La complessa congiuntura di fine estate e i nodi della transizione green
Il difficile percorso verso la e-mobility: per target Pniec al 2030 servono +49 mila auto elettriche al mese, ma nel 2024 solo 5 mila al mese. Obiettivi direttiva case green e detrazioni edilizie
Il taglio di 25 punti base dei tassi attuato dalla BCE giovedì scorso potrebbe essere troppo prudente per rilanciare l’economia nell’Eurozona che nel secondo trimestre del 2024 sale solo dello 0,6% su base annua, segnando una ‘crescita zero’ per la Germania. La stretta monetaria in Italia si associa ad un calo della domanda di prestiti delle imprese (-3,9% a luglio, accentuando il -3,4% del mese precedente), mentre nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in macchinari e impianti in termini reali scendono del 2,8% su base annua, mettendo un freno alla twin transition, green e digitale.
Il basso profilo del commercio mondiale, che nel primo semestre del 2024 segna un aumento su base annua inferiore al punto percentuale (+0,9%), contribuisce ad appesantire la manifattura e le vendite del made in Italy. La produzione manifatturiera che nei primi sei mesi del 2024 in Italia scende del 3,1% su base annua, con un calo più marcato in UE (-3,6%) e in Germania (-5,2%), mentre si registra una maggiore tenuta (-0,6%) in Francia. In forte crisi l’automotive e la moda, che nella prima metà del 2024 segnano cali di produzione rispettivamente del 7,6% e del 9,4%. L’analisi dei dati del commercio estero pubblicati ieri dall’Istat evidenzia che nei primi sette mesi del 2024 le esportazioni ristagnano (crescita zero), con un calo dell’8,5% dell’export di autoveicoli: tra gennaio e luglio 2024 l’export di auto ha perso vendite all’estero per circa 7 milioni di euro al giorno.
La forte caduta di produzione ed esportazione di autoveicoli è uno dei segnali della complessità della transizione verso la mobilità elettrica. Dal varo del Green Deal europeo a fine 2019, da cui è conseguito l’azzeramento delle emissioni di CO2 per le autovetture e furgoni nuovi entro il 2035, la produzione di auto nell’Unione europea si è quasi decimata, scendendo dell’8,4%, con cadute a doppia cifra per Francia (-20,9%), Germania (-13,7%) e Italia (-12,0%). Le difficoltà del mercato dell’auto si ripercuotono sulle imprese di tutta la filiera, nelle quali in Italia lavorano 560 mila addetti, di cui il 39,0% (218 mila addetti) lavorano nell’autoriparazione, il 32,0% (179 mila addetti) nel commercio di autoveicoli e relative parti e il 29,0% (163 mila addetti) nella produzione.
In parallelo, l’Italia è in ritardo nella diffusione dell’auto elettrica, come confermato dai dati Eurostat, secondo i quali nel 2023 la quota di autovetture elettriche si ferma allo 0,5% a fronte dell’1,7% della media Ue. Inoltre, il trend attuale della domanda di auto elettriche è meno dinamico rispetto agli obiettivo: nel Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) inviato a luglio alla Commissione europea, si indica un target di circa 4,3 milioni di auto elettriche pure (BEV) circolanti al 2030. Per raggiungere il target servirebbero 49 mila auto elettriche in più al mese, mentre nei primi otto mesi del 2024 se ne sono immatricolate poco più di 5 mila al mese.
Mentre la Banca d’Italia certifica che il debito pubblico viaggia vicino ai 3 trilioni di euro (2.947 miliardi di euro a luglio 2024), si delineano quattro settimane decisive per la politica di bilancio. Oggi il Consiglio dei Ministri esamina lo schema del piano strutturale di bilancio di medio termine che, dopo la revisione dei conti nazionali da parte dell’Istat del prossimo 23 settembre, sarà inviato all’esame parlamentare e successivamente alla Commissione europea. Entro il 15 ottobre sarà inviato a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, mentre per il 20 ottobre è atteso il varo della manovra per il triennio 2025-2027.
Il ventilato intervento sulle tax expenditure potrebbe anche rimodulare le detrazioni per l’edilizia, essenziali per supportare gli interventi sulle case in attuazione della direttiva green degli edifici , con oltre due terzi della abitazioni (17,5 milioni, pari al 68,0%) costruite entro il 1980, prima dello sviluppo della legislazione sul risparmio energetico degli edifici.
Un intervento che limitasse la detraibilità per i redditi più alti porterebbe ad una forte compressione della domanda incentivata, allontanando l’Italia dagli obiettivi europei: circa la metà (47,6%) delle detrazioni per ristrutturazioni e interventi per il risparmio energetico si riferisce ad interventi effettuati da un decimo (10,9%) dei contribuenti con redditi superiori a 40 mila euro.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 17 settembre 2024