La ragnatela sulla manovra 2024
Spesa per interessi, regole europee, revisione del Pil ed efficacia del Pnrr

Nella Nota di aggiornamento al DEF che sarà varata nei prossimi giorni dal Consiglio dei ministri si potranno delineare gli effetti sul deficit della manovra di bilancio per il triennio 2024-2026. La gestione della politica fiscale presenta un’elevata complessità, in un contesto nazionale e internazionale caratterizzato dall’incertezza (QE 16/9). Sulla stesura della disegno di legge di bilancio influiscono gli effetti del rialzo dei tassi BCE, la revisione del PIL, la contabilizzazione dei crediti fiscali, la riattivazione, dopo una probabile riforma, del Patto di stabilità e crescita e la rimodulazione ed attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

La stretta monetaria dovrebbe ribaltare 15 miliardi di euro in più di spesa per interessi rispetto alle previsioni del DEF di aprile.  A seguito della revisione al rialzo del PIL da parte dell’Istat – 34,7 miliardi di euro in più nel 2021 e 37,3 miliardi per il 2022 –  il rapporto debito/PIL si riduce di 2,9 punti nel 2021 e di 2,8 punti nel 2022. La revisione influisce in modo più limitato sul rapporto tra deficit e PIL, che migliora di 0,2 decimi nel 2021 mentre rimane invariato nel 2022. I criteri statistici per la contabilizzazione dei crediti fiscali relativi a bonus edilizi modificano la traiettoria del sentiero deficit/PIL.

Tra poco meno di cento giorni tornano in vigore le regole del Patto di stabilità e crescita, di cui è in discussione una proposta di riforma, al centro dell’ultimo vertice informale dei ministri finanziari della Ue. Secondo il Rapporto sulla politica di bilancio dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), per rispettare il nuovo quadro di regole “il saldo primario dovrebbe raggiungere entro il 2027, a seguito di un aggiustamento di bilancio in quattro anni, un avanzo compreso tra il 2,8 e il 3,2 per cento del PIL a seconda delle ipotesi di crescita più o meno favorevoli del prodotto potenziale”. Tenuto conto di una previsione di avanzo primario del 2% del PIL nel 2026, in valore assoluto si tratta di un maggiore sforzo fiscale che potrebbe arrivare a 27,8 miliardi di euro.

Con le nuove regole vi sarà un tetto alla crescita della spesa pubblica. Già nelle raccomandazioni di maggio la Commissione europea ha chiesto all’Italia una politica di bilancio prudente e un tetto dell’1,3% alla crescita annua della spesa primaria netta.

Una politica monetaria restrittiva e un debole intervento fiscale lasciano al PNRR il compito di fornire un sostegno anticiclico all’economia. Ma gli effetti sul PIL del Piano possono essere depotenziati da ritardi e inefficienza nell’attuazione degli interventi. Nel 2024, a fronte di una crescita del PIL dello 0,8% – secondo le previsioni estive della Commissione europea – la spinta che arriva dal PNRR oscilla tra 1,5 e 2,2 punti: senza questo sostegno l’Italia scivolerebbe verso la recessione. Le modifiche al Piano potrebbero influire sulla complessità e sui tempi dell’attuazione degli interventi. A fine luglio è stato proposto un definanziamento del PNRR per 15,9 miliardi di euro a fronte dell’inserimento di 19,3 miliardi del capitolo REPowerEU, con un potenziamento di 8,1 miliardi della Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica a fronte di una riduzione di 6,8 miliardi di euro della Missione 5 – Inclusione e coesione, su cui saranno ricercate altre fonti di finanziamento.

L’intricata ragnatela al cui interno si dibatte la politica fiscale allontana l’attesa normalizzazione nella gestione del bilancio, dopo anni di grande turbolenza: nel 2020 il contrasto alla pandemia ha generato 132,4 miliardi di euro di maggiore deficit e nel 2022, come ricorda l’Upb, gli interventi per mitigare gli effetti della crisi energetica sono ammontati a 70 miliardi di euro, pari al 3,7% del PIL.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 26 settembre 2023