europea di 27,2%) rispetto ad acqua e rifiuti (17,6%, con un gap di 4,5 punti rispetto alla media di 22,1% della media Ue).
Sulla base dei dati dell’Istat sulle posizioni lavorative nelle imprese energetiche si rileva che il 94% delle donne occupate sono dipendenti e il restante 6% sono indipendenti. Da quest’ultimo cluster del mercato del lavoro, che comprende le titolari di impresa, arriva un apprezzabile sostegno all’occupazione femminile. Su questo fronte, lo ricordiamo, l’Italia è il primo paese dell’Unione europea per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome: 1 milione e 469mila donne pari al 16,0% del totale europeo.
A fine 2022 sono attive 2.655 imprese guidate da donne nei settori di energia elettrica, gas, acqua e rifiuti, pari all’11,6% delle imprese del comparto, risultato composto da una quota del 10,5% di imprese femminili in elettricità e gas e di un 13,0% in acqua e rifiuti. La quota di imprese femminili è salita di 0,3 punti rispetto ai livelli pre pandemia (fine 2019): nell’arco dell’ultimo triennio, infatti, le imprese energetiche femminili sono salite del 5,5%, facendo meglio del +3,0% del totale del settore e del +0,2% del totale delle imprese femminili. Il segmento più dinamico è quello dell’energia elettrica e gas (+9,1%), a cui segue quello di acqua e rifiuti (+2,0%). La regione con il maggiore numero di imprese energetiche gestite da donne è la Sicilia con 331 unità, seguita da Lombardia con 304, Campania con 256, Piemonte con 201 e Lazio con 200. Tra le maggiori regioni si registra una quota più elevata di imprese femminili nel comparto energetico in Sicilia con 18,2%, Campania con 14,2%, Toscana con 13,6% e Puglia con 13,0%, mentre quelle che tra il 2019 e il 2022 registrano un maggiore dinamismo di imprenditorialità femminile sono Puglia con +18,3%, Campania con +15,8%, Veneto con +8,1% e Toscana con +6,3%.